Keep the Dog

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Keep the Dog
Paese d'origineBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereArt rock
Rock sperimentale
Periodo di attività musicale1989 – 1991
EtichettaFred Records
Album pubblicati1
Live1

Keep the Dog è stato un sestetto di rock sperimentale formato a New York nel 1989 dal compositore, chitarrista e improvvisatore britannico Fred Frith, per avere inizialmente un gruppo di supporto durante le esibizioni dal vivo di quel periodo.

La formazione comprendeva anche René Lussier, Jean Derome, Zeena Parkins, Bob Ostertag and Kevin Norton,[1] poi sostituito da Charles Hayward. Fino a metà del 1991, la band suonò in Europa, Nord America e Unione Sovietica. Venne pubblicato un unico album postumo nel 2003, That House We Lived In, registrazione dell'ultimo tour europeo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il progetto Keep the Dog venne formato nel 1989 per eseguire selezioni del repertorio di Frith dei quindici anni precedenti, sia solista sia dei gruppi cui apparteneva (come Henry Cow, Massacre, Skeleton Crew e French Frith Kaiser Thompson).[1][2] Tra i musicisti il chitarrista volle l'artista del suono Ostertag, che si era ritirato dalla musica all'inizio degli anni ottanta. Costui, dopo essere stato convinto a far parte della band, dovette mettersi al passo con i nuovi sviluppi nella tecnologia musicale, in particolare nell'uso di MIDI e campionatori digitali.[3][4]

Sebbene l'originario scopo, la band divenne un ente autonomo che cominciò a eseguire liberamente le composizioni di Frith, divenendo, nel 1991, un puro complesso d'improvvisazione.[1] Frith disse in un'intervista dell'epoca: "Il gruppo è in continua evoluzione verso cose che non ci aspettiamo."[5]

Suonò in diverse manifestazioni negli Stati Uniti, in Canada, nell'Europa continentale e nell'ex Unione Sovietica.[6] Ogni concerto era diverso: Frith spesso si destreggiava con il materiale e in alcuni casi lo ri-arrangiava, ad esempio se un locale disponeva di un pianoforte. Pur rimanendo un sestetto per tutto il tempo, occasionalmente si aggiungevano sul palco musicisti ospiti, tra cui Tom Cora, John Zorn e Tenko Ueno.

Essendo una band itinerante, i Keep the Dog non andarono mai in studio, ma ogni concerto che fecero venne registrato su DAT e distribuito come bootleg. Frith non prese mai in considerazione l'idea di pubblicare ufficialmente il loro lavoro fino a un decennio dopo che la band smise di esibirsi. In un'intervista del 2003, disse:[7]

(EN)

«It was more that none of us were convinced the material was good enough, and we were all busy with other things so we kind of forgot about it. When Jon Leidecker saw the tapes in my office he flipped and said "I'll do it" and it was his energy and enthusiasm that got the ball rolling again (not to mention his editing skills).»

(IT)

«Il fatto era più che altro che nessuno di noi era convinto che il materiale fosse abbastanza buono, ed eravamo tutti impegnati con altre cose, quindi ce ne siamo quasi dimenticati. Quando Jon Leidecker ha visto i nastri nel mio ufficio, si è lanciato e ha detto "Lo farò" ed è stata la sua energia e il suo entusiasmo a far girare di nuovo la palla (per non parlare delle sue capacità di montaggio).»

Leidecker setacciò circa venti bootleg dalle esibizioni finali di maggio e giugno 1991 della band in Austria, Germania e Italia, e ci costruì un montaggio che passò a Frith per ulteriori modifiche.[8] Il risultato venne pubblicato in un doppio CD nel 2003 dalla Fred Records,That House We Lived In. Nelle note di copertina il chitarrista scrisse:[9]

(EN)

«Listening now I'm struck by the fact that the members of this band are not only what the press described at the time as "sharp improvisers" but also, everyone of them, wonderful composers as well. I raise my glass to them with love and gratitude.»

(IT)

«Ascoltando ora sono colpito dal fatto che i membri di questa band non sono solo quelli che la stampa all'epoca descrisse come "acuti improvvisatori" ma anche, ognuno di loro, anche meravigliosi compositori. Alzo il mio bicchiere a loro con amore e gratitudine.»

Il disco venne generalmente ben accolto dalla critica. Beppe Colli scrisse per il sito Clouds and Clocks che i Keep the Dog suonano il materiale di Frith "con una freschezza, sicurezza e creatività" che dimostra quanto bene il sestetto lavori insieme.[2] Recensendo l'album su AllMusic, François Couture affermò che è "un must" per gli appassionati della "composizione più vivace e vivace di Frith".[1] In Sonic Transports: New Frontiers in Our Music (1990), Nicole V. Gagné disse che la musica del gruppo porta "la precisione e l'esecuzione estesa e senza sosta degli Skeleton Crew a livelli epici".[10]

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Altre apparizioni

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) François Couture, Keep the Dog: That House We Lived In, su allmusic.com. URL consultato il 22 gennaio 2023.
  2. ^ a b (EN) Beppe Colli, Keep The Dog, su cloudsandclocks.net, 7 settembre 2003. URL consultato il 22 gennaio 2023.
  3. ^ (EN) George J. Grella, Ostertag, Bob [Robert], Oxford University Press, 20 gennaio 2016, DOI:10.1093/gmo/9781561592630.article.A2289188, ISBN 978-1-56159-263-0.
  4. ^ (EN) Todd S. Jenkins, Free Jazz and Free Improvisation: An Encyclopedia, Greenwood Publishing Group, 2004, p. 260, ISBN 978-0-313-33314-9.
  5. ^ (EN) Sander R. Wolff, Defining The Edge: The Musical World Of Fred Frith, su sanderis.com. URL consultato il 22 gennaio 2023.
  6. ^ (EN) 7th Festival international de musique actuelle de Victoriaville, su fimav.qc.ca. URL consultato il 22 gennaio 2023.
  7. ^ (EN) Tom Sękowski, Fred Frith interview, su bagatellen.com, ottobre 2003. URL consultato il 22 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2006).
  8. ^ (EN) Jon Leidecker homepage News archive.
  9. ^ (EN) Keep the Dog, That House We Lived (booklet), Fred Records, 2003.
  10. ^ (EN) Nicole V. Gagné, Sonic Transports: New Frontiers in Our Music, 1990, p. 242, ISBN 978-0-9625145-0-0.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]