L'isola della donna contesa

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L'isola della donna contesa
Titolo originaleThe Saga of Anatahan
Paese di produzioneGiappone
Anno1953
Durata92 min
Dati tecniciB/N
Generebellico
RegiaJosef von Sternberg
Soggettodal racconto di Michiro Maruyama
SceneggiaturaDialoghi (giapponesi) Asano Testo del commento e narratore (in inglese) Josef von Sternberg
ProduttoreNagamasa Kawakita
Casa di produzioneDaiwa-Towa
FotografiaJosef von Sternberg
MontaggioMiyate
MusicheAkira Ifukube
ScenografiaKono
Interpreti e personaggi

L'isola della donna contesa (The Saga of Anatahan) è un film del 1953 diretto da Josef von Sternberg.

Raccontata in inglese dallo stesso Sternberg, la storia si snoda attraverso le vicende di un gruppo di soldati nipponici sopravvissuti al naufragio della loro nave colpita dall'aviazione statunitense. Guadagnata la riva di un'isola deserta, i giapponesi si troveranno a vivere nelle condizioni in cui si sono trovati molti dei loro commilitoni, sperduti nelle isole del Pacifico, ignari perfino che la Seconda guerra mondiale era finita. Il film fu presentato nella selezione ufficiale della 14ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (1953).

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Anno 1944. Alcuni naufraghi raggiungono un'isola disabitata: sono militari giapponesi sfuggiti al naufragio della loro nave, affondata dagli statunitensi. Quasi tutti pescatori, gli uomini si organizzano ben presto per riuscire a sopravvivere. L'isola non è abitata perché i suoi abitanti sono stati evacuati a causa della guerra: gli unici a essere rimasti, nascosti nella foresta, sono Keiko e Kusakabe che vivono come marito e moglie. Quando i soldati scoprono i due, si accende una gara tra gli uomini per conquistare l'unica donna dell'isola. Anche se all'inizio le avvisaglie della lotta sono coperte da una patina di vivere civile, a poco a poco, la situazione degenera: le poche armi vengono rivolte contro i propri compagni, Kusakabe viene ucciso, Keiko vive come un'ape regina con il preferito del momento. Finita la guerra, alcuni si isolano, vivendo di violenza. Keiko cerca di esortarli a ritornare in patria, senza successo. Un giorno la donna scompare, in cerca di aiuto. I superstiti saranno recuperati e rimpatriati a bordo di un aereo USA, accolti come eroi da una folla festante. Sono passati 7 anni da quando sono approdati sulle spiagge dell'isola.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

«La cosa più geniale e provocatoria di quest'ultima opera di Sternberg, in fondo, precede la sua scrittura, sta nella decisione di andare fino in Giappone per chiudersi in uno studio cinematografico e ricostruire tutto. È l'ultimo gesto dell'irrealismo di Sternberg, suo credo assoluto e incondizionato, che ha fatto la sua sfortuna e la sua persistenza. (...) E l'irrealismo di Sternberg corrisponde in tutto alla sua filosofia della solitudine dell'individuo, della necessità di astrarsi dal mondo reale, dalla storia"»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giovanni Buttafava, "Joseph von Sternberg" Il castoro cinema, Firenze, La Nuova Italia, ottobre 1976.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Buttafava, "Joseph von Sternberg" Il castoro cinema, Firenze, La Nuova Italia, ottobre 1976.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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