Francesco Paolo Fulci

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Francesco Paolo Fulci
L'Amb. Francesco Paolo Fulci

Ambasciatore d'Italia in Canada
Durata mandato1980 –
1985
Capo di StatoSandro Pertini
PredecessoreGiorgio Smoquina
SuccessoreValerio Brigante Colonna

Rappresentante Permanente presso la NATO
Durata mandato1985 –
1991
PredecessoreSergio Romano
SuccessoreEnzo Perlot

Rappresentante permanente dell'Italia presso l'ONU
Durata mandato5 aprile 1993 –
1999
Capo di StatoOscar Luigi Scalfaro
PredecessoreVieri Traxler
SuccessoreSergio Vento

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità degli Studi di Messina
ProfessioneDiplomatico

Francesco Paolo Fulci (Messina, 19 marzo 1931Roma, 21 gennaio 2022) è stato un diplomatico italiano, già ambasciatore presso le Nazioni Unite. In pensione dal 2000, ha collaborato con il Gruppo Ferrero divenendone vice presidente e quindi presidente dell'Azienda Ferrero Italia dal 2011 al 2019[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio dell'ingegnere Sebastiano Fulci, che fu deputato del PLI dal 1967 al 1972, si è laureato con lode in giurisprudenza nel 1953 all'Università di Messina, ha conseguito un master in diritto comparato alla Columbia University di New York, dove ha studiato con una borsa di studio del Programma Fulbright dal 1954 al 1955. Successivamente ha conseguito il prestigioso Diploma dell'Accademia di diritto internazionale a L'Aia e ha frequentato il Collegio d’Europa di Bruges in Belgio, in preparazione del concorso diplomatico.

L'attività diplomatica[modifica | modifica wikitesto]

Diplomatico di carriera, è entrato al Ministero degli Affari Esteri, per concorso, nel 1956. Nel corso della sua lunga carriera diplomatica, Fulci ha servito l'Italia in importanti capitali mondiali come Tokyo, Parigi, Mosca. Dal 1976 al 1980, è capo della Segreteria del presidente del Senato Amintore Fanfani. Dal 1980 al 1985 Ambasciatore d'Italia in Canada e dal 1985 al 1991, è stato Rappresentante Permanente d'Italia alla NATO a Bruxelles[2].

È stato segretario generale italiano del Comitato esecutivo italiano per la sicurezza e l'intelligence (CESIS) dal maggio 1991 all'aprile 1993, l'organismo di coordinamento dei servizi segreti italiani, alle dirette dipendenze del capo del Governo. A questo riguardo, è stato convocato a Palermo nel 2015 per testimoniare nell'ambito del processo cosiddetto "Trattativa Stato-mafia" a proposito del ruolo svolto dai servizi segreti italiani, tramite l'utilizzo della "Falange Armata", in seguito alle note stragi mafiose[3].

Nel 1993 viene nominato Rappresentante permanente d'Italia alle Nazioni Unite, fino al 1999. Nel gennaio del 1999 venne eletto all'unanimità presidente del Consiglio economico e sociale (ECOSOC), dopo aver ricoperto, l'anno prima, il ruolo di vice presidente[4]. In pensione dal 2000.

L'incarico all'ONU[modifica | modifica wikitesto]

Come rappresentante permanente (incarico prolungatogli eccezionalmente dal Governo italiano per quasi due anni dopo il raggiungimento dei limiti d'età), è stato altresì per due volte presidente del Consiglio di sicurezza (settembre 1995 e dicembre 1996). Nel 1997 fu il primo degli eletti nel Comitato ONU per i diritti del fanciullo a Ginevra. Alle Nazioni Unite, in collaborazione con gli ambasciatori d'Egitto, Messico e Pakistan, ha fondato il cosiddetto “Coffee Club”, un gruppo di Paesi, nato nel 1995, per opporsi all'aumento dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, e per favorire invece l'ampliamento dei seggi non permanenti. Nel 1998 Fulci è stato il proponente e principale sostenitore della risoluzione procedurale, presentata dai Paesi del “Coffee Club” e approvata dall'Assemblea generale: questa ha stabilito che qualsiasi risoluzione, documento o decisione sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, in qualunque stadio del processo di riforma, debba essere adottata con la maggioranza dei due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite[5]. Il “Coffee Club” è stato recentemente rifondato dall'Italia e dal Pakistan e ribattezzato col nome di “Uniting for Consensus”: ciò sempre al fine di bloccare il tentativo di Germania, India, Giappone e Brasile di ottenere un seggio permanente nel Consiglio, lasciando fuori altri Paesi non meno qualificati, tra cui l'Italia.

Nella sua qualità di presidente del Consiglio economico e sociale, Francesco Paolo Fulci ha redatto e sottoscritto il “Manifesto contro la povertà”, elencando dieci priorità. Gran parte di queste ultime è stata successivamente inserita nella Dichiarazione ONU del millennio e negli obiettivi dello sviluppo del millennio, adottati nel settembre 2000, così come nel “Monterrey Consensus” del 2002, a conclusione della Conferenza internazionale sul finanziamento allo sviluppo.

