Gaspero Bruschi

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Gaspero Bruschi (Firenze, 27 ottobre 1710Firenze, 1780) è stato uno scultore e ceramista italiano.

Gaspero Bruschi, Arrotino. Ginori a Doccia, (1745?). Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia.[1]

Dopo le prime esperienze scultoree in marmo, di età giovanile, si dedica alla realizzazione di sculture in porcellana, in qualità di capo modellatore della manifattura Ginori a Doccia sin dal 1737 anno in cui Carlo Ginori inaugura la fabbrica, fino alla morte avvenuta a Firenze nel 1780.

A Gaspero Bruschi vengono assegnate le più impegnative opere plastiche che consentiranno alla produzione docciana di rivaleggiare, sin dall'inizio della sua attività, con le più prestigiose manifatture di porcellana europea: Meissen, Vienna e Sévres.

Il suo modellato traduce fedelmente sia le opere degli scultori barocchi e tardo barocchi di scuola fiorentina, come Alessandro Algardi, Girolamo Ticciati, Giuseppe Piamontini, Giovanni Battista Foggini, e Massimiliano Soldani Benzi sia i soggetti tratti dal repertorio classico ed ellenistico, con una tecnica esecutiva appena nata in Occidente e in continuo perfezionamento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sin dall'età giovanile studia all'Accademia delle arti del disegno di Firenze. Allievo di Girolamo Ticciati si metterà in luce con il ritratto in terracotta di Gian Gastone dei Medici e per un Mercurio in pietra per l'arco di porta San Gallo a Firenze.

Assunto da Carlo Ginori per la costituenda fabbrica di Doccia intorno al 1737 eserciterà sin dal 1740 varie funzioni: capomodellatore e supervisore dei lavoranti sopra la ruota oltre a quello importante di magazziniere e quindi responsabile di tutti i modelli prodotti dalla fabbrica nonché dei pagamenti ai lavoranti, come attesta un documento del 1743. La fiducia di Carlo Ginori nei confronti del Bruschi è ulteriormente attestata con l'incarico, nello stesso anno e in qualità di magazziniere, di responsabile del negozio di porcellane in via dei Ginori.[2] Non solo: sovrintenderà anche alla produzione pittorica e quindi ai rapporti con tutti i decoratori di Doccia fra cui il maggiore, Carl Anreiter, come attestato dalle istruzioni per il signore Gaspero Bruschi per il regolamento e direzione particolare degli scultori, Formatori e Pittori del 27 ottobre dei 1747 in cui nuovamente gli vengono confermate le incombenze in ordine alla custodia e cura di tutti i manufatti di fabbrica e quelle nei confronti dei lavoranti per i quali (con istruzioni ben motivate) dovrà essere di insegnamento e guida:

«Sarà sua principal cura far tenere esattissima custodia di tutte quelle forme e modelli, Disegni ed altro che in qualunque modo esista nella fabbrica e cercherà che le prime forme, campioni, massi, cere. ... Attenderà particolarmente al buon gusto dei lavori e perciò anderà tre o quattro volte ogni giorno rivedendo tutte le stanze e Lavoranti ... dovrà poi avere una più particolare assistenza per insegnare a tutti quelli che sono commessi alla sua scuola, e che stanno continuamente nelle sue Stanze e sotto i suoi occhi ... Rivederà anche particolarmente i Pittori di porcellane, di Maiolica e li Stampatori acciò che faccino con buon gusto, mettendogli sempre in vista i migliori originali perché possino imitarli ...[3]»

Molteplici sono quindi i compiti affidatigli da Carlo Ginori per i quali, come sostiene Alessandro Biancalana, si viene ad individuare per lui la figura quasi di un direttore artistico, mansione che lo vedrà fedele interprete degli ambiziosi desideri del fondatore della manifattura di porcellane.[3]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

La dove presenti si riportano alcuni stralci dalla fitta corrispondenza fra il Marchese Ginori e il Bruschi utili a confermare l'attribuzione delle opere allo stesso.

