Lapo Saltarelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Stemma di Lapo Saltarelli

Lapo Saltarelli (Pontassieve, ... – Cagliari, 1320) è stato un politico, giurista e poeta italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Lapo era figlio di Guidone Saltarelli di Monte di Croce[1], feudo fiorentino su una collina di Pontassieve, nella bassa valle della Sieve. Nacque nella residenza familiare di Torre a Decima. Era il maggiore di due fratelli, Simone Saltarelli e Cerbino detto Bino. Questa nobile famiglia possedeva a Firenze, vicino alla Piazza della Signoria, una casa-torre, la Torre dei Salterelli, che si trova presso il sito dell'odierna Piazza dei Salterelli.

Uno dei primi poeti italiani[modifica | modifica wikitesto]

Durante la sua giovinezza Lapo è stato strettamente legato a Dante Alighieri. Entrambi ammiravano il poeta di lingua occitana dimenticato, Dante de Maiano. Sappiamo anche di corrispondenze tra Saltarelli e Guido Cavalcanti[2].

Di lui ci restano solo alcuni sonetti: Contr’aggio di grand’ira benvollenza (composto durante il suo esilio sardo), Chi se medesmo inganna per negghienza, Vostra quistione è di sottil matera.

«Contra’ggio di grand’ira benvollenza ;
E per paura ardimento ho mostrato :
Perduto ho il pianto vinto per sentenza ;
E tuttor vò seguendo, e son cacciato.
Del compimento sono alla comenza ;
Fuggemi’l loco, dove era locato :
E il guadagnar mi par, che sìa perdenza ;
Amar mi sembra dolce assaporato.
Così m’ha travagliato accorta cosa,
Cioè Amore ; che a vegliar dormendo,
Mi face straniare, ove io son conto.
Che spesse volte appello fior la rosa ;
E contradico là ve non contendo :
D’amar credo asbassare, e pur sormonto[3].
»

Un giudice controverso[modifica | modifica wikitesto]

Lapo, uomo potente e brillante, di grande influenza e con relazioni importanti, non fu in grado di mantenere i suoi migliori amici. Dino Compagni (1255-1324), poeta e gonfaloniere di Giustizia, che aveva scritto in suo onore Canzone a Lapo Saltarelli, lo descrisse poi come corrotto e fraudolento nella sua Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi[4].

Quanto a Dante, lo apostrofò con queste parole nella sua Divina Commedia, "Saria tenuta allor tal maraviglia / una Cianghella, un Lapo Salterello, / qual or saria Cincinnato e Corniglia".

L'uomo politico[modifica | modifica wikitesto]

Nel marzo del 1300, Lapo Saltarelli, il gonfaloniere Lippo Rinucci Becca e Bondone Gherardi scoprirono e sventatarono la congiura che tre cittadini di Firenze, Noffo di Quintavalle, Simone di ser Cambio e Gerardo da Sesto, tramarono a Roma contro l'indipendenza della loro città, con la benedizione di Bonifacio VIII[5].

La loro azione provocò l'indignazione del Papa, che pretendeva di annullare la sentenza. Il 24 aprile, diede ordine in questo senso a Francesco Monaldeschi, vescovo di Firenze.

I consiglieri del comune non solo rifiutarono ma sfidarono le pretese papali, nominando Lapo priore (la più alta carica comunale a Firenze) per due mesi dal 15 aprile al 15 giugno 1301. Questo gli valse l'accusa dai suoi avversari.

I temi politici e filosofici sviluppati da Dante nel De Monarchia maturarono durante la lotta tra Firenze da Bonifacio VIII, con il processo di Lapo Saltarelli, e il suo conflitto contro Filippo il Bello a cui furono indirizzate le bolle papali Ausculta fili e Unam Sanctam[6].

Esilio in Sardegna[modifica | modifica wikitesto]

Lapo, guelfo bianco come Dante, venne condannato a morte il 10 marzo 1302 dalla fazione nera. La sua condanna venne commutata in esilio, probabilmente perché imparentato con i Cherci[7].

Si rifugiò in Sardegna nel convento francescano di Cagliari, allora sotto il dominio della repubblica di Pisa, e rimase sull'isola fino alla sua morte. Nel 1320, fu sepolto nella Chiesa di San Francesco di Stampace. La sua lapide con inciso il suo stemma è stata trovata e identificata[8].

Nel 1326, i suoi beni furono confiscati ma vennero restituiti agli eredi attraverso l'intervento di Giovanni XXII, sollecitato da Simone, l'arcivescovo di Pisa[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Petite biographie de Lapo Saltarelli
  2. ^ M. Charpentier, Guido Cavalcanti in Revue Nationale, T. 1, Paris, 1860
  3. ^ Sonnet de Lapo Saltarelli : Contr’aggio di grand’ira benvollenza
  4. ^ Lapo Saltarelli, in Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi, pp. 33, 37, 39, 55, 71 et 75.
  5. ^ G. Petrocchi, Vita di Dante, Capitolo IX, p. 44[collegamento interrotto]
  6. ^ Pio Gaja, Introduzione in Monarchia di Dante, Turin, 1986, su classicitaliani.it. URL consultato il 10 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2016).
  7. ^ Franco Franceschi, Ilaria Taddei, Les villes d'Italie du milieu du XII au milieu du XIV siècle, Éd. Bréal, Rosny sous Bois, 2005
  8. ^ Cf. Sergio Serra, L’araldica nella Sardegna mediovale, Milites, atti del convegno, Cagliari, 1997.
  9. ^ Cf. Scipion Ammirato, Istorie fiorentine, T. I, L. VI, p. 331, Florence, 1600.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (IT) G. Levi, Lapo Saltarelli, in Bonifacio VIII e le sue relazioni col commune di Firenze, Rome, 1882, p. 90-92 e 95-98.
  • (IT) Filippo Nissardi, Lapo Saltarelli a Cagliari : contributo alla storia fiorentina dei tempi di Dante, Cagliari, Tipografia G. Dessì, 1905.
  • (IT) R. Davidsohn, Lapo Saltarelli, in Firenze ai tempi di Dante, Ed. Firenze, Florence, 1929, T. IV, p. 138-144, 160, 167-168 et 185-186.
  • (IT) A. d’Addario, Lapo Saltarelli, in Enciclopedia dantesca, T. IV, Ed. Umberto Bosco, Rome, 1973, p. 1084-1086.