Iambulo

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Iambulo (in greco antico: Ἰάμβουλος?, Iámbulos; III secolo a.C. – ...) è stato uno scrittore greco antico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Non si sa quasi nulla della sua biografia.

Iambulo scrisse un'opera, forse autobiografica, che può essere classificata letteralmente come un romanzo di viaggio e utopistico, dalla quale apprendiamo che era un commerciante e, forse, un arabo della tribù dei Nabatei.

Poiché menziona la città di Palibotra e il suo re "filelleno", ciò consente di vedere un possibile riferimento ai sovrani filelleni Maurya, celebrati da Megastene nel tardo III secolo, sicché il resoconto risale a quest'epoca.[1]

Opera[modifica | modifica wikitesto]

Il suo lavoro non è stato tramandato e ne resta solo un lungo estratto in Diodoro Siculo.[2]

Iambulo riferisce di essere stato catturato, mentre commerciava nell'Arabia meridionale, dagli Etiopi: fu, quindi, inviato in mare come una specie di sacrificio espiatorio in una barca, con la quale arrivò - navigando verso est sull'Oceano Indiano - su un'isola sconosciuta.

Nel solito schema dell'utopia greca, l'isola è descritta come luogo ideale. Alti, glabri, di grande bellezza, gli indigeni hanno lingua letteralmente biforcuta, in modo da poter avere due conversazioni allo stesso tempo.

Il clima mite e la fertilità dell'isola assicurano il loro sostentamento: si nutrono di pane fatto con i frutti bianchi di una pianta che cresce abbondante (forse il riso), oltre ad essere sani e molto longevi, tanto che, giunti ad un'età prestabilita, si tolgono la vita. Le donne, invece, sono in comune ed i bambini venivano allevati da tutte le nutrici.

Dopo sette anni in questa isola, Iambulo viene bandito, insieme ad un compagno, per un reato non specificato e alla fine ritorna, sia pure da solo (essendo morto il compagno in mare) in Grecia attraverso l'India e la Persia.

A causa di questa approssimativa indicazione geografica, l'isola di Iambulo è identificata da alcuni autori con lo Sri Lanka, anche se gran parte della descrizione è pura finzione. Luciano di Samosata lo menzionò, proprio per questo, nell'introduzione alla Storia vera,[3] come un tipico autore di resoconti fittizi di terre straniere.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. G. Cordiano-M. Zorat, in Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, vol. 1, libri I-III, Milano, BUR, 2004, p. 591, n. 1.
  2. ^ Bibliotheca historica II, 55-60.
  3. ^ I 3.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • M. Baldassari, Intorno all'utopia di Giambulo, in "Rivista di filosofia neoscolastica", n. 65 (1973), pp. 303-333, 471-487.
  • Massimo Fusillo, Iambulos, in The New Pauly, Stuttgart/Weimar 1998, Vol. 5, Sp. 856-857.
  • L. Bertelli, L'Utopia greca nell'Età ellenistica tra realtà e immaginazione, in Res Publica Litterarum; Documentos de trabajo del Grupo de Investigación ‘Nomos’, Madrid, Universidad Carlos III, 2006.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN184149196509374791868 · ISNI (EN0000 0000 6702 7508 · CERL cnp00284875 · LCCN (ENno2002036396 · GND (DE10239606X · J9U (ENHE987007305725705171 · WorldCat Identities (ENviaf-24990507