Il correttore di bozze

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Il correttore di bozze
Titolo originaleGalley Slave
Altri titoliLo schiavo, Il robot che leggeva le bozze
AutoreIsaac Asimov
1ª ed. originale1957
1ª ed. italiana1959
Genereracconto
Sottogenerefantascienza
Lingua originaleinglese
ProtagonistiSusan Calvin
SerieCiclo dei Robot
Preceduto daSe saremo uniti
Seguito daLenny

Il correttore di bozze (Galley Slave) è un racconto lungo di fantascienza del 1957 scritto da Isaac Asimov. Pubblicato per la prima volta nel dicembre del 1957 sulla rivista Galaxy Science Fiction, è stato in seguito inserito nelle raccolte Il secondo libro dei robot (The Rest of the Robots, 1964), Tutti i miei robot (The Complete Robot, 1982) e in Visioni di robot (Robot Visions, 1990).

È stato pubblicato in italiano per la prima volta nel 1959 e tradotto anche coi titoli Lo schiavo e Il robot che leggeva le bozze.[1]

Della serie di racconti aventi come protagonista femminile la dottoressa Susan Calvin, Il correttore di bozze, rappresenta il racconto preferito da Asimov.[senza fonte]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

In un'aula di tribunale di un ipotetico futuro (da riferimenti nel racconto si capisce di essere nel 2034), si sta svolgendo un processo in cui la U.S. Robots and Mechanical Men è stata citata in giudizio dal professor Simon Ninheimer, preside della facoltà di sociologia della Northeastern university. Col susseguirsi delle varie testimonianze, viene via via narrata l'intera vicenda.

L'anno prima la U.S. Robots and Mechanical Men ha proposto alla Northeastern university il noleggio di un robot (il modello EZ-27, chiamato nel racconto "Easy") alla cifra irrisoria di mille dollari l'anno. Questo robot ha la straordinaria capacità d'individuare in un testo qualsiasi errore grammaticale, venendo definito non a caso, un “correttore di bozze” (da cui il titolo).

L'intento reale della U.S. Robots and Mechanical Men appare evidente: fornire un robot ad una università a così poco prezzo significa iniziare a "colonizzare" l'intero mondo accademico e da qui, permettere finalmente l'uso dei robot sulla terra finora limitato da leggi restrittive.

La decisione di respingere o accettare la proposta della U.S. Robots and Mechanical Men è affidata al consiglio accademico dell'università. Durante la votazione 13 dei 14 votanti, votano a favore mentre solo uno, il professor Ninheimer, si esprime in maniera contraria.

Chiamato a deporre, quest'ultimo racconterà di come abbia anch'egli utilizzato prima con diffidenza e poi senza indugi, il robot Easy. Affidata totalmente a lui la correzione delle bozze del suo ultimo libro da titolo Tensioni sociali provocate dal volo spaziale e modi per risolverle, si accorgerà irrimediabilmente tardi dell'enorme guaio combinato dal robot. Dato ormai alle stampe, il libro presenta numerose diversità dalle bozze originali e non di natura grammaticale come ci si aspetterebbe, ma di natura concettuale. Molti colleghi e amici del professore leggendo il libro, offesi e furiosi, minacciano azioni legali contro l'autore.

A questo punto, il professor Ninheimer vedendo la sua carriera ormai compromessa, racconta di aver deciso di citare in giudizio la U.S. Robots and Mechanical Men chiedendo un risarcimento per il danno subito di settecentocinquantamila dollari. Ascoltato il professor Ninheimer, l'avvocato difensore della U.S. Robots and Mechanical Men chiede e ottiene dal giudice la possibilità di ammettere l'indomani in aula il robot Easy.

Con la complicità della dottoressa Calvin, l'avvocato chiama a deporre nuovamente il professor Ninheimer stavolta però in presenza del robot. Quest'ultimo, vedendo l'umano in seria difficoltà e temendo per lui, in ottemperanza alla prima delle Tre leggi della robotica, si alza in piedi e prende la parola dicendo a tutti che è lui stesso l'autore di tutte le correzioni mentre il professore è completamente estraneo ai fatti. Il professor Ninheimer cade così nel tranello tesogli dalla dottoressa Calvin. Egli infatti, sentendo le parole del robot, grida in aula: "ti era stato ordinato di tenere la bocca chiusa su questa…". Vedendosi con quest'affermazione ormai scoperto, è costretto a confessare tutto ammettendo d'aver ordinato al robot sia di apportare quelle modifiche, sia di non svelare a nessuno quanto fatto.

Conclusosi il processo a favore della U.S. Robots and Mechanical Men, dopo qualche tempo, la dottoressa Calvin va a trovare il professor Ninheimer nella propria dimora, cercando di capire cosa l'abbia spinto a quel gesto. Egli affermerà che intendeva difendere e salvare i futuri ricercatori da una catastrofe. I robot saranno destinati in futuro a svolgere sempre più funzioni e allo scrittore, all'artista, all'artigiano, non resterà che impartire solo ordini. Nulla verrà materialmente creato dalle mani dell'uomo. Nessun libro, nessun dipinto, nessun vaso sarà fatto realmente dall'uomo. I robot toglieranno la soddisfazione del creare a l'uomo.

Nell'epilogo, la dottoressa Calvin andandosene cercherà di non provare alcun "moto di comprensione” per quell'uomo, senza però riuscirvi del tutto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Edizioni di Il correttore di bozze, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. (aggiornato fino al gennaio 2010)

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]