Il farsi e il disfarsi del linguaggio

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Il farsi e il disfarsi del linguaggio
Titolo originaleKindersprache und Aphasie
AutoreRoman Jakobson
1ª ed. originale1971
Generesaggio
Lingua originaletedesco

Il farsi e il disfarsi del linguaggio. Linguaggio infantile e afasia (Kindersprache und Aphasie) è un saggio di linguistica del 1971, scritto dal linguista Roman Jakobson e tradotto da Lidia Lonzi.

Temi[modifica | modifica wikitesto]

Jakobson approfondisce l'acquisizione del linguaggio negli infanti, in varie fasi della crescita, e la perdita di alcuni suoni a causa dell'afasia, distinguendo diversi tipi di quest'ultima.

Linguaggio infantile[modifica | modifica wikitesto]

Per quanto concerne l'approccio del bambino al linguaggio, non si tratta di creatività pura né di imitazione perfetta: il piccolo parlante elimina gli elementi che non è capace di riprodurre e associa ad altri diverse valenze, rispetto allo standard.

Tendenzialmente, i bambini utilizzano una sorta di lingua segreta, composta esclusivamente dai suoni che sono in grado di riprodurre. Dopo i primi due anni di età, l'infante è in grado di padroneggiare tutti gli elementi linguistici della sua lingua.

Gli adulti, nel momento in cui parlano con un infante, assumono le stesse peculiarità fonologiche e lessicali del bambino: questo fenomeno è detto baby talk.

Lo studio di Jakobson, in correlazione con quelli svolti da psicologi e medici del tempo, porta alla conclusione che i bambini apprendono per primi quei suoni che richiedono il minimo sforzo fisiologico. La prima vocale a essere appresa è la vocale aperta a, mentre le prime opposizioni fonologiche consonantiche sono:

  • occlusiva nasale - occlusiva orale
  • labiale - dentale.

Il bambino, inoltre, associa le vocali aperte alle consonanti occlusive e le vocali chiuse alle consonanti velari (acquisite più tardi).

Afasia[modifica | modifica wikitesto]

L'afasia è considerata come il contrario dell'acquisizione fonetica del bambino. Con l'afasia si ha la disintegrazione del sistema fonico. Jakobson suddivide i problemi fonologici a seconda della tipologia di afasia. Con l'afasia interna, si hanno pazienti capaci di operare in un contesto, nonostante le difficoltà fonetiche; con l'afasia esterna, invece, i pazienti non sono in grado di inserirsi all'interno di un contesto.

Jakobson studia e approfondisce la tematica centrale del pensiero di De Saussure (dicotomia significato – significante) per comprendere, in modo più approfondito, le problematiche legate all'afasia.

Nell'ultimo capitolo del saggio, l'autore approfondisce gli studi afasici, suddividendoli in tre dicotomie:

  • Disordine della codificazione contro disordini della decodificazione: questa dicotomia racchiude uno studio di Jakobson sulla difficoltà nell'uso di gruppi di fonemi, in confronto all'incapacità di utilizzo dei singoli tratti distintivi. Rispettivamente si riferisce all'afasia sensoriale e a quella motoria
  • Limitazione contro disintegrazione: qui Jakobson mette in luce due aspetti diversi dell'afasia dinamica (riprendendo gli studi di Luria[1][2]) e di quella semantica, ovvero l'eccessiva chiusura nel codice e la chiusura del contesto
  • Sequenza contro compresenza.[3]

Critiche[modifica | modifica wikitesto]

«Una delle prime interessanti descrizioni dello sviluppo fonologico fu intrapresa da Jakobson, il quale studiò lo sviluppo cronologico dei fonemi discreti in opposizione a quello delle categorie fonologiche. Secondo Jakobson, lo sviluppo fonologico segue un modello universale: i bambini distinguono prima tra le categorie fonologiche e poi affinano la loro capacità di discriminazione estendendola ai singoli elementi all'interno di ciascuna categoria. Egli chiamò questo fenomeno differenziazione progressiva. […] Tuttavia si possono nutrire alcuni dubbi sulla "universalità" della teoria di Jakobson. Velten fece notare che le forme monosillabiche [ba], [da] e [za] prodotte da sua figlia stavano a indicare concetti diversi. […] In altre parole, Velten scoprì che sua figlia aveva già imparato a discriminare tra singoli segmenti fonemici prima di imparare a percepire la differenza tra le categorie fonologiche marcate con i tratti di sonoro e sordo.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ http://www.neuropsy.it/articoli/dir08/02.html
  2. ^ Enciclopedia medica italiana, volume 1, Firenze, USES edizioni scientifiche, 1963, pg 859, ISBN 978-88-03-00060-1.
  3. ^ Roman Jakobson, Il farsi e il disfarsi del linguaggio. Linguaggio infantile e afasia, Torino, Einaudi, 1971, pp. 149-160, ISBN 978-88-06-32086-7.