Giulio Marinetti

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Giulio Marinetti
NascitaVerona, 4 giugno 1877
MorteComo, 26 luglio 1965
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Giulio Marinetti (Verona, 4 giugno 1877Como, 26 luglio 1965) è stato un militare italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Luigi Gaetano e Sofia Bracco, frequentò il Collegio Militare di Milano (ora Scuola Militare "Teulié") e successivamente la Regia Accademia per le Armi di Artiglieria e Genio di Torino, nel 1897 venne nominato sottotenente dell'Arma di Artiglieria.

Promosso tenente, venne destinato a un gruppo di artiglieria da costa e inviato in Tripolitania. Rientrato in Italia allo scoppio della prima guerra mondiale, si trovò a operare prima in Cadore, al comando di una batteria d'assedio del 9º Artiglieria da Fortezza, poi, promosso maggiore, fu trasferito al 39º Artiglieria da Campagna, impiegato nella primavera del 1916 sull'Altipiano di Asiago, nel corso della Strafexpedition austriaca, dove fu decorato con una medaglia d'argento al valor militare.

Passato al 34º Artiglieria da Campagna, trasferito sul Carso, si meritò una medaglia di bronzo al valor militare per i combattimenti sul Debeli del 5 e 6 giugno 1917, nel corso della decima battaglia dell'Isonzo.

Promosso tenente colonnello due mesi dopo, nel giugno del 1918, nel corso della Battaglia del Solstizio, si trova in linea sul Piave, al comando di un gruppo di batterie del suo reggimento. Il giorno 15, dopo ore di bombardamento sulle linee italiane, reparti d'assalto austriaci varcano il fiume, attaccano le batterie al comando di Marinetti, che, con i pochi artiglieri superstiti, si difese disperatamente, ma colpito dallo scoppio di una bomba a mano cadde gravemente ferito; per questa azione venne decorato con la medaglia d'oro al valor militare. Raccolto dagli austriaci, terminerà la guerra in prigionia e rientrerà in Italia dopo l'armistizio.

Nel 1919 viene assegnato al 23º Artiglieria da Campagna, e nominato poi aiutante di campo del re. Promosso colonnello nel 1926, gli viene assegnato il comando del 9º Artiglieria da Campagna[1]. Promosso generale di brigata nel 1934, fu nominato aiutante di campo generale del re[2]. Generale di divisione nel 1937, fu collocato in ausiliaria nel giugno del 1939. Allo scoppio della seconda guerra mondiale venne nominato comandante dell'Artiglieria della 2ª Armata, promosso generale di corpo d'armata nel 1941, fu collocato definitivamente in congedo nel dicembre dello stesso anno.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un gruppo di batterie situate in una posizione avanzata, attese con sicuro animo l’annunciato sferrarsi dell’attacco nemico. Rimaste isolate le batterie e avuto l’ordine di resistere fino all’estremo, con la presenza e con l’esempio incoraggiò l’ultima difesa, perché potessero essere tratte in salvo le batterie pesanti. Essendo state accerchiate alcune delle sue batterie, ordinò il fuoco di repressione sulle colonne avversarie, che ne trascinavano prigionieri i pochi serventi rimasti. Quindi, viste perdute le rimanenti batterie, raccolse i pochi superstiti nella casa del comando di gruppo e quivi si difese accanitamente col fucile e con bombe a mano finché, colpito al petto da una bomba lanciatagli da un avversario e gravemente ferito, si rovesciava all’indietro col suo consueto sorriso sulle labbra gridando: “Viva l'Italia!”.[3][4]»
— Musile, 15 giugno 1918
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con perizia diresse spostamenti del suo gruppo, sotto i tiri dell'artiglieria nemica. Portandosi le nostre fanterie in una nuova linea più arretrata, rimase con le sue batterie in una posizione antistante, per sostenere il ripiegamento. Sotto il violento fuoco dell'artiglieria avversaria, dopo aver diretto tiri efficacissimi da un osservatorio molto avanzato, accorse fra i suoi cannonieri alle batterie più controbattute, rinfrancandoli coll'esempio. Ferito da scheggia di granata, non volle allontanarsi, e mantenne con eguale valore e perizia il comando del suo gruppo anche nei successivi giorni, nei quali gli attacchi nemici si ripeterono.»
— Altipiano di Asiago (Vicenza), 25-28 maggio 1916[5]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Saputo che il comandante del reggimento era rimasto ferito sotto un ricovero colpito in pieno dal tiro nemico e che parecchi altri ufficiali e soldati di truppa erano rimasti morti o feriti e che tutte le comunicazioni erano state interrotte, sotto il persistente fuoco avversario concentrato sulle batterie, provvedeva, con le direttive dategli dallo stesso comandante di reggimento, a ristabilire le comunicazioni telefoniche, a colmare i vuoti, e a far proseguire ininterrotto il tiro. Eseguiva quindi una ricognizione più vasta e più minuta della zona e, benché sfinito dalla fatica, provvedeva, appena notte, a fare arretrare le batterie più esposte in zone meno battute.»
— Monte Debeli, 5-6 giugno 1917[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ F. Dell'Uomo - R. Di Rosa, L'Esercito Italiano verso il 2000 - I Corpi Disciolti - Vol. 2°, Tomo II, Roma, Stato Maggiore dell'Esercito - Ufficio Storico, 2001, p. 79, ISBN 88-87940-27-4.
  2. ^ Ministero della Guerra - Ispettorato dell'Artiglieria, Medaglie d'oro al valor militare concesse agli artiglieri, Lucca, Tipografia A. Croccolo, 1936, p. 21.
  3. ^ Fonte: Quirinale.
  4. ^ Ministero della Guerra - Bollettino Ufficiale del 1º aprile 1919
  5. ^ Ministero della Guerra - Bollettino Ufficiale del 23 ottobre 1917
  6. ^ Ministero della Guerra - Bollettino Ufficiale dell'8 marzo 1918