Francesco Pianta

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Autoritratto come Cicerone in difesa della scultura, sala capitolare della Scuola Grande di San Rocco, Venezia

Francesco Pianta, o come si firmava egli stesso Franciscus Planta Iunior, passato all'italiano come Francesco Pianta il Giovane o junior (Venezia, 1634Venezia, 27 novembre 1692), è stato un intagliatore italiano cittadino della Repubblica di Venezia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Venezia nella parrocchia di San Samuele da Alvise e Iseppa Cassani in una famiglia di intagliatori: anche il nonno paterno, Francesco, e gli zii, Antonio e Alessandro, lo erano. Proprio dagli zii dovette apprendere il mestiere in quanto il padre Alvise ere morto prematuramente nel 1640[1].

Tintoretto difensore della Pittura, sala capitolare della Scuola Grande di San Rocco, Venezia

Già poco più che ventenne risultava proprietario di una bottega e iscritto all'arte degli intagliatori in cui spesso verrà eletto come rappresentante. Scultore in legno apprezzato alla sua epoca sia per l'abilità tecnica che per le sofisticate simbologie di alcune sue opere passò nell'oblio riservato ai barocchi per ritrovare l'attenzione della critica nel Novecento avanzato.

L'interesse fu suscitato dalle poche sue opere note: l'esteso ciclo dei dossali nella sala capitolare della Scuola Grande di San Rocco e la cassa del grande orologio nella sagrestia dei Frari. Altre probabili opere sono ancora sottoposte al vaglio delle ipotesi di attribuzione. Di altre due una statua lignea dipinta di San Giovanni da Capestrano e una di Santa Chiara, perdute, ci rimangono solo le memorie di qualche antico studioso. Tuttavia è possibile che gran parte della sua attività fosse dedicata alla produzione di mobilio. Attività che comunque gli consenti di accumulare una certa ricchezza distribuita dal testamento tra opere di carità e i nipoti, non avendo avuto figli.

In questo testamento si elencano anche una cinquantina di volumi comprendente, oltre all'Iconologia del Ripa, anche testi sull'ermetismo e l'alchimia. Fatto piuttosto eccezionale a quel tempo per uno che era considerato un artigiano, per quanto abile[1].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

La boiserie di San Rocco che lo vide impegnato per quasi dieci anni dal 1657 e che ha particolarmente incuriosito la critica novecentesca e prima (nel 1937) Giuseppe Marchiori definì «surrealista»[2] poi Mario Praz ricondusse all'iconologia sebbene ritenesse queste sculture sovversive di qualsiasi ordine[3]. In realtà il Pianta si dedicava a rielaborare con altre simbologie e quindi con altri messaggi da interpretare gli enunciati del Ripa. È così annunciate dalle lunga «pergamena» scolpita con la statua di Ermete si sussegue l'alternarsi, tra luce oscurità, di sculture simboleggianti il percorso intimo destinato ai confratelli[4]. Non soltanto l'artista si ritrae come Cicerone in difesa della scultura ma anche, cosa inconsueta firma tutte le singole sculture[1]. Come atto di umiltà rappresenta anche il Tintoretto in difesa della pittura, pienamente conscio del ciclo pittorico con cui è obbligato a confrontarsi qui.

Orologio di Stefano Panata con la cassa scolpita da Francesco Pianta, sagrestia di Santa Maria Gloriosa dei Frari

Molto più piccola ma ugualmente interessante è la cassa dell'orologio di Stefano Panata con l'intricata figurazione destinata a ricordare il timore del tempo che scorre: «i trionfi d’un tiranno dei quali tu stesso ogni momento ne fai la prova» come il Pianta ricorda nell'iscrizione nascosta dietro le portelle[5].

Galleria di immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Massimo De Grassi, Francesco Pianta, in Treccani.it – Enciclopedie on line, vol. 83, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015.
  • Giuseppe Marchiori, Un intagliatore surrealista del Seicento, Francesco Pianta junior, in Emporium, LXXXVI, 1937, pp. 551-556.
  • Mario Praz, Le bizzarre sculture di Francesco Pianta, Venezia, Sodalizio del Libro, 1959.
  • Massimo Favilla e Ruggero Rugolo, Venezia Barocca : Splendori e illusioni di un mondo in ‘decadenza’, Roma, Sassi, 2009.
  • Paola Rossi, Geroglifici e figure ‘di pittoresco aspetto’: Francesco Pianta alla Scuola Grande di S. Rocco, Venezia, Istituto veneto di lettere, scienze ed arti, 1999.
  • Ettore Merkel, Francesco Pianta il Giovane, stravagante intagliatore veneziano, in "Archivio Veneto", serie V, CLIV, 2000, pp. 39-76, 193-194.

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