Fulvia fragilis

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Fulvia fragilis
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
PhylumMollusca
SubphylumConchifera
ClasseBivalvia
SottoclasseHeterodonta
OrdineVeneroida
SuperfamigliaCardioidea
FamigliaCardiidae
SottofamigliaLaevicardiinae
GenereFulvia
SpecieF. fragilis
Nomenclatura binomiale
Fulvia fragilis
(Forsskål in Niebuhr, 1775)
Sinonimi

Cardium fragile
Forsskål in Niebuhr, 1775

Fulvia fragilis (Forsskål in Niebuhr, 1775) è un mollusco bivalve della famiglia Cardiidae[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La specie presenta una conchiglia abbastanza fragile (da cui l'epiteto specifico fragilis), con valve dal contorno grossolanamente circolare di colorazione variabile: esternamente si presenta bianco-giallastra o beige, con una macchia porpora sull'umbone, mentre internamente è biancastra con tracce violacee.[2]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La specie è diffusa nella parte occidentale dell'oceano Indiano, compresi il golfo Persico e il mar Rosso. Attraverso il canale di Suez è penetrata nel mar Mediterraneo (migrazione lessepsiana) ove è stato segnalata per la prima volta nel 1955 nelle acque israeliane; successivamente è stata segnalata anche in Turchia, Grecia Tunisia e Spagna.[2] Nel 2005 si è avuta una prima segnalazione della sua presenza nel mar Tirreno[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Fulvia fragilis, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 27 gennaio 2016.
  2. ^ a b (EN) Fulvia fragilis, su Atlas of Exotic Species in the Mediterranean, CIESM - Mediterranean Science Commission. URL consultato il 27 gennaio 2016.
  3. ^ Crocetta F., Prime segnalazioni di Fulvia fragilis (Forskal in Niebuhr 1775) (Mollusca Bivalvia Cardiidae) per i mari italiani, in Boll. Malacol., vol. 41, (5-8), 2005, pp. 23-24.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Fulvia fragilis (PDF), su ISPRA. URL consultato il 27 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2016).