Gu Yanwu

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Gu Yanwu

Gu Yanwu[1], nato Jiang (絳) e conosciuto anche con il nome di Gu Tinglin 顧亭林 (caratteri cinesi: 顧炎武; pinyin: Gù Yánwǔ; Jiangsu, 15 luglio 1613Quwo, 15 febbraio 1682), è stato uno scrittore e filologo cinese vissuto a cavallo tra la dinastia Ming e la dinastia Qing.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Museo dedicato a Gu Yanwu a Qiandeng
Statua di Gu Yanwu in Tinglin Park, Kunshan

Fu il fondatore ed il maggior rappresentante del movimento letterario Han Hsüeb o «Scuola degli Han», che si oppose all'interpretazione neoconfuciana dei testi classici, prediligendo invece quella dell'età della dinastia Han (III secolo a.C.-III secolo d.C.).[2]

A causa delle influenze neoconfuciane della sua famiglia, passò la gioventù in attività anti-mancesi, non servendo mai la nuova dinastia Qing di etnia mancese. Viaggiò attraverso tutta la Cina, dedicandosi totalmente allo studio dei classici, soprattutto di Confucio.

Ispirato dal filologo e stratega di epoca Ming Chen Di, che aveva dimostrato che il cinese antico aveva un proprio sistema fonologico diverso, Gu fu il primo a dividere le rime sillabiche del cinese antico in dieci gruppi.

Tra le sue opere più importanti, ricordiamo lo Yinxue Wushu (音學五書), il Ri Zhi Lu (日知錄) e il Zhao Yu Zhi (肇域志).

Si dedicò e approfondì numerose discipline, come quelle politiche, economiche, etiche, storiche, filologiche, geografiche, archeologiche, epigrafiche, letterarie, poetiche.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nell'onomastica cinese il cognome precede il nome. "Gu" è il cognome.
  2. ^ a b le muse, VI, Novara, De Agostini, 1964, p. 316.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • He Jiuying 何九盈 (1995). Zhongguo gudai yuyanxue shi (中囯古代语言学史 Una storia della linguistica cinese antica). Canton: Guangdong jiaoyu chubanshe.
  • (EN) On Cho Ng e Q. Edward Wang, Mirroring the Past: The Writing and Use of History in Imperial China, Honolulu, University of Hawaii Press., 2005.
  • Willard J. Peterson, The Life of Ku Yen-wu (1613-1682), Harvard Journal of Asiatic Studies, Volume 28 (1968), pagine 114-156

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