Giardino di Daniel Spoerri

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Giardino di Daniel Spoerri
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàSeggiano
Indirizzoloc. Pescina
Coordinate42°55′21.61″N 11°34′09.2″E / 42.92267°N 11.569221°E42.92267; 11.569221
Caratteristiche
TipoParco artistico
Istituzione1997
DirettoreBarbara Räderscheidt

Il giardino di Daniel Spoerri è un parco artistico situato nel comune di Seggiano, in provincia di Grosseto.

Il parco-giardino si estende su di una proprietà di circa 16 ettari tra il borgo di Seggiano e la frazione di Pescina, sul monte Amiata, in una località indicata geograficamente con il nome di Paradiso.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il parco è stato ideato dall'artista Daniel Spoerri, il quale dopo aver vissuto a New York, a Simi, a Düsseldorf, Parigi ed in altre parti del mondo, arrivò negli anni novanta in Toscana, prima a Arcidosso e poi a Seggiano nel 1992,[3] dando vita in quest'ultimo luogo, presso la sua abitazione-laboratorio, al progetto di un parco-museo di sculture ed installazioni.

La fondazione "Il Giardino di Daniel Spoerri - Hic Terminus Haeret", riconosciuta dal ministero della cultura, è stata istituita nel 1997[2] congiuntamente all'inaugurazione del parco, che oltre ad opere dell'artista svizzero, accoglie ed espone installazioni di più di quaranta artisti diversi.[1][2][4] Negli anni la fondazione si è dotata di una vasta biblioteca specializzata in storia dell'arte.[4][5]

Opere esposte[modifica | modifica wikitesto]

Il percorso, all'interno dei 16 ettari di parco, si dipana fra ampi spazi erbosi e boschetti con un andamento apparentemente casuale;[2] le opere d'arte contemporanea si dispongono in ordine sparso integrandosi e mimetizzandosi nel paesaggio.[2] Oltre al percorso scultoreo esiste anche un percorso botanico in cui molte piante sono contraddistinte da un cartellino che ne sottolinea la specie e le curiosità. Inoltre, per ogni artista presente nel parco è presente un esemplare di olivo tipico del territorio e noto con il nome di "olivastra seggianese".

Opere di Daniel Spoerri[modifica | modifica wikitesto]

Questo l'elenco delle opere artistiche presenti nel parco che sono state realizzate da Daniel Spoerri:[6]