Gaspero Bruschi (?), Venere dei Medici (statua a grandezza naturale). Ginori a Doccia, 1747 c. Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia.

Di questa celebre opera si conoscono due versioni policrome e una bianca tutte in porcellana più una piccola in maiolica policroma.[4] Le due policrome sono conservate al Los Angeles County Museum of Art[5] e al Nationalmuseum di Stoccolma. Quella bianca nella collezione Corsini. A questi gruppi fa riferimento un documento del 1744:

«[..] incirca alla Pietà, è fatta la base in sorbo scorniciata ed è messo insieme il Piano, con il Sepolcro, salvo che le figure, siccome ancora il monte Calvario è messo insieme e attaccato la quale Lo consegnerò al signor Bruschi per farci i pezzi che ci abbisognano[6]»

Le fogge[12] traggono spunto da tre modelli scultorei: una scultura in marmo di derivazione ellenistica, un bronzo di Massimiliano Soldani Benzi e uno del Foggini. A conferma compare nella corrispondenza epistolare di fabbrica menzione di due dei tre modelli: "Si sta mettendo insieme il Gruppo di Amore e [P]Siche che non è riescito cattivo [..]" e più avanti "Il gruppo della Capra va adesso in fornace e cotto si manderà subito quello di Amore e Psiche non riesce cattivo, di egual colore e saldo, salvo che le teste non si accostano quanto l'originale, ma però pole stare."[10]

Della buona riuscita dei diversi modelli Carlo Ginori chiede conto più volte al Bruschi durante il 1747 e l'attesa è testimoniata da una lettera in cui spera che "L'Amore e Psiche sia bene riescito, e messa assieme de due quello che riescirà meglio [..]".[10]

«Abbiamo sentito l'intenzione del Signor Senatore Padrone in quanto a attaccare i rapporti avanti alla statua dell'Arrotino. Bisogna prima sapere che quando si sforna un pezzo così Grandi si dura fatica a reggerlo che Bisogna subito tagliare i pezzi, poi essendo sottili e fragili per esser Grandi, non ci vien permesso il padronarli più, in questo caso mi pare si farebbe dei rapporti alla cieca, senza sapere di dove si partono in alcuni luoghi facili come sarebbe le Braccia gli vado facendo, poi resta difficile essendo secco che non si polle attaccar bene [..]; essendo cotto se qualche pezzo sbieca sarà difficile accomodarlo [..] insomma a voler far questo Bisogna farlo avanti di metterlo in pezzi, quando è fresco e intero che si vede cosa si fa [..] questo è quanto mi pare per fare con giudizio e reflessione.»

Di seguito i soggetti di cui non sappiamo l'eventuale collocazione o se sono andati perduti, ma che sono descritti nei documenti d'archivio:[24]

