Leïla Ben Ali

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Leïla Ben Ali
Ben Ali nel 2010

First Lady di Tunisia
Durata mandato26 gennaio 1992 –
14 gennaio 2011
PredecessoreNaïma Ben Ali
SuccessoreLilia Mebazaa

Leïla Ben Ali, in arabo ليلى بن علي?, nata Trabelsi (Tunisi, 20 luglio 1957), è un'ex politica tunisina, First Lady dal 1992 al 2011, filantropa e vedova di Zine El-Abidine Ben Ali, presidente della Tunisia dal 1987 al 2011.

Leïla Ben Ali era presidente dell'Organizzazione delle donne arabe (AWD)[1][2] e presidente dell'Associazione Basma, un'organizzazione di beneficenza che lavora per garantire un impiego ai disabili.[3] Nel luglio 2010, ha fondato SAIDA per migliorare l'assistenza ai malati di cancro in Tunisia.[1] Durante la rivoluzione tunisina del 2010-11, è fuggita con suo marito e tre figli in esilio in Arabia Saudita. Durante il suo periodo come First Lady della Tunisia, si ritiene che abbia arricchito se stessa e la sua famiglia grazie alla corruzione e appropriazione indebita di denaro statale, per finanziare uno stile di vita sontuoso, fattori che hanno contribuito alle proteste contro il regime di Ben Ali alla fine del 2010. Nel 2011 era ricercata dall'Interpol su richiesta della magistratura tunisina per alto tradimento e riciclaggio di denaro..

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Famiglia ed educazione[modifica | modifica wikitesto]

Laila Ben Ali, figlia di Mohamed e Saïda Trabelsi. Ha dieci fratelli e sorelle. Un libro "incisivo" del 2009 dei giornalisti francesi Nicholas Beau e Catherine Graciet ha tracciato la sua ascesa da figlia di un venditore di frutta secca a First Lady.[4] Prima del suo matrimonio nel 1992 con Ben Ali, era una parrucchiera con poca istruzione[5] e attirata dalle feste.[4][5] È stata sposata per tre anni con Khelil Maaouia.[4] Ha poi avuto una relazione con il magnate dell'industria, Farid Mokhtar, un amico del Primo Ministro che l'ha introdotta ai più alti livelli della società tunisina.[4]

Dopo la sua relazione e il successivo matrimonio con il presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali, lei e la sua famiglia sono salite a posizioni di rilievo negli affari tunisini e sono diventate famose per la loro avidità, potere e spietatezza. Leïla Ben Ali e la maggior parte dei suoi parenti sono fuggiti dalla Tunisia in Arabia Saudita, Francia, Canada e Qatar il 14 gennaio 2011, quando il presidente Ben Ali è stato estromesso in seguito alla Rivoluzione dei Gelsomini.[5]

Filantropia[modifica | modifica wikitesto]

Leïla Ben Ali è stata attiva nella filantropia e nel lavoro umanitario nel suo ruolo di First Lady della Tunisia. Ha fondato e presieduto l'Associazione Basma nel 2000 per aiutare a garantire l'occupazione ai disabili e da allora ha presieduto l'organizzazione. Sotto la sua guida l'associazione ha fornito prestiti di microfinanza, ha assicurato l'occupazione per molti e ha aperto un centro per disabili nell'ottobre 2010.[6] Il centro ha fornito formazione tecnica in una serie di campi tra cui informatica, ricamo, falegnameria, teatro e musica.[7]

Ha anche avviato SAIDA, un'iniziativa per migliorare il trattamento del cancro, nel 2010. Teneva spesso discorsi, era presente a cerimonie ufficiali e occasionalmente leggeva i discorsi di suo marito. Ha viaggiato regolarmente con il presidente in visite ufficiali in altri paesi. Ben Ali era anche attiva in SOS Gammarth e El Karama, che rispettivamente fornivano assistenza agli orfani e promuovevano i diritti umani.[8][9]

Organizzazione delle donne arabe[modifica | modifica wikitesto]

In qualità di presidente dell'AWO, Leïla Ben Ali ha istituito la commissione delle donne arabe per il diritto umanitario internazionale che è servita a promuovere il diritto umanitario internazionale aumentando la consapevolezza e fornendo programmi di formazione per governi e organizzazioni umanitarie. Ha anche reso la prevenzione della violenza domestica una delle principali priorità dell'AWO e ha chiesto maggiore attenzione pubblica e denuncia della violenza contro le donne in casa.[10] In un'intervista a Trends Magazine, ha affermato che l'importanza delle donne arabe nello sviluppo sostenibile e il miglioramento dell'immagine delle donne arabe erano i suoi obiettivi principali come presidente dell'AWO.[7]

Premi[modifica | modifica wikitesto]

È stata riconosciuta per i suoi contributi a queste organizzazioni in una varietà di pubblicazioni. Nel 2000 è stata selezionata come "World Family Personality"; nel 2003 nominata "Persona dell'anno" dalla rivista russa Il mondo della donna, per le sue attività di promozione del benessere sociale e dei diritti delle donne; e scelta come una dei 50 arabi più influenti del mondo da Middle East Magazine, una pubblicazione con sede a Londra.[11] È stata elogiata per il suo lavoro con l'AWO per aumentare la capacità delle donne in tutti i campi e posizioni e per aumentare la cooperazione tra gli stati arabi sulle questioni femminili.[10] È stata anche riconosciuta dall'Associazione mondiale delle Donne Imprenditrici (FCEM) per il suo ruolo nel sostenere le donne nello sviluppo economico.[12]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (FR) Mission, su aslc.org.tn, Association Saïda de Lutte contre le Cancer. URL consultato il 29 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2019).
  2. ^ (EN) Arab Women Organization (AWO)], su awo-presidency.tn, 29 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2010).
  3. ^ (EN) Who are we?, su basma-emploi.tn, Association BASMA pour la Promotion de l'Emploi des Handicapés. URL consultato il 24 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2020).
  4. ^ a b c d (EN) Leila Ben Ali rose from hairdresser to first lady, in The Telegraph, 20 giugno2011. URL consultato il 2 settembre 2015.
  5. ^ a b c (EN) Kirkpatrick, David D., Behind Tunisia Unrest, Rage Over Wealth of Ruling Family, in New York Times, 13 gennaio 2011. URL consultato il 13 gennaio 2011.
  6. ^ (EN) Presidential couple inaugurates Basma Centre for the Integration of Disabled, in Tunisia Online News, 22 ottobre 2010.
  7. ^ a b (EN) Tunisian First Lady Gives Exclusive Interview to "Arabies Trends" Magazine, in The e-Seoul Post, 1º giugno 2009. URL consultato il 26 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2012).
  8. ^ (EN) What We Do, in El Karama. URL consultato il 26 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2012).
  9. ^ (EN) SOS Children: Child Sponsorship Charity, in Gammarth. URL consultato il 26 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).
  10. ^ a b (EN) Mrs. Leila Ben Ali Gives Interview to UPI, in All Africa, 11 marzo 2010.
  11. ^ (EN) The World's 50 Most Influential Arabs, in Middle East, 1º maggio 2010. URL consultato il 26 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2011).
  12. ^ (EN) FCEM World President Françoise Foning Activities 2005 [collegamento interrotto], in World Association of Women Entrepreneurs, aprile 2008.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nicolas Beau e Catherine Graciet, La régente de Carthage, La Découverte, 2009

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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