Il suo modo di agire fermo ma franco gli ha procurato il rispetto anche da parte di politici che sperimentarono direttamente la sua fermezza nel perseguire un ruolo non subalterno dell'Italia sullo scenario internazionale:

«Alla Casa Italiana Zerilli Marimò così come più volte nel libro, sono state anche ricordate le parole che l'ex inviata Usa all'Onu Madeleine Albright scrisse sulla fotografia regalata a Fulci (e che lui tenne sempre nel suo ufficio) prima di tornare a Washington come segretario di Stato dell'Amministrazione Clinton: "Your diplomacy is legend", la tua diplomazia è leggendaria. E la Albright sapeva di cosa stesse parlando. Nel libro, il diplomatico Paolo Casardi (attualmente ambasciatore italiano in Cile) racconta un episodio emblematico: "Ricordo, a titolo di esempio, il primo incontro dell'Ambasciatore USA, Madeleine Albright, con l'Ambasciatore Fulci... L'ambasciatore Fulci ed io sedemmo su un divano, la Albright su una poltrona vicina. Senza troppi preamboli la Signora cominciò a spiegarci la sostanza dei vari dossiers in trattazione al Consiglio di Sicurezza... Cominciò quindi ad elencare le cose che evidentemente si aspettava dall'Italia e dall'Ambasciatore italiano: per la Libia dovete fare questo, sul Sudan dovrete dire quest'altro. Il tono della Albright era quello del professore con l'alunno; notai che il volto dell'ambasciatore Fulci andava scurendosi. Purtroppo la nostra interlocutrice continuava spedita: per l'Iraq ci aspettiamo che facciate così, sulla Corea del Nord dovrete dire la tale cosa, ecc. Arrivati a circa metà dell'esposizione, l'Ambasciatore Fulci interruppe la Albright e con tono deciso disse: Signora ho ascoltato abbastanza; lei ha evidentemente dimenticato che io sono l'Ambasciatore d'Italia, non un sergente dei Marines!".[6]»

Inoltre Fulci fu fautore di un approccio innovativo nella diplomazia multilaterale, ponendo maggiore enfasi sul coinvolgimento stretto e costante di tutti i collaboratori, sulla comunicazione e sui rapporti personali. La formula è stata illustrata in un saggio redatto da 14 collaboratori di Fulci a New York, pubblicato sotto il titolo “L'Italia all'ONU 1993-1999. Gli anni con Paolo Fulci: quando la diplomazia fa gioco di squadra” – a cura di Ranieri Tallarigo – Rubbettino Editore. Grazie a tale formula, l'Italia vinse all'ONU, in quegli anni, ben 27 su 28 competizioni elettorali a cui partecipò: un record mai prima raggiunto[7].

Nelle imprese private[modifica | modifica wikitesto]

Lasciato il Ministero degli Esteri, viene nominato vice presidente della holding Ferrero, ruolo mantenuto fino al 2019; dal 24 giugno 2011 al 12 dicembre 2019 è stato presidente della Ferrero S.p.A., l'azienda italiana del Gruppo e dal 2015 al 2019 presidente del progetto imprenditoriale "Michele Ferrero" in Africa e India.

Ha fatto parte della Fondazione Italia USA.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • 1981, Laurea ad honorem in Legge, Università di Windsor, Ontario, Canada;
  • 1996, Laurea ad honorem in Legge, College St. Thomas d'Aquino, New York, USA
  • 1998, Laurea ad honorem in Legge, Università di St. Johns, New York, USA[8]
  • Insignito di 10 decorazioni di Stati Esteri (tra cui la Legione d'onore Francese e l'Ordine Piano della Santa Sede)
  • Cittadino onorario di sei Comuni, in Sicilia ed USA
  • Presidente del “Premio Letterario Campiello” – Edizione 1999
  • Nel corso della carriera e successivamente gli sono stati attribuiti 14 targhe e premi

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri»
— 2 giugno 1978[10]
Grande ufficiale della Legion d'onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di onore e devozione titolare di commenda di giuspatronato (Sovrano Ordine Militare di Malta) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ferrero sceglie Paolo Fulci come presidente, su businesspeople.it. URL consultato il 1º novembre 2021.
  2. ^ Ministero degli Affari Esteri, Annuario Diplomatico (1993).
  3. ^ Processo Bagarella ed altri (presunta trattativa Stato - mafia - Deposizione del teste Francesco Paolo Fulci del 25 Giugno 2015), su radioradicale.it. URL consultato il 1º novembre 2021.
  4. ^ (EN) Permanent Representative of Italy elected President of Economic and Social Council, su un.org. URL consultato il 1º novembre 2021.
  5. ^ Francesco Paolo Fulci compie 90 anni, “una leggenda della diplomazia”, su onuitalia.com. URL consultato il 1º novembre 2021.
  6. ^ SPECIALE/LIBRI/ Il “Gladiatore” all'Onu | Oggi 7, su oggi7.info. URL consultato il 21 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2019).
  7. ^ i Fulci boys diplomazia di squadra, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 1º novembre 2021.
  8. ^ (EN) Prabook - Francesco Paolo Fulci, su prabook.com. URL consultato il 1º novembre 2021.
  9. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  10. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • L'Italia all'ONU 1993-1999. Gli anni con Paolo Fulci: quando la diplomazia fa gioco di squadra, a cura di Ranieri Tallarigo, Rubbettino
  • Lo Specchio del Mondo. Le ragioni della crisi dell'ONU, a cura di Paolo Mastrolilli, Laterza
  • La Sfida di New York. L'Italia e la riforma del Consiglio di Sicurezza Onu, a cura di Elio Menzione, Rubbettino 2017

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Predecessore Rappresentante permanente per l'Italia presso l'ONU Bandiera delle Nazioni Unite Successore
Vieri Traxler 1993-1999 Sergio Vento
Predecessore Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza Successore
Giuseppe Richero 1991 - 1993 Giuseppe Tavormina
Predecessore Rappresentante Permanente d'Italia presso la NATO Successore
Sergio Romano 1985 - 1991 Enzo Perlot
Predecessore Ambasciatore italiano in Canada Bandiera del Canada Successore
Giorgio Smoquina 1980 - 1985 Valerio Brigante Colonna
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