  • Caino e Abele, (1747).
  • Arianna e Bacco, (1749), da un modello del Foggini.
  • Ercole e Jole, (1747), da un modello probabilmente del Foggini.
  • Pan e Siringa, (1747), da un modello del Foggini.
  • Un pilastrino con putto
  • Vasi con le medaglie delle Duchesse e dei Duchi di Lorena.
  • Fauno, (1748), da una forma presumibilmente di Massimiliano Soldani Benzi.
  • Adone, (1748), da un modello di Giovan Battista Foggini.
  • La lotta grande, (1754), da un modello di Massimiliano Soldani Benzi.
  • Desert del Vesuvio, (1754).
  • Desert della Fonte, (1754).
  • Testa di Seneca, (1754).
  • Testa di Adriano, (1754). La forma è di Francesco Lici dall'antico.
  • Macchina degli Schiavi della Marina, (1754).
  • Ermafrodito, (1754). Forma di Vincenzo Foggini dall'antico.
  • Vaso, (1754).
  • Venere che spenna amore, (1755). Su modello di Massimiliano Soldani Benzi.
  • Amore e Psiche, (1755). Già eseguito precedentemente potrebbe trattarsi di un'opera policroma.
  • Caramogi, anteriori al (1757).
  • Bustini, anteriori al (1759).
  • Manico da vaso di bottiglia, (1774).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Alessandro Biancalana, p. 45.
  2. ^ Alessandro Biancalana, p. 41.
  3. ^ a b Alessandro Biancalana, p. 42.
  4. ^ Alessandro Biancalana, p. 44.
  5. ^ The Pietà, su collections.lacma.org. URL consultato il 30 agosto 2015.
  6. ^ Nel luglio 1744, lo stesso figlio di Massimiliano, Ferdinando Soldani Benzi, aveva ricevuto un cospicuo pagamento per prezzo di una forma di un gruppo rappresentante una pietà. Si dovrebbe trattare della forma di un importante gruppo, del quale oggi conosciamo tre esemplari in porcellana: quello di proprietà dei principi Corsini in bianco e due versioni policrome, la prima conservata al Los Angeles County Museum of Art e l'altra al Nationalmuseum di Stoccolma. In: Alessandro Biancalana, pp. 42-43.
  7. ^ Alessandro Biancalana, p. 48.
  8. ^ Alessandro Biancalana, p. 49.
  9. ^ Alessandro Biancalana, p. 47.
  10. ^ a b c Alessandro Biancalana, p. 46.
  11. ^ " [..] negli inventari sono rammentati due distinti modelli di Amore e Psiche: uno tratto da Giovan Battista Foggini, il modello di riferimento del quale è certamente il bronzo oggi conservato al Detroit Institute of Arts, con la forma eseguita nel 1748 dal figlio Vincenzo Foggini, e l'altro che deriva da un bronzo di Massimiliano Soldani Benzi, oggi a Berlino. Di quest'ultimo si conosce anche la realizzazione in porcellana, nelle collezioni del Museo civico d'arte antica a Torino [..]." In: Alessandro Biancalana, pp. 54-55.
  12. ^ Foggia, nel significato di forma in cui si presenta una cosa. "Foggia", su Treccani.it, su treccani.it. URL consultato il 22 giugno 2010.
  13. ^ Ginori Manufactory, Doccia, Paris, su liechtensteincollections.at. URL consultato il 14 settembre 2015.
  14. ^ Alessandro Biancalana, p. 51.
  15. ^ Gasparo Bruschi, Il fauno, Torino, Palazzo Madama, su palazzomadamatorino.it. URL consultato il 13 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2014).
  16. ^ The Bristol Collection.
  17. ^ Alessandro Biancalana, p. 53.
  18. ^ In questa missiva il Bruschi manifesta alcune perplessità, di natura tecnico esecutiva, sugli ordini del marchese Ginori per la realizzazione di una scultura di così grandi dimensioni (quasi a grandezza naturale). In: Alessandro Biancalana, p. 45.
  19. ^ San Pietro
  20. ^ Mercury and Argus and Perseus and Medusa, su getty.edu. URL consultato il 1º ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2014).
  21. ^ The Rape of Proserpina, su metmuseum.org. URL consultato il 1º ottobre 2010.
  22. ^ Museo Duca di Martina, Le Collezioni nel Museo, su polomusealenapoli.beniculturali.it. URL consultato il 1º marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2015).
  23. ^ L'attribuzione a Gaspero Bruschi di questo gruppo in porcellana è avvenuta durante i lavori di restauro ad alcuni ambienti del castello. Di quest'opera si conoscono tre varianti documentate negli inventari dei modelli della fabbrica Ginori. In Quaderni Amici di Doccia, numero V - 2011 (PDF), su palazzomadamatorino.it. URL consultato il 10 aprile 2014.
  24. ^ Alessandro Biancalana, pp. 56-57.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Biancalana, Porcellane e maioliche a Doccia. La fabbrica dei marchesi Ginori. I primi cento anni, Firenze, Polistampa, 2009, ISBN 978-88-596-0630-7.
  • Cristina Maritano, Il Monte Calvario di Gaspero Bruschi ritrovato e un crocefisso fiorentino in argento, in Quaderni amici di Doccia N° 15, Firenze, Polistampa, 2012.

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