Giovanni Manca (fumettista)

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Giovanni Manca (Cagliari, 1889Bergamo, 1984) è stato un disegnatore, scenografo e fumettista italiano, ideatore nel 1930 del personaggio Pier Cloruro de' Lambicchi (scienziato-inventore della miracolosa “arcivernice” con la quale riesce a dare vita a disegni e ritratti, finendo per riportare in vita personaggi storici, i quali regolarmente gli si rivoltano contro con effetti comici).[1] protagonista di una serie a fumetti pubblicato sul Corriere dei Piccoli.[2][3][4]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Quando ha 17 anni, nel 1906, esordì come illustratore per due riviste pubblicate a Cagliari, La Cometa e La Bastioneide; nel 1908 si trasferì a Torino dove si iscrisse all'Accademia Albertina per studiate pittura ma abbandonò presto per collaborare come illustratore dal 1909 con i periodici Due Coppe, Torino Ride, Il Pasquino, Ma Chi è?, realizzando la grafica e vignette satiriche. Collabora poi dal 1910 al 1915 al Guerin Sportivo, La Donna, Numero e La Domenica dei Fanciulli. Partecipa anche alla Prima Esposizione Internazionale Umoristica di Rivoli del 1911, presentando caricature politiche e vignette satiriche. Realizza nel 1917 per Gabriele D'Annunzio il disegno di un leone che verrà poi riprodotto sul suo aeroplano. Nel 1918 comincia a collaborare per la Lattes Editori illustrando due libri: Ironie di Giovanni Saragat e Geni, Fate, Folletti di Wallace. Dopo la prima guerra mondiale incomincia a occuparsi di teatro lavorando come scenografo figurinista e arriverà a scrivere anche una commedia, Trianon, da cui poi trarrà nel 1930 un personaggio, Pier Cloruro de' Lambicchi, per una serie a fumetti che verrà pubblicata con successo sul Corriere dei Piccoli.[2][4]

Ritorna a occuparsi di illustrazione collaborando dal 1919 al 1922 tornando al periodico Pasquino,[2] che finì anche per dirigere[5] e poi, durante gli anni venti, collabora con molte altre testate come Il Mondo, Gazzetta del Popolo, Il Popolo Illustrato, Il Balilla, La Lettura oltre a realizzare cartelloni pubblicitari. Nel 1924 si trasferì a Milano dove venne incaricato di dirigere la rivista Il Guerrin Meschino.[2] Dal 1925 realizza fino al 1939 le copertina dell'Almanacco del Guerin Meschino, realizzandone anche illustrazioni fino al 1939.[3]

Massone, membro del Grande Oriente d'Italia, il 15.6.1925 fu richiesta la sua promozione al 4º grado del Rito scozzese antico ed accettato[6].

Negli anni trenta continua a collaborare con altre testate come La Domenica del Corriere, L'Illustrazione e Intrepido. Collabora inoltre con continuità dal 1927 al 1950 con il Corriere dei Piccoli per il quale, oltre a Pier Cloruro de' Lambicchili (1930), idea altri personaggi come Macarietto (ispirato a Macario, 1942) Don Gradasso Sbudelloni, Patatrac (1940), Tamarindo (1951);[2][3] come umorista collabora anche alle testate L'Uomo Qualunque, Il Travaso delle Idee, Il Monello e, come illustratore realizza vari volumi per ragazzi e una trasposizione a fumetti di Pinocchio sceneggiata da Pier Carpi e pubblicata nel 1967 da Gino Sansoni.[2][4]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • "Cinquanta Anni di Vita Italiana in Cento Caricature" (1960, Milano, organizzata dall’Associazione della Stampa, mostra personale di disegni umoristici.

Illustrazioni di libri[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pier Cloruro De' Lambicchi, su Fondazione Franco Fossati - Museo del fumetto, dell'illustrazione e dell'immagine animata. URL consultato il 25 novembre 2015.
  2. ^ a b c d e f Giovanni Manca - Cam, Victor, KK Italia curatore editoriale, disegnatore, su guidafumettoitaliano.com. URL consultato il 25 novembre 2015.
  3. ^ a b c FFF - Giovanni MANCA, su lfb.it. URL consultato il 31 ottobre 2019.
  4. ^ a b c (EN) Giovanni Manca, su lambiek.net. URL consultato il 31 ottobre 2019.
  5. ^ I giornali satirici e umoristici - Fondazione Franco Fossati, su lfb.it. URL consultato il 25 novembre 2015.
  6. ^ Elisabetta Cicciola, Ettore Ferrari Gran Maestro e artista fra Risorgimento e Antifascismo. Un viaggio nelle carte del Grande Oriente d'Italia, Mimesis, Milano, 2021, p. 142, 42, Pratica 34657.
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