Giuseppe Burzio

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Giuseppe Burzio
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Nato21 gennaio 1901 a Cambiano
Ordinato presbitero29 giugno 1924 dal vescovo Filippo Perlo, I.M.C.
Nominato arcivescovo8 maggio 1946 da papa Pio XII
Consacrato arcivescovo30 giugno 1946 dal cardinale Maurilio Fossati, O.SS.G.C.N.
Deceduto10 febbraio 1966 (65 anni)
 

Giuseppe Burzio (Cambiano, 21 gennaio 190110 febbraio 1966) è stato un arcivescovo cattolico italiano, diplomatico del Vaticano[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ordinato nel 1924[1], frequentò l'Accademia Pontificia Ecclesiastica nel 1926 e fu incaricato del servizio diplomatico della Santa Sede nel 1929 quando fu inviato in Perù come Segretario di 2ª classe. Successivamente prestò servizio in Cecoslovacchia come revisore dei conti (1935-1938), e come incaricato d'affari in Lituania (1938-1940), prima di essere inviato in Slovacchia nel 1940 come incaricato d'affari, sotto il regime slovacco di Jozef Tiso.[2] Papa Pio XII nominò Burzio per esercitare pressioni sul governo slovacco; Burzio informò il papa del peggioramento della situazione per gli ebrei nello stato fantoccio nazista, scatenando le proteste vaticane in favore degli ebrei[3], facendo anche pressioni dirette sul governo slovacco.[4]

Nel 1942 Burzio e altri riferirono a Tiso che i tedeschi stavano uccidendo gli ebrei deportati della Slovacchia. Tiso esitò inizialmente, ma poi si rifiutò di deportare i 24.000 ebrei rimasti in Slovacchia.[5] Quando la deportazione iniziò di nuovo nel 1943, Burzio sfidò il primo ministro Tuka sullo sterminio degli ebrei slovacchi. Il Vaticano condannò il rinnovo delle deportazioni il 5 maggio e l'episcopato slovacco emise una lettera pastorale in cui condannava il totalitarismo e l'antisemitismo l'8 maggio 1943.[2]

Nell'agosto 1944, la rivolta nazionale slovacca insorse contro il regime del Partito popolare. Le truppe tedesche furono inviate per sedare la ribellione e con loro arrivò la polizia di sicurezza incaricata di radunare gli ebrei rimasti in Slovacchia.[5] Burzio ha pregato Tiso direttamente di risparmiare almeno agli ebrei cattolici il viaggio e ha lanciato un ammonimento del Papa: "L'ingiustizia operata dal suo governo è dannosa per il prestigio del suo paese e i nemici la sfrutteranno per screditare il clero e la Chiesa in tutto il mondo."[2]

Dopo la guerra, fu ordinato arcivescovo titolare di Gortyna nel 1946. Fu nominato nunzio apostolico a Cuba nel 1950 e rassegnò le dimissioni nel 1955.[1]

Genealogia episcopale e successione apostolica[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Archbishop Giuseppe Burzio, su catholic-hierarchy.org.
  2. ^ a b c Livia Rothkirchen, The Churches and the Deportation and Persecution of Jews in Slovakia (PDF), su yadvashem.org, Yad Vashem. URL consultato il 3 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2013).
  3. ^ Phayer, p. 88.
  4. ^ Phayer, p. 89.
  5. ^ a b The Holocaust in Slovakia, su ushmm.org, the United States Holocaust Memorial Museum.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Nunzio apostolico in Bolivia Successore
Egidio Lari 2 maggio 1946 – 18 dicembre 1950 Sergio Pignedoli
Predecessore Arcivescovo titolare di Gortina Successore
Edward Joseph Hanna 8 maggio 1946 – 10 febbraio 1966 Victor Frederick Foley, S.M.
Predecessore Nunzio apostolico a Cuba e delegato apostolico a Porto Rico Successore
Antonio Taffi 18 dicembre 1950 – 7 gennaio 1955 Luigi Centoz
Controllo di autoritàVIAF (EN88821500 · ISNI (EN0000 0000 6233 5616 · SBN MILV210503 · GND (DE1065078358