Grotta del Ninfeo

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Grotta del Ninfeo
Mouseion
La Grotta del Ninfeo
Civiltàsiceliota
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneSiracusa
Amministrazione
ResponsabileComune di Siracusa
Visitabilesi
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 37°04′35.46″N 15°16′28.93″E / 37.076518°N 15.274703°E37.076518; 15.274703
Voce principale: Teatro Greco di Siracusa.

La grotta del Ninfeo è una cavità artificiale scavata nella roccia del colle Temenite (dal greco Temenos ovvero "recinto sacro") sito presso il Parco archeologico della Neapolis di Siracusa.

Il terrazzo del colle Temenite[modifica | modifica wikitesto]

La grotta si trova vicino alla parte più elevata del piccolo rilievo montuoso, su una terrazza rettangolare che costeggia il teatro greco e si apre al centro della parete rocciosa dove un tempo si trovava un porticato chiuso a forma di lettera "L". Al suo ingresso erano poste delle statue dedicate alle Muse, tre delle quali (datate II secolo a.C.[1]) sono pervenute ai nostri giorni ed esposte al Museo archeologico regionale Paolo Orsi. La fontana si ispira al culto greco delle ninfe, divinità della natura. Da esse deriva il nome di Ninfeo, ovvero di fontana monumentale adornata di elementi decorativi.

Il Ninfeo siracusano si pensa fosse l'antica sede del Mouseion (il santuario delle muse), sede della Corporazione degli artisti, dove gli attori siracusani si riunivano prima di scendere nel teatro per recitare le loro commedie o tragedie al tempo di Epicarmo e di Eschilo.

Riguardo alla grotta del Ninfeo, scriveva, nell'Ottocento il siracusano Giuseppe Politi:

«Quivi presso fornito d'ogni lato di riquadrate nicchie di varie dimensioni per tavole votive ed epitaffi, ed ancor di più celle a catacomba, passaggio sul viro del sasso vi ha, che noi chiamiamo la Strada sepolcrare, ed una gran grotta portata a volta, con vestigo all'esterno di triglifi, e con due acquedotti in fondo l'uno a traverso dell'altro verticalmente interessati d'artificiale spiraglio. Questa grotta perennemente irrigata da uno di essi; onde appellata la Grotta dell'acqua, poteva già essere per l'uso degli Efebi vincitori dell'Accademia di Musica al pari di quella che, secondo Patisania, era già sul Teatro di Atene; e forse con più probabilità un Ninfeo, cioè quivi una grotta adorna di più statue di Ninfe, con giuochi d'acqua, come vuolsi che più significhi questo nome.»

La grotta presenta un soffitto a volta e al suo interno vi è una vasca di forma rettangolare nella quale si raccoglie l'acqua che scorre a cascata da una cavità posta nel fondo della parere rocciosa. Accanto alla parete d'ingresso si notano delle edicole votive che servivano per la pratica del culto degli eroi (Pìnakes)[3]. Ad est della Grotta del Ninfeo è visibile l'ultimo mulino ad acqua di epoca spagnola giunto fino ai nostri giorni. Esso riceveva l'acqua dalla grotta e la riversava verso il teatro dopo averla utilizzata per la macinazione del grano. Dal Ninfeo si giunge alla via dei Sepolcri e da lì alla cima del colle dove sorgono altri monumenti greco-romani.

L'acqua che giunge all'interno della grotta proviene da due diversi acquedotti; uno è detto "acquedotto del Ninfeo", di epoca greca, e prende il nome dalla grotta del terrazzo Temenite[4] mentre l'altro è l'acquedotto Galermi[4], anch'esso di epoca greca.

La grotta del ninfeo dipinta da Houel

«Sì sono un po' ingannati tutti gli antiquari nel credere sino al giorno d'oggi, che la grotta cavata ad arco nella viva pietra sopra il teatro molto l'arca, ed alta, sia stata lavorata dai siracusani per condurre l'acqua nello stesso. È vero, che nei teatri vi eran le acque per uso della gente, ma a tal uopo non bisognava cavare una sì grande, e maestosa grotta, quando che è a ciò bastava un piccolo buco per condurla, dove si voleva. L'acqua, che scorre dalla grotta, si chiama Galermi, voce saraceni a, che significa buco d'acqua. Il cavo, che si vede, il quale corrisponde a un acquedotto, fu fatto posteriormente dall'Università, per condurre nel secolo XV l'acque in città; infatti si osserva dal presente capo nel muro, che corrisponde in detto acquedotto, e i canali, che sono piantati in giro per tutta l'anatomia del paradiso sull'alto, e poi voltano verso la chiesa di San Niccolò, a quale effetto e si erogan delle grosse somme.»

La rappresentazione di Jean Hoüel[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso di uno dei viaggi a Siracusa del pittore Jean-Pierre Hoüel nella seconda metà del '700. Rappresentò la grotta del ninfeo per come si trovava allora. Il guazzo mostra una grotta più profonda di quella attuale e con l'acqua che scende attraversando il teatro su cui erano installati dei mulini. Nella grotta delle donne intente a lavare i panni.[5]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sicilia, Touring Editore, 1989, pag. 596
  2. ^ Giuseppe Politi, Siracusa pei viaggiatori, ovvero Descrizione storica, artistica,topografica delle attuali antichità di Ortigia, Acradina, Tica, Napoli ,ed Epipoli, che componevano l'antica Siracusa, 1835
  3. ^ Giuseppe Bellafiore, La civiltà artistica della Sicilia dalla preistoria ad oggi, F. Le Monnier, 1963
  4. ^ a b Area archeologica - Regione Siciliana Assessorato Beni culturali, su regione.sicilia.it. URL consultato il 6 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2014).
  5. ^ Francesca Gringeri Pantano, Jean Houel, Voyage a Siracusa, Palermo, Sellerio editore.

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