La legge del contrario

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La legge del contrario: Stare bene con se stessi senza preoccuparsi della felicità
Titolo originaleThe Antidote: Happiness for People Who Can't Stand Positive Thinking
AutoreOliver Burkeman
1ª ed. originale2012
1ª ed. italiana2015
GenereSaggio
Lingua originaleinglese

La legge del contrario (The Antidote: Happiness for People Who Can't Stand Positive Thinking) è un libro di saggistica, scritto dal giornalista britannico Oliver Burkeman, che smentisce l'idea alla base del pensiero positivo, secondo cui è necessario eliminare la negatività alla nostra vita, dai pensieri e dalle emozioni per essere felici. Al mito dell'ottimismo a ogni costo, Burkeman contrappone una via negativa alla felicità, un antidoto contro il pensiero positivo[1].

Contenuti[modifica | modifica wikitesto]

La via negativa[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Burkeman l'eccessiva ricerca della felicità non fa altro che renderci depressi: in altre parole, sono i nostri tentativi ininterrotti di eliminare tutto ciò che è negativo (insicurezza, incertezza, fallimento, tristezza) a farci sentire insicuri, incerti, ansiosi o infelici. Tutto questo suggerisce un approccio alternativo a quello comune, una "via negativa" alla felicità che si traduce nell'imparare ad apprezzare l'incertezza, a smetterla di cercare di pensare positivo ad ogni costo, a familiarizzare con il fallimento e persino a valorizzare la morte[2].

L'idea affonda le radici nel principio che Alan Watts, ne La saggezza del dubbio, definì "legge dello sforzo alla rovescia" (o "legge d'inversione")[3], rifacendosi a Aldous Huxley: "se cerchi di stare a galla, vai a fondo; se invece cerchi di immergerti, galleggi. Questa insicurezza è proprio il risultato dei nostri tentativi di sentirci sicuri"[4].

Critica al pensiero positivo e al goal setting[modifica | modifica wikitesto]

Burkeman cita diversi studi e ricerche che sembrano dimostrare come l'idea di felicità basata sulla rimozione sistematica delle emozioni e dei pensieri negativi non solo sia inutile ma perfino dannosa in alcuni casi[1]. Tra gli studi citati vi è ad esempio quello della psicologa Gabriele Oettingen, secondo cui la visualizzazione del raggiungimento di un obiettivo non solo non ci aiuta a perseguire quell'obiettivo, ma ci rende meno attivi ed efficaci sul piano della realtà[5].

Mentre la via negativa proposta come approccio alternativo non è una filosofia unica, esauriente e preconfezionata, né offre soluzioni univoche, uno dei problemi del pensiero positivo e delle strategie che si fondano su di esso è proprio l'ambizione di ridurre grandi interrogativi a ricette di self-help a "taglia unica". Difatti i libri di self-help, che Burkeman definisce "l'apoteosi moderna della ricerca della felicità", sono tutt'altro che efficaci, tant'è che alcuni editori parlano della regola dei 18 mesi[6], secondo la quale l'acquirente più probabile di un libro di self-help è quello che negli ultimi 18 mesi ha comprato un libro dello stesso genere e che evidentemente non ha risolto tutti i suoi problemi.

Nel saggio viene messa in discussione anche la validità del goal setting, cioè la credenza secondo cui la formulazione di obiettivi ambiziosi e iperspecifici (c.d. obiettivi SMART) sia la chiave per una vita felice e appagante. L'ossessione per gli obiettivi può provocare l'insorgere della traguardicea, sindrome teorizzata da Christopher Kayes, la quale ci spinge ad aumentare gli sforzi e le risorse per raggiungere un obiettivo, anche quando tutto ci mostra che è impossibile da raggiungere e che la soluzione migliore sarebbe quella di fermarsi e fare marcia indietro[7]. In secondo luogo, quando individuiamo un obiettivo e ci sforziamo di raggiungerlo, in realtà, stiamo formulando una visione del futuro nella quale isoliamo uno o più aspetti della nostra vita, senza tenere conto dell'impatto che le nostre decisioni avranno su tutti gli altri.

Secondo Burkeman ciò che motiva l'investimento negli obiettivi e la pianificazione del futuro, il più delle volte, non è una serena consapevolezza delle virtù della preparazione e della lungimiranza, bensì il disagio provocato dal senso d'incertezza: in altre parole, investiamo nella nostra visione preferita del futuro non perché questo ci aiuterà a realizzarla, ma perché è necessario per liberarci dell'incertezza che ci attanaglia nel presente[8].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b La legge del contrario. Per chi non sopporta il pensiero positivo, su My Way Blog, 23 marzo 2016. URL consultato il 5 novembre 2020.
  2. ^ La via negativa alla felicità | estense.com Ferrara, su estense.com, 1º ottobre 2016. URL consultato il 5 novembre 2020.
  3. ^ Legge dello sforzo rovesciato (Aldous Huxley), su lameditazionecomevia.it. URL consultato il 5 novembre 2020.
  4. ^ Alan W. Watts, La saggezza del dubbio: messaggio per l'età dell'angoscia, traduzione di Augusto Menzio, p. 3.
  5. ^ Il pensiero positivo non funziona, meglio fare WOOP, su My Way Blog, 21 gennaio 2015. URL consultato il 5 novembre 2020.
  6. ^ (EN) Steve Salerno, Sham: How the Self-Help Movement Made America Helpless, New York, Crown, 2005.
  7. ^ (EN) Want to succeed? You need systems not goals, su the Guardian, 7 novembre 2014. URL consultato il 7 novembre 2020.
  8. ^ (EN) Maria Popova, Stop Overplanning: The Psychology of Why Excessive Goal-Setting Limits Our Happiness and Success, su Brain Pickings, 5 febbraio 2014. URL consultato il 7 novembre 2020.
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