Il gioco non vale la candela

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Giocatori di carte in un dipinto del 1620 di Adam de Coster

Il gioco non vale la candela è un'espressione idiomatica della lingua italiana. La locuzione è utilizzata quando si vuole esprimere la propria riluttanza a compiere un sacrificio che non farà ottenere un utile proporzionato.

Origini della frase[modifica | modifica wikitesto]

Questa espressione è di origine medievale (del XVI secolo secondo altre fonti)[1][2]. A quei tempi era necessario usare candele o lampade ad olio per qualunque attività notturna e il costo delle candele, specialmente per le classi sociali più basse, poteva diventare una spesa considerevole. Era quindi consuetudine, per i giocatori di carte, lasciare una piccola somma (o a volte una vera e propria candela) al proprietario della casa che li ospitava o all'oste della locanda. Il modo di dire si diffuse rapidamente tra i giocatori d'azzardo, per indicare partite in cui si era perso molto denaro o nelle quali le vincite erano state così basse da non coprire nemmeno la piccola spesa lasciata per la candela.[1]

Espressioni idiomatiche con lo stesso significato[modifica | modifica wikitesto]

  • Val più la spesa che l'impresa
  • Il santo non vale la candela (variante usata nella Svizzera italiana)

In altre lingue[modifica | modifica wikitesto]

  • Inglese: It isn't worth the trouble/the game is not worth the candle
  • Francese: Le jeu ne vaut pas la chandelle
  • Polacco: Gra nie jest warta świeczki
  • Russo: Игра не стоит свеч

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Salvatore Di Rosa, Perché si dice, Club degli Editori, 1980.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]