Giuseppe Insalaco

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giuseppe Insalaco

Sindaco di Palermo
Durata mandato17 aprile 1984 –
13 luglio 1984
PredecessoreElda Pucci
SuccessoreStefano Camilleri

Dati generali
Partito politicoDemocrazia Cristiana

Giuseppe Insalaco (San Giuseppe Jato, 12 ottobre 1941Palermo, 12 gennaio 1988) è stato un politico italiano, già sindaco di Palermo per un periodo trimestrale, vittima di mafia[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a San Giuseppe Jato il 12 ottobre 1941, era figlio di un sottufficiale dei Carabinieri. Vicino a Franco Restivo, dopo la morte di quest'ultimo aderisce in seguito alla corrente politica di Amintore Fanfani della Democrazia Cristiana. Per la prima volta eletto nel consiglio comunale di Palermo nel 1970, è stato nominato deputato due volte. Ha ricoperto anche la carica di assessore all'igiene. Fu sindaco di Palermo per tre mesi, dal 17 aprile al 13 luglio del 1984. Durante la sua sindacatura, la decisione di non ricorrere più al sistema della licitazione privata nell'aggiudicazione degli appalti comunali gli attirò numerose inimicizie, che culminarono con le dimissioni dell'assessore alla manutenzione Salvatore Midolo, appartenente alla corrente politica di Vito Ciancimino[2]. Poi, ben tre lettere anonime lo accusarono di aver intascato una tangente per la vendita di terreni non edificabili ad alcuni costruttori in odor di mafia e perciò fu costretto alle dimissioni[3]. Fu ascoltato dalla Commissione antimafia presieduta da Abdon Alinovi il 3 ottobre 1984 - insieme al suo predecessore Elda Pucci e all'allora sindaco in carica Nello Martellucci - sulle ingerenze della mafia nella politica palermitana[4]. Iniziò dicendo:

«Non sono un democristiano pentito, ma sono venuto qui per dire quello che penso della DC palermitana, degli affari, dei grandi appalti, di Ciancimino, dei perversi giochi che mi hanno costretto alle dimissioni dopo appena tre mesi.[5]»

Denunciò dunque le pressioni subite da Vito Ciancimino e dal suo entourage, che indicò come i gestori dei grandi appalti al comune di Palermo per conto della mafia, aggiungendo anche:

«Mi facevano trovare ogni mattina i mandati di pagamento sulla scrivania, confusi insieme alla posta ordinaria. Speravano che non me ne accorgessi, che firmassi quelle delibere insieme alle ricevute. Ogni delibera valeva decine di miliardi.»

Due settimane dopo aver fatto queste dichiarazioni, l'automobile di Insalaco fu bruciata davanti alla sua abitazione nonostante la presenza degli agenti di scorta che vigilavano sul giudice Giovanni Falcone (il quale abitava nel suo stesso palazzo in via Notarbartolo)[6].

Il 18 novembre dello stesso anno, entrò all'Assemblea Regionale Siciliana, subentrando all'onorevole Rosario Nicoletti, morto suicida[2]. Tuttavia il 5 febbraio 1985 venne emesso un mandato di cattura nei suoi confronti sulla base delle accuse contenute nelle lettere anonime e si diede per circa un mese alla latitanza[3]. Decise di consegnarsi solamente ai giudici Antonino Caponnetto e Giovanni Falcone, ai quali denunciò nuovamente la circostanza che gli appalti comunali erano gestiti da un comitato d'affari presieduto da Vito Ciancimino e dal conte Arturo Cassina[7]. In agosto ebbe infine la libertà provvisoria[2].

L'assassinio[modifica | modifica wikitesto]

Fu poi assassinato a colpi di pistola mentre si trovava in auto in via Alfredo Cesareo il 12 gennaio 1988[8][9][10]. Sul luogo del delitto, gli assassini abbandonarono un casco e la pistola utilizzata nell'omicidio[8]. In conseguenza di ciò è stato dichiarato "Vittima della Mafia". Dopo la sua morte, fu trovato un memoriale di 17 pagine[11][12], in cui Insalaco accusava diversi esponenti della DC palermitana e il sistema di gestione degli appalti e del potere cittadino, denunciando inoltre il ruolo occulto della confraternita dei Cavalieri del Santo Sepolcro, presieduta dal conte Cassina. Due giorni dopo l'omicidio, venne assassinato anche l'agente di polizia Natale Mondo[13]. È sepolto nel cimitero di Santa Maria di Gesù.