  • Bibendum, 1998, bronzo.
  • Colonna del ri-nascimento, 1987-1991, bronzo.
  • Tavolo di marmo, 1992, gambe di scarti di fonderia.
  • Unicorni/Ombelico del mondo, 1991, nove pezzi in bronzo.[2]
  • Idolo, 1990, bronzo.
  • Ingresso vietato senza pantofole, 1986, bronzo.
  • Colazione eterna, 1994, bronzo.
  • Pranzo eterno, 1994, bronzo.
  • Il gocciolatoio di tritacarne, 1962-1991, bronzo.
  • La tazza, 1991, bronzo e capitelli in marmo rosso di Venezia.
  • I giocolieri, 1985, sette figure in bronzo.
  • I giurati, 1985, dodici figure in bronzo e scala in tufo.
  • I manichini, 1992, sette figure in bronzo.
  • Guerrieri della notte, 1982, tredici pezzi in bronzo.[2]
  • Tintin - l'elefante, 1993, bronzo.
  • Albero dei crani, 1993, bronzo.
  • Mazzo di fiori, 1994, ferro, specchio, marmot.
  • La bella e la bestia, 1985-1996, bronzo.
  • Il diavolo e la donna impudica, 1985-1997, bronzo, pietra e filo spinato.
  • Santo Grappa, 1970, bronzo.
  • Il licantropino, 1997, bronzo.
  • Capella dei crani, 1997, collezione di crani di monaci tibetani, crani di scimmia e teste di mummie egiziane e copte.
  • La tomba del poeta, 1997, bronzo, edera, pietra.
  • La voliera degli uccelli addormentati, 1997, collezione di nature morte tra il XIX e il XX secolo, bronzo, ferro, mattoni.
  • La serra dei fiori elettrici, 1997, struttura in alluminio.
  • Il galletto e la mantide irreligiosa, 1992, bronzo.
  • Divano d'erba, 1985-1993, erba, ferro, terra.[2]
  • Sentiero murato labirintiforme, 1996-1998.[2]
  • Il guardone, 1996-1998, oculare, ferro, bronzo.
  • Chambre No. 13 de l'Hotel Carcasonne, Rue Mouffetard 24, Paris, 1959-1965, 1998, bronzo.[2]
  • Forno Trullo-teste-fumanti, 1995-2000, pietra, bronzo.
  • La fossa comune dei cloni, 2000, bronzo, mattoni.
  • La piramide della donna sul bastone nodoso, 1999-2001, ferro, bronzo.
  • Otto incubi magri, 2002, bronzo.
  • La Bersagliera, 2002-2003, bronzo.
  • Mucchio di ferri da cavallo e catene, 2004-2005, pietra, ferro, colore.
  • L'Orto delle urne, 2005, bastoni da passeggio, urne e piante di pomodori.
  • Bianco? Nero?, 2005, bronzo, ferro.
  • Corridoio di Damocle, 2002-2008, ferro, falce.
  • Duodecim ultimae cenae de claris mulieribus, 2008, marmo di Carrara.
  • Il pontecino del gorilla, 2008, bronzo, mattoni.
  • "Tarot", 2008, bronzo.
  • Il Fantasma, 2011, marmo delle cave Michelangelo di Carrara.
  • Le rane acrobatice, 2008, bronzo.
  • Il funerale del tableau-piège, 1982-2012, bronzo.
  • Buddha nell'albero, 2009, bronzo.

Opere di altri artisti[modifica | modifica wikitesto]

Questo l'elenco delle opere scultoree presenti nel parco:[6]

