Giuseppe De Fabris

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Busto di Giuseppe De Fabris al Museo del Risorgimento di Milano

Giuseppe De Fabris, o Fabris[1] (Nove, 19 agosto 1790Roma, 22 agosto 1860), è stato uno scultore e pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Statua di san Pietro di fronte alla Basilica vaticana (1840), Roma.
Monumento funebre ad Antonio Canova, Chiesa dei Frari, Venezia.
Monumento a Torquato Tasso, Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo, Roma.

Nacque a Nove (provincia di Vicenza) il 19 agosto 1790 da Gioacchino Fabris e Domenica Moretti. Il padre, nativo di Bassano, dirigeva la manifattura di ceramiche degli Antonibon, che all'epoca impiegava duecento operai ed era al culmine della floridezza produttiva nei tre settori terraglie, maioliche e porcellane. Il giovane dimostrò subito non comuni doti artistiche e, pur scoraggiato dal padre, frequentò proficuamente reparti della manifattura. In questo contesto si esercitò autonomamente nella modellazione e risentì di un gusto neoclassicheggiante.

Nel 1806 la famiglia si trasferì a Vicenza, dove Giuseppe ebbe l'opportunità di frequentare lo studio del pittore Giacomo Ciesa, di approfondire lo studio della figura e di conoscere Giorgio Berti. In questa fase modellò per conto proprio, ispirandosi a una incisione, il Toro Farnese, il celebre gruppo scultoreo conservato al Museo archeologico Nazionale di Napoli.

Nel 1808 Giuseppe e il padre si trasferirono a Milano, dove il giovane ebbe modo di inserirsi attivamente nell'ambiente artistico e di svolgere una intensa attività di disegno, collegata allo studio dell'anatomia del corpo umano, come documentato da una serie di disegni anatomici a pastelli colorati.

Ventenne, iniziò una intensa attività nella realizzazione del Duomo di Milano: sono documentati molti suoi lavori, bozzetti per statue poi realizzati da altri scultori. Si ricordano, in particolare, i bozzetti per una Santa Marcellina e un Sant'Odilone.

Nel 1814 sposò Camilla Piantanida, figlia di un intagliatore di legno, e decise di trasferirsi a Roma, attratto dal mito della città eterna, dall'enorme patrimonio artistico e dalla possibilità di conoscere Antonio Canova.

Negli anni seguenti frequentò i corsi serali dell'Accademia Lombardo-Veneta e Palazzo Venezia e vinse numerosi premi. Venne annoverato tra gli "accademici di merito" dalla "insigne Romana Accademia delle Belle Arti detta di San Luca".

Nel 1823 l'artista si recò a Venezia, lavorando al monumento funebre da collocarsi ai Frari per il Canova, morto l'anno precedente: tale opera si protrasse fino al 1826 e venne inaugurata l'anno seguente. Sempre nel 1823, a Roma, divenne socio della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, di cui fu Reggente dal 1830, animandone costantemente l'attività artistica fino alla morte. Sua impresa straordinaria fu il progetto, da lui stesso attuato fra il giugno 1833 e il 1834, della ricognizione del sepolcro di Raffaello nel Pantheon, che ebbe una risonanza mondiale.

Il 1825, anno del giubileo, Fabris si recò a Roma, dove lavorò alacremente per la committenza ecclesiastica. Eseguì il ritratto del papa Leone XII, il cui originale in marmo si trova oggi nella sala del Mosaico in Vaticano. Partecipò inoltre con alcune incisioni alla “Mostra degli artisti bassanesi” organizzata a Bassano in occasione della visita dell'imperatore Francesco I.

A partire dal 1829 lavorò per il nuovo papa, Pio VIII, che ritrasse in diversi esemplari in gesso. Negli anni seguenti lavorò in modo assiduo tra Venezia e Roma.

Morì nel 1860 nella sua casa romana il 22 agosto. Ricopriva il ruolo di direttore generale dei Musei e delle Gallerie Pontificie.

Con i fondi lasciati dall'artista venne istituita a Nove nel 1875 la Scuola d'Arte serale per la Ceramica “Giuseppe De Fabris”, primo passo per la fondazione di quello che sarà uno dei più importanti istituti d'arte per la ceramica.

Nei locali della scuola d'Arte nel 1994 è stato allestito il Museo della Ceramica.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Agliè (Torino)[modifica | modifica wikitesto]

Bassano del Grappa[modifica | modifica wikitesto]

  • Museo civico, biblioteca e archivio, Addio di Ettore e Andromaca; Erma di G.B. Brocchi

Belluno[modifica | modifica wikitesto]

Cantalupo Sabino (Rieti)[modifica | modifica wikitesto]

Castel D'Azzano (Verona)[modifica | modifica wikitesto]

  • Busto dell'abate A. Cesaria

Città del Vaticano[modifica | modifica wikitesto]

Frascati[modifica | modifica wikitesto]

Milano[modifica | modifica wikitesto]

Napoli[modifica | modifica wikitesto]

Nove[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiesa parrocchiale, Monumento ai genitori, Monumento al parroco (contributi), Autoritratto, Madonna Addolorata
  • Museo della Ceramica, Erma di Giacomo Mellerio
  • Istituto d'arte "G. De Fabris", disegni, incisioni
  • Comune, Ettore e Andromaca, bronzo

Roma[modifica | modifica wikitesto]

Rieti[modifica | modifica wikitesto]

San Pietroburgo[modifica | modifica wikitesto]

Spoleto[modifica | modifica wikitesto]

Venezia[modifica | modifica wikitesto]

Vicenza[modifica | modifica wikitesto]

Vienna[modifica | modifica wikitesto]

  • Hofburg, Vaso con nozze di Alessandro e Rossane

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti
  • Il disegno nella scultura italiana dell'Ottocento tra Neoclassicismo e Restaurazione, il corpus dei disegni di G. De Fabris, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, Milano, 2008
  • Livia Alberton Vinco Da Sesso, DE FABRIS, Giuseppe, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 33, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1987.
  • Nico Stringa, Giuseppe De Fabris: uno scultore dell'Ottocento, Electa, 1994. (fonte per biografia e opere)
Approfondimenti

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Controllo di autoritàVIAF (EN50035069 · ISNI (EN0000 0001 1930 3819 · SBN BVEV194121 · BAV 495/8894 · CERL cnp00554581 · ULAN (EN500048921 · LCCN (ENn95081711 · GND (DE119389320 · BNF (FRcb149736185 (data)