Lega Democratica Nazionale

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Lega Democratica Nazionale
LeaderRomolo Murri
PresidenteGiuseppe Fuschini
StatoBandiera dell'Italia Italia
Fondazione1905
Dissoluzione1919
Confluito inPartito Democratico Cristiano
IdeologiaCristianesimo democratico
Cristianesimo sociale
Seggi massimi Camera1
TestataL'Azione Democratica (1906-1918)

La Lega Democratica Nazionale fu il primo partito cattolico italiano non confessionale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nata il 20 novembre 1905 a Bologna[1], fu composta da un gruppo di intellettuali democratici cristiani. I fondatori si erano formati culturalmente all'interno dell'Opera dei congressi, organizzazione laicale cattolica, riconosciuta dal Papa ed esistita fino al 1904, ma non ne condividevano più la linea intransigente. Il partito espresse idee riformiste in campo sociale, promuovendo la separazione tra ambito religioso e ambito politico.[1][2] I componenti della prima direzione furono[3]: don Romolo Murri, Eligio Cacciaguerra (1878-1918)[4], Giuseppe Fuschini, Ettore Poggipollini, Mario Tortonese e Guido Zadei. Il primo presidente fu Giuseppe Fuschini e l'organo ufficiale del movimento fu la rivista L'Azione Democratica.

Né Murri né Fuschini poterono partecipare al primo congresso del movimento, che si tenne a Milano il 15-16 settembre 1906: due mesi prima, il 28 luglio, papa Pio X aveva pubblicato l'enciclica Pieni l'animo in cui, deplorando «lo spirito d'insubordinazione e d'indipendenza, che si manifesta qua e là in mezzo al clero», aveva preventivamente posto il divieto ai sacerdoti (come Murri) di partecipare ad attività politiche non coordinate per via gerarchica. In pratica, aveva vietato l'adesione alla Lega Democratica Nazionale di Murri e Fuschini.[2][5]

La Lega Democratica Nazionale fu costantemente invisa alle gerarchie ecclesiastiche; il suo fondatore venne sospeso a divinis il 14 aprile 1907; nel settembre dello stesso anno Pio X, con l'enciclica Pascendi Dominici gregis, equiparò il programma della Lega Democratica Nazionale a quello dei modernisti. Nonostante ciò, il 20 settembre venne emanato dal partito il "Programma di politica ecclesiastica". Voluto dal Murri, esso si basava anche su principi legati a Tommaso Gallarati Scotti, un riformista cattolico. All'interno del programma vennero promossi, tra le altre cose, la soppressione dello studio della religione nelle scuole pubbliche, il controllo statale sulla scuola, l'eliminazione del fondo per il culto, la divisione fra società civile e religiosa.[1]

Nel 1909, dopo la sua candidatura e successiva elezione alla Camera dei Deputati nelle liste della Lega Democratica, Murri fu scomunicato[1] (tale scomunica verrà poi revocata nel 1943 da papa Pio XII). Al congresso del 1910 (Imola, settembre 1910) si aprì una frattura all'interno del movimento: da una parte Murri, che appoggiava l'opportunità di una collaborazione con il Partito Socialista Italiano, dall'altra l'ala che sosteneva la priorità della tradizione cattolica. La scissione bloccò l'attività del partito.

L'anno seguente fu convocata a Firenze una "Assemblea costituente". Murri fu messo in minoranza e ruppe con la Lega Democratica. Eligio Cacciaguerra, Eugenio Vaina, Giuseppe Donati (romagnoli) e Mario Tortonese rifondarono il movimento e lo denominarono «Lega democratica cristiana italiana». Il nuovo partito assunse una linea di ortodossa fedeltà alla Chiesa[6].

Nel 1913 fece eleggere un unico deputato, Marco Ciriani, nel collegio di Udine. In politica interna il partito fu antigiolittiano e quindi critico del Patto Gentiloni. Allo scoppio della prima guerra mondiale la Lega espresse solidarietà al Belgio invaso dai tedeschi, alla Serbia invasa dagli austriaci ed alla Francia. Prese posizione contro la Triplice alleanza ed auspicò che i popoli che erano soggetti all'Impero austro-ungarico (tra cui ungheresi, cechi e slovacchi) ritrovassero la loro libertà[7]. Il nuovo papa, Benedetto XV, fu artefice di un clima di tolleranza che favorì la ripresa dell'azione del partito[8].

Al congresso del 1919 la Lega Democratica Nazionale si sciolse per dare vita al Partito Democratico Cristiano (P.D.C.), il quale l'anno dopo confluì nel Partito Popolare di don Luigi Sturzo.

Congressi nazionali[modifica | modifica wikitesto]

  • I Congresso: Milano (15-16 settembre 1906)
  • II Congresso: Rimini (6-8 settembre 1908)
  • III Congresso: Imola (18-20 settembre 1910)
  • IV Congresso: ...
  • V Congresso: Bologna (5-6-7 gennaio 1915)
  • VI Congresso: Bologna (aprile 1919)[9]

«L'Azione democratica»[modifica | modifica wikitesto]

L'organo di stampa del partito nacque a Bologna; il primo numero uscì il 1º maggio 1906. Inizialmente mensile, passò poi ad uscite quindicinali. Fu pubblicato in varie città. Dopo Bologna: Torino, Firenze, Cesena e Roma. Il periodo cesenate coincise con la direzione di Eligio Cacciaguerra (25 febbraio 1912 - 21 gennaio 1917), la più lunga nella breve storia del periodico. Nel 1917 la rivista fu trasferita a Roma, dove fu retta da un comitato di redazione presieduto dal deputato Marco Ciriani.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d www.bibliotecasalaborsa.it, su bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 18 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2014).
  2. ^ a b www.tesionline.it
  3. ^ Domenico Sgubbi, Cattolici di azione in terra di Romagna, Imola, Galeati, 1973.
  4. ^ Morì di febbre spagnola.
  5. ^ Testo dell'enciclica Pieni l'animo Archiviato il 29 settembre 2007 in Internet Archive. Vi si legge, fra l'altro: «In modo più speciale, nominatamente, proibiamo ai medesimi, sotto pena pei chierici di inabilità agli Ordini sacri e pei sacerdoti di sospensione ipso facto a divinis, di iscriversi alla Lega democratica nazionale, il cui programma fu dato da Roma-Torrette il 20 ottobre 1905, e lo Statuto, pur senza nome dell'autore, fu nell'anno stesso stampato a Bologna presso la Commissione provvisoria.»
  6. ^ Francesco Leoni, Storia dei partiti politici italiani, p. 339.
  7. ^ Giovanni Maroni, La stola e il garofano. Mazzolari, Cacciaguerra e la rivista «L'Azione», Morcelliana, Brescia 2008, p. 37.
  8. ^ Giovanni Maroni, op.cit., pag. 23.
  9. ^ Natale Francesco Fava, su san.beniculturali.it. URL consultato il 24 gennaio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Arturo Carlo Jemolo, Chiesa e Stato in Italia. Dalla unificazione a Giovanni XXIII. Einaudi, Torino, 1955.
  • Francesco Leoni, Storia dei partiti politici italiani, Guida, 2001.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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