HCM-6A

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HCM-6A
Galassia Lyman alpha emitter (LAE)
Lyman-alpha emitter
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneBalena
Ascensione retta02h 39m 54.7s
Declinazione-01° 33′ 32″
Distanza12,8 miliardi a.l.  
Magnitudine apparente (V)24,24
Redshiftz = 6,56
Caratteristiche fisiche
TipoGalassia Lyman alpha emitter (LAE)
Altre designazioni
HCB2010 J023954-013332
Mappa di localizzazione
HCM-6A
Categoria di oggetti astronomici

Coordinate: Carta celeste 02h 39m 54.7s, -01° 33′ 32″

HCM-6A è una galassia remota scoperta nel 2002 da un team di astronomi guidati da Esther Hu dell'Università delle Hawaii, utilizzando il telescopio Keck nelle Hawaii. È una galassia del tipo Lyman-alpha emitter (LAE) che presentano righe spettrali che indicano l'emissione di radiazione Lyman-alfa legata alla reionizzazione dell'idrogeno e quindi tipica di galassie estremamente remote. HCM-6A è stata localizzata in direzione della costellazione della Balena alle spalle dell'ammasso di galassie Abell 370, vicino a M77,[1] sfruttando l'effetto della lente gravitazionale generato dall'ammasso, ottenendone un'immagine più definita.[2][3]

HCM-6A al momento della sua scoperta risultava l'oggetto più distante conosciuto. Con un redshift z = 6,56 (12,8 miliardi di anni luce) aveva superato SSA22-HCM1 (z = 5,74) come galassia più distante conosciuta ed il quasar SDSSp J103027.10+052455.0 (z = 6.28) come oggetto più distante noto. Il primato fu battuto nel 2003 con la scoperta di SDF J132418.3+271455 (z = 6.578) che divenne, all'epoca, sia la galassia che l'oggetto più remoto conosciuto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Halton Arp e David Russell, A Possible Relationship between Quasars and Clusters of Galaxies, in The Astrophysical Journal, vol. 549, n. 2, 2001, pp. 802–819, Bibcode:2001ApJ...549..802A, DOI:10.1086/319438.
  2. ^ E. M. Hu, L. L. Cowie, R. G. McMahon, P. Capak, F. Iwamuro, J.-P. Kneib, T. Maihara e K. Motohara, A Redshift z = 6.56 Galaxy behind the Cluster Abell 370, in The Astrophysical Journal Letters, vol. 568, n. 2, 2001, p. L75–L79, Bibcode:2002ApJ...568L..75H, DOI:10.1086/340424, arXiv:astro-ph/0203091.
  3. ^ Press release, National Astronomical Observatory of Japan, September 13, 2006

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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