  • Eva Aeppli (Zofingen, 1925 – Honfleur, 2015)[6]
    • Alcune debolezze umane, 1994, bronzo su basamento di marmo verde.
    • L'altro lato, 1974-1980, bronzo.
    • Erinni (Furie), 1977-1978, 1999, bronzo su colonne di marmo nero.
    • I Pianeti, bronzo su colonne di marmo rosa.
    • Lo Zodiaco, 1979-1980, 1999, bronzo su colonne di marmo giallo.
    • Nove aspetti astrologici, 1977-1984, 2000, bronzo su colonne di basalto.
    • Othello e Desdemona, 1990-1991, tessuto, ferro e motore.
  • Arman (Nizza, 1928 – New York, 2005)[6]
    • Monumento sedentario, 1999-2000, ferro, aratri, morgani, rastrelli.
  • Till Augustin (Bernried am Starnberger See, 1951)[6]
    • Il nodo gordiano, 1998-2001, filo di acciaio zincato a fuoco.
  • Ay-o (Ibaraki, 1931)[6]
    • Banzai, Banzai, Banzai, 1983-2001, bronzo.
  • Roberto Barni (Pistoia, 1939)[6]
    • Continuo, 1995-2000, bronzo.
  • Giampaolo di Cocco (Firenze, 1947)[6]
    • Trivial/Catalina III, 1992-2008, ferro zincato, marmo inciso, vetro.
    • Ars Moriendi, 2006, legno, piombo, resina.
  • Erik Dietman (Jönköping, 1937 – Parigi, 2002)[6]
    • Les nains diaboliques protégent les oliviers et Dadanier, 1998, ghisa.
  • Ugo Dossi (Monaco, 1943)[6]
    • Il Bacio, 2010, ferro.
  • Katharina Duwen (Monaco, 1962)[6]
    • Rifiuti dell'età del bronzo, 1997, bronzo, pietra.
  • Olivier Estoppey (Lucerna, 1951)[6]
    • Dies Irae (Jour de colere), 2001-2002, cemento armato.
  • Karl Gerstner (Basilea, 1930)[6]
    • Il bosco di Platone, 1998, idropittura su tronchi d'albero.
  • Luciano Ghersi (Genova, 1952)[6]
    • Il ritrovo dei fachiri, 1998, ferro, ottone, filo spinato.
  • Alfonso Hüppi (Friburgo, 1935)[6]
    • La torre degli amanti, 1997, mattoni, bronzo, ferro, marmot.
    • La doccionella pisciona, 1977-2000, bronzo.
  • Dani Karavan (Tel Aviv, 1930)[6]
    • Adamo ed Eva, 2002, olivo dorato.
  • Jürgen Knubben (Rottweil, 1955)[6]
    • Due lenti d'accaio, una torre pendente e cinque geodi, 1997-2002, acciaio, pietre preistoriche.
  • Zoltan Ludwig Kruse (1954)[6]
    • I tre troni, 2001, bronzo, ferro, pietra, rame.
  • Juliane Kühn (Marburg, 1967)[6]
    • Nanetto da giardino schiacciato, 2000, vetroresina.
  • Nam June Paik (Seul, 1932 – Miami, 2006)[6]
    • "Fai qualcosa grande come la Torre Eiffel", marmo.
  • Bernhard Luginbühl (Berna, 1929 – Langnau im Emmental, 2011)[6]
    • Monumento al contadino, 1998, ferro.
  • Ursi Luginbühl (Basilea, 1936)[6]
    • Il guardiano della soglia, 1997-2000, bronzo.
  • Luigi Mainolfi (Rotondi Valle Caudina, 1948)[6]
    • Terra fertile, 1999-2000, ferro, terracotta.
  • Luciano Massari (Carrara, 1956)[6]
    • Isola nell'isola, 2007, marmo di Carrara.
  • Aldo Mondino (Torino, 1938 – 2005)[6]
    • Grande Arabesque, 1995, bronzo.
  • Birgit Neumann (Offenbach, 1957)[6]
    • Coda cavallina (Equiseto), 1977, ceramica.
  • Josef Maria Odermatt (Stans, 1934 – Oberdorf, 2011)[6]
    • Senza titolo, ferro.
  • Meret Oppenheim (Berlino, 1913 – Basilea, 1985)[6]
    • Fontana di Hermes, 1966, bronzo, mattoni in basaltino, pietra.
  • Graziano Pompili (Fiume, 1943)[6]
    • Poeticamente abita l'uomo, 2006, croste di marmo, erba.
  • Josef Pleier (1959)[6]
    • Pietra solare, 2003, basalto.
  • Bernhard Pras (Roumazières, 1952)[6]
    • Inventario/Donna e bambino, 2008, plastica, ceramica.
  • Giovanni Rizzoli (Venezia, 1963)[6]
    • Pleasurepain (Extasi), 2002, bronzo.
  • Rosa Roedelius (Forst, 1975)[6]
    • Il sogno della torta, 2010, ferro.
  • Dieter Roth (Hannover, 1930 – Basilea, 1998)[6]
    • Fax scampanellante, 1970, 1998, computer, tronchi di ciliegio, edera.
  • Susanne Runge (Monaco, 1959)[6]
    • Scala mobile – banco immobile, 2000, alluminio.
  • Kimitake Sato (Hiogo, 1969)[6]
    • Maschera Zura in stile origami, 2000, ferro.