Il 17 dicembre 2001 sono stati confermati in Cassazione gli ergastoli per Domenico Ganci e Domenico Guglielmini, riconosciuti responsabili dell'omicidio di Giuseppe Insalaco sulla base delle accuse dei collaboratori di giustizia Calogero Ganci, Francesco Paolo Anzelmo e Antonino Galliano.[14]

Memoria[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Insalaco è ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia e fenomeni mafiosi. Nel marzo 2021, a seguito della pubblicazione del romanzo “Il volto delle streghe”[15], edito da Edizioni Ex Libris nel 2019, il Comune di Palermo ha deciso d’intitolare il nuovo presidio sanitario veterinario all’ex Sindaco Giuseppe Insalaco, grazie al quale nel 1984, anticipando di 7 anni la Legge Nazionale sul randagismo, vietò la soppressione dei cani che sostavano in canile oltre che la destinazione degli stessi negli stabulari ove si praticava la sperimentazione animale[16][17][18].

Libri[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ https://vittimemafia.it/12-gennaio-1988-palermo-ucciso-giuseppe-insalaco-es-sindaco-della-citta/
  2. ^ a b c 'E IL CONTE MI DISSE PARLIAMO D'AFFARI...' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 20 gennaio 1988. URL consultato il 12 febbraio 2022.
  3. ^ a b Saverio Lodato, Ordine di cattura per l'ex sindaco Insalaco (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 8 febbraio 1985.
  4. ^ Tra grandi affari e accuse ai boss - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 13 gennaio 1988.
  5. ^ On. Abdon Alinovi, Audizione di Giuseppe Insalaco, Elda Pucci e Nello Martellucci (PDF), su legislature.camera.it, Commissione Parlamentare sul fenomeno della mafia - IX Legislatura, 3 ottobre 1984.
  6. ^ LA MAFIA AVVERTE L'EX SINDACO - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 17 ottobre 1984. URL consultato il 12 febbraio 2022.
  7. ^ Quotidiano L'Unità del 16 gennaio 1988 (PDF), su archivio.unita.news.
  8. ^ a b I misteri del delitto Insalaco - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 3 novembre 1989.
  9. ^ Crivellato con una '357 magnum' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 13 gennaio 1988.
  10. ^ Quella Smith & Wesson è una firma sul cadavere - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 14 gennaio 1988.
  11. ^ Ucciso per un dossier sugli appalti mafiosi - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 14 gennaio 1988.
  12. ^ 'In questa DC sono solo' così inizia il suo diario - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 15 gennaio 1988.
  13. ^ LA MORTE DI UN POLIZIOTTO SCOMODO - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 22 giugno 1988. URL consultato il 12 febbraio 2022.
  14. ^ Preso il killer del sindaco di Palermo Insalaco - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 27 settembre 1996.
  15. ^ Gabriella Di Carlo, Palermo e i diritti dei cani, in Giornale di Sicilia, 17/12/2019.
    «"Il volto delle streghe" racconta come la città, per prima in Italia, vietò l'uccisione dei randagi»
  16. ^ Intitolato a Giuseppe Insalaco il presidio veterinario di Palermo, su referencepost.it.
  17. ^ Patrizia Abbate, Intitolato ma non può aprire, in Giornale di Sicilia, 19/03/2021.
    «Un aspetto dell'ex sindaco messo in luce due anni fa dall'ingegnere-scrittore Renzo Conti, presidente dell'associazione "Felici nella Coda", che nelle sue ricerche per il romanzo "Il volto delle streghe" si imbatté in questo ordinamento d'avanguardia»
  18. ^ Giusi Parisi, In un libro un filo di sangue lega le due vittime, in Giornale di Sicilia, 12/01/2022, p. 13.
    «"Il volto delle streghe", l'ingegnere e scrittore Renzo Conti l'aveva dedicato alla memoria dell'ex sindaco Giuseppe Insalaco [...] E se il presidio sanitario veterinario di via Tiro a Segno, dallo scorso marzo, è a lui intitolato si deve anche al libro scritto da Conti.»

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Predecessore Sindaco di Palermo Successore
Elda Pucci 17 aprile 1984 - 13 luglio 1984 Stefano Camilleri