Homo gautengensis

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Homo gautengensis
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Bilateria
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Euarchontoglires
(clade) Glires
Ordine Primates
Sottordine Haplorrhini
Infraordine Simiiformes
Parvordine Catarrhini
Superfamiglia Hominoidea
Famiglia Hominidae
Sottofamiglia Homininae
Tribù Hominini
Sottotribù Hominina
Genere Homo
Specie H. gautengensis
Nomenclatura binomiale
Homo gautengensis
Curnoe, 2010

Homo gautengensis (Curnoe, 2010) è una specie di ominide proposta dall'antropologo e biologo Darren Curnoe nel 2010, sulla base di fossili del Sudafrica in precedenza attribuiti a Homo habilis, a Homo ergaster o in alcuni casi ad Australopithecus. Secondo Curnoe sarebbe la più antica specie appartenente al genere Homo.[1]

In seguito a una approfondita analisi dell'orecchio interno, eseguita tramite tomografia computerizzata da Spoor, Wood e Zonneveld nel 1994, è stato scoperto che aveva una andatura meno adattata al bipedismo di Australopithecus Afarensis, pertanto molto simile al fossile OH 62. Questo dato ha reso l'identificazione dei reperti come Homo Ergaster e Homo Erectus non più attuale.

Scoperta ed analisi[modifica | modifica wikitesto]

Le analisi del maggio 2010 del fossile repertoriato come STW 53, un teschio parziale rinvenuto decenni prima a Sterkfontein, vicino a Johannesburg (Gauteng, Sudafrica), hanno permesso di identificare una nuova specie, definita Homo gautengensis dall'antropologo Darren Curnoe della UNSW. I fossili più antichi appartenevano al genere Homo, ma nessuno di loro era mai stato classificato in qualche specie.[2]

I primi resti di questa specie furono scoperti nel 1977, ma furono quasi completamente ignorati.[3] Furono catalogati come StW 53, ed etichettati come anomali.[4]

Geocronologia[modifica | modifica wikitesto]

L'identificazione dell'Homo gautengensis si basava su teschi parziali, numerose mandibole, denti ed altre ossa trovate in momenti diversi nelle grotte che compongono la Culla dell'umanità. I campioni più antichi sono quelli provenienti da Swartkrans Member 1, datati tra 1,9 e 1,8 milioni di anni fa.[5]. Il campione StW 53 proveniente da Sterkfontein ha tra gli 1,8 e gli 1,5 milioni di anni.[6] Un campione proveniente dalla grotta Gondolin risale a circa 1,8 milioni di anni fa.[7][8] Altri campioni di Sterkfontein Member 5 risalgono a 1,4/1,1 milioni di anni fa, ed i campioni più recenti di Swartkrans Member 3 sono di 1,0/0,6 milioni di anni fa.[9].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Curnoe l'Homo gautengensis aveva grandi denti adatti per la masticazione di vegetali.[10] Aveva "grandi denti" ed un "piccolo cervello", ed era "probabilmente uno specialista ecologico, consumando più vegetali rispetto all'Homo erectus, all'Homo sapiens, e probabilmente anche rispetto all'Homo habilis". Sembra che producesse ed utilizzasse arnesi in pietra e che fosse in grado di accendere fuochi, come sarebbe dimostrato dall'esistenza di ossa animali bruciate nei pressi dei resti di Homo gautengensis.

Curnoe crede che l'Homo gautengensis fosse alto poco più di un metro, e che pesasse circa 50 chilogrammi. Secondo Curnoe camminava su due piedi quando si trovava a terra, "ma probabilmente passava molto tempo sugli alberi, forse per mangiare, dormire e fuggire dai predatori". Questa tesi oggi è insostenibile, in quanto la conformazione dell'orecchio interno punta verso una andatura di tipo più quadrupede che bipede.

Secondo i ricercatori non sarebbe stato in grado di parlare. A causa della sua anatomia e dell'epoca geologica, gli studiosi pensano che fosse un parente stretto dell'Homo sapiens, ma non necessariamente un antenato diretto.

Implicazioni[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio del 2010 fu annunciata la scoperta di una nuova specie primate fossile denominata Australopithecus sediba. Secondo Curnoe l'Australopithecus sediba sembra "molto più primitivo dell'Homo gautengensis, e visse nello stesso periodo e nello stesso luogo", per cui "l'Homo gautengensis rende ancora più improbabile il fatto che l'Australopithecus sediba fosse un antenato dell'uomo moderno".

Uno dei motivi per l'aumento improvviso delle scoperte di nuove specie di Homo è il miglioramento dei metodi di analisi, spesso basati su scoperte precedenti, lo studio del DNA, ed una migliore comprensione di dove si potrebbero trovare i resti umani.[10]

Curnoe ipotizza invece che sia l'Australopithecus garhi, trovato in Etiopia e datato a 2,5 milioni di anni fa, il più probabile antenato non Homo dell'uomo moderno.

Ossa ancora più antiche di quelle dell'Homo gautengensis aspettano di essere studiate e classificate. Secondo Colin Groves, professore della School of Archaeology and Anthropology della Università Nazionale Australiana di Canberra, "sono esistite una serie di diverse, e forse con vita breve, specie di proto-umani sia in Africa orientale che meridionale nel periodo che va da 2 ad 1 milione di anni fa".[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Curnoe, D. 2010, "A review of early Homo in southern Africa focusing on cranial, mandibular and dental remains, with the description of a new species (Homo gautengensis sp. nov.)." HOMO - Journal of Comparative Human Biology, vol.61 pp.151–177.
  2. ^ Curnoe, D., A review of early Homo in southern Africa focusing on cranial, mandibular and dental remains, with the description of a new species (Homo gautengensis sp. nov.), in Journal of Comparative Human Biology, vol. 61, n. 3, 2010, pp. 151–77, DOI:10.1016/j.jchb.2010.04.002, PMID 20466364.
  3. ^ "New species of human ancestor identified", su science.unsw.edu.au. URL consultato il 21 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2010).
  4. ^ "Reappraisal of the taxonomic status of the cranium StW 53 from the Plio/Pleistocene of Sterkfontein, in South Africa", su springerlink.com. URL consultato il 21 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2020).
  5. ^ Pickering et al. 2011, "Contemporary flowstone development links early hominin bearing cave deposits in South Africa", Earth and Planetary Science Letters, 306 (1-2) , pp. 23-32.
  6. ^ Herries & Shaw. 2011, "Palaeomagnetic analysis of the Sterkfontein palaeocave deposits: Implications for the age of the hominin fossils and stone tool industries", Journal of Human Evolution, 60 (5) , pp. 523-539
  7. ^ Adams et al., 2007. "Taphonomy of a South African cave: geological and hydrological influences on the GD 1 fossil assemblage at Gondolin, a Plio-Pleistocene paleocave system in the Northwest Province, South Africa", Quaternary Science Reviews, 26 (19-21) , pp. 2526-2543
  8. ^ Herries et al., 2006. "Speleology and magnetobiostratigraphic chronology of the GD 2 locality of the Gondolin hominin-bearing paleocave deposits, North West Province, South Africa", Journal of Human Evolution, 51 (6) , pp. 617-631
  9. ^ Herries et al., 2009. "A multi-disciplinary seriation of early Homo and Paranthropus bearing palaeocaves in southern Africa", Quaternary International, 202 (1-2) , pp. 14-28
  10. ^ a b c "Get Ready for More Proto-Humans", su news.discovery.com. URL consultato il 21 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2013).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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