  • Uwe Schloen (Kuhstedt, 1958)[6]
    • Villaggio di bunker, 1994-2000, legno, piombo.
  • Pavel Schmidt (Bratislava, 1956)[6]
    • Non aprire prima che il treno sia fermo, 1996-1997, ferro, pietra.
    • Acqua majm wasser l'eau water voda nero agua, pompa in ghisa.
  • Nora Schöpfer (Innsbruck, 1962)[6]
    • Spazio-tempo (Volume virtuale), 2006, filo plastificato.
  • Martin Schwarz (Winterthur, 1946)[6]
    • Piccola Svizzera, 2006, bronzo.
  • Esther Seidel (Ludwigsburg, 1964)[6]
    • Il visitatore, 1998-2000, bronzo.
    • Il veggente, 1996-1997, bronzo, travertino, design dello spazio per l'installazione di Patrick Steiner.
  • Carolein Smit (Amersfoort, 1960)[6]
    • Grotta di Maddalena, 2006-2008, ceramica bianca.
  • Jesús-Rafael Soto (Ciudad Bolivar, 1923 – Parigi, 2005)[6]
    • Penetrabile sonoro, 1997, telaio in ferro con tubi in alluminio.
  • Mauro Staccioli (Volterra, 1937 – Milano, 2018)[6]
    • Arco rampante, 2008-2009, acciaio corten.
  • Paul Talman (Zurigo, 1932 – Ueberstorf, 1987)[6]
    • Cattedrale no. 6, 1987, marmo bianco di Carrara su basamento di marmo nero.
  • André Thomkins (Lucerna, 1930 – Berlino, 1985)[6]
    • 21 Palindromi, 1968, lettere in ceramica su targhe stradali.
  • Jean Tinguely (Friburgo, 1925 – Berna, 1991)[6]
    • Grande lampadario per D.S., ferro, motore, lampade, ossa.
    • Othello e Desdemona, 1991, ferro, motore, tessuto.
  • Roland Topor (Parigi, 1938 – 1997)[6]
    • La lettrice sarta, 1997, bronzo, marmo.
    • Bozzetto originale di Mamma Muntagna, 1976, realizzata nel 2005 da Esther Seidel e Simone d'Angiolo, pietra di sabbia.
  • Not Vital (Sent, 1948)[6]
    • Daniel Nijinski Superstar, 1997, resina sintetica.
  • Paul Wiedmer (Burgdorf, 1947)[6]
    • Drago, 1998, ferro, edera, vite.
  • Erwin Wurm (Bruck an der Mur, 1954)[6]
    • Doppelhose, 2011, bronzo laccato.[7]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Magdalena Kauz (regia), Der Garten des Daniel Spoerri, Vienna, ORF, 1999 (VHS, 55 minuti).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Il Giardino di Daniel Spoerri, sito ufficiale.
  2. ^ a b c d e f g h i j Mariachiara Pozzana, I giardini di Firenze e della Toscana. Guida completa, Firenze, Giunti Editore, 2011, pp. 148.
  3. ^ Matteo Chini, Pop art. Miti e linguaggio della comunicazione di massa, Firenze, Giunti Editore, 2003, p. 91.
  4. ^ a b La fondazione, Il Giardino di Daniel Spoerri, sito ufficiale.
  5. ^ Marco Bazzini, Stefano Pezzato, Daniel Spoerri: non per caso, Prato, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 2007.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am an ao ap aq ar as at au av aw ax ay Gli artisti, Il Giardino di Daniel Spoerri, sito ufficiale.
  7. ^ Fiora Bonelli, La Doppelhose di Wurm arriva da Spoerri. Domani l'inaugurazione della nuova scultura installata nello splendido giardino a due passi da Seggiano, Il Tirreno, 31 marzo 2013. URL consultato il 24 aprile 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Barbara Räderscheidt, Carlo Innocenti, Il giardino di Daniel Spoerri, Firenze, Maschietto & Musolino, 2000.
  • Anna Mazzanti, Il giardino di Daniel Spoerri, Prato, Gli Ori, 2003.
  • Matteo Chini, Pop art. Miti e linguaggio della comunicazione di massa, Firenze, Giunti Editore, 2003, p. 91.
  • Sandro Parmiggiani, Palazzo Magnani, Daniel Spoerri: la messa in scena degli oggetti, Milano, Skira, 2004, pp. 105 a seguire.
  • Marco Bazzini, Stefano Pezzato, Daniel Spoerri: non per caso, Prato, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 2007.
  • Silvia Abbruzzese, L'Odissea del Giardino. Otto speculazioni di Silvia Abbruzzese, con fotografie di Barbara Räderscheidt e Susanne Neumann, Vercelli, Mercurio, 2009.

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