Ippolito Baccusi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Ippolito Baccusi, conosciuto anche col nome latinizzato Hippolytus Baccusius (Mantova, 1550 circa – Verona, 2 settembre 1609), è stato un compositore italiano del Rinascimento, attivo nel nord Italia, in particolare nelle città di Venezia, Mantova e Verona. Membro della scuola veneziana, era noto per la sua padronanza del rigoroso contrappunto. Ha composto musica sacra e profana[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Pochi sono gli elementi biografici a noi noti, ad eccezione dei dettagli di alcuni dei suoi incontri e delle dediche che ha dato alle sue pubblicazioni.

Nacque a Mantova. Alla fine del 1560 fu nominato assistente del maestro di cappella di San Marco a Venezia, carica che lasciò presto per Ravenna per proseguire lì gli studi. Nel 1572 fu maestro di cappella nella chiesa di Sant'Eufemia a Verona. Potrebbe essere stato coinvolto nell'Accademia Filarmonica di Verona. Nel 1583 ricoprì lo stesso incarico presso la cattedrale di Mantova, dove, tra le sue attività, insegnò il rigoroso contrappunto a Ludovico Zacconi; quest'ultimo farà un encomio nella sua Prattica di musica seconda parte nel 1622, specialmente per le sue abilità nel contrappunto[2]. Nel 1591 Baccusi accettò l'incarico di maestro di cappella alla cattedrale di Verona, dove rimase fino alla sua morte nel 1608.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

La musica di Baccusi, influenzata da Adrian Willaert, Giaches de Wert, Cipriano de Rore e Andrea Gabrieli, risponde allo stile della scuola veneziana. Fu un compositore prolifico il cui lavoro non è stato ancora oggetto di uno studio esaustivo. Per lo più pubblicato a Venezia, il suo lavoro comprende sei libri di messe, sei libri di mottetti e l'adattamento dei salmi, e sette libri di madrigali, tra cui un adattamento completo, in un ciclo di madrigali, di undici strofe della Vergine di Petrarca. Compose anche adattamenti a cinque e sei voci di poemi che celebravano la vittoria dei veneziani sui turchi a Lepanto (1571).

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN75882754 · ISNI (EN0000 0000 8155 7863 · CERL cnp01149063 · Europeana agent/base/45705 · LCCN (ENno92014066 · GND (DE135419875 · BNE (ESXX1776995 (data) · BNF (FRcb15585016z (data)