Indipendentismo scozzese

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Marcia pro-indipendenza a Glasgow nel maggio 2018

L'indipendentismo scozzese (in scozzese Scots unthirldom[1]; in scozzese gaelico Neo-eisimeileachd na h-Alba) è l'ambizione di alcuni partiti politici, gruppi culturali ed in generale di alcune persone che vogliono che la Scozia, attualmente nazione costitutiva del Regno Unito, diventi uno Stato sovrano e indipendente.

Sostenitori dell'indipendentismo[modifica | modifica wikitesto]

L'indipendenza della Scozia è sostenuta politicamente soprattutto dal Partito Nazionale Scozzese, ma anche da altri partiti come il Partito Verde Scozzese, il Partito Socialista Scozzese e Solidarietà - Movimento Socialista Scozzese.

Altre organizzazioni ed associazioni sono l'Esercito di Liberazione Nazionale scozzese e gli ultranazionalisti del Siol nan Gaidheal.

I vari movimenti però non sono uniti sulla forma di governo da attuare a una Scozia indipendente: mentre il Partito Nazionale Scozzese vorrebbe che diventasse un Reame del Commonwealth, il Partito Socialista Scozzese e Solidarietà - Movimento Socialista Scozzese vogliono la creazione di una repubblica indipendente.

La formazione di un governo di maggioranza per il Partito Nazionale Scozzese ha portato ad una brusca accelerazione nel processo di autodeterminazione del popolo scozzese dalla Corona Britannica. Alex Salmond, leader del partito ed ex primo ministro scozzese, è riuscito ad ottenere da Londra una data per tenere il referendum costituzionale, ma l'esito della consultazione è stato negativo.

Oppositori dell'indipendentismo[modifica | modifica wikitesto]

A favore della continuazione dell'unione della Scozia insieme ad Inghilterra, Galles ed Irlanda del Nord sono i tre principali partiti del Regno Unito: il Partito Conservatore, il Partito Laburista e i Liberal Democratici.

Gli oppositori sostengono che l'unione con le altre nazioni britanniche abbia prodotto benefici economici in Scozia e che la permanenza nel Regno Unito permetta agli scozzesi di condividere una posizione privilegiata nella Nato, nel G7 e nell'ONU, dove inoltre è membro permanente del Consiglio di sicurezza.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Inside Information, in The Herald, 31 agosto 1993. URL consultato il 17 aprile 2012.

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