Filippo Coletti

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Filippo Coletti in una foto non datata

Filippo Andrea Francesco Coletti (Anagni, 11 maggio 1811Anagni, 13 giugno 1894) è stato un baritono italiano il preferito da Giuseppe Verdi.

Filippo Coletti ritratto da Josef Kriehuber (1841)

Creò due ruoli verdiani: Gusmano in Alzira e Francesco ne I masnadieri.[1] Verdi revisionò, per Coletti, il ruolo di Germont ne La traviata, e la sua interpretazione ridisegnò la parte come è conosciuta ancora oggi.[2][3] Filippo Coletti fu, con Antonio Tamburini (1800–1876) e Giorgio Ronconi (1810–1890), uno dei tre principali baritoni dell'Italia del XIX secolo, uno dei primi modelli di baritono verdiano.[4]

Per il filosofo Thomas Carlyle Coletti era "per le fattezze del suo volto, per i toni della sua voce, per il suo portamento,[...]un uomo di sensibilità profonda e ardente, di intuizioni delicate; un'anima poetica o uomo di genio".[5]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Storia familiare[modifica | modifica wikitesto]

Filippo Coletti nacque ad Anagni in provincia di Frosinone nel 1811. Anagni è indicata come la "Città dei Papi": cinque papi vissero, regnarono o nacquero ad Anagni. Innocenzo III, (nato Lotario dei Conti di Segni nel 1160), Gregorio IX, (nato Ugolino dei Conti di Segni), Alessandro IV, (nato Rinaldo dei Conti di Segni 1180? -1185?) e Bonifacio VIII, (nato Benedetto Caetani ad Anagni nel 1235). La madre di Bonifacio era Emilia Conti, sorella di papa Gregorio IX. Un altro papa Conti fu Michelangiolo Conti, eletto nel 1721 come papa Innocenzo XIII. Il figlio di Filippo Coletti, Tito, alla fine si sarebbe sposato in questa illustre famiglia.

Via Maggiore (ora: Via Vittorio Emanuele) ad Anagni, la via della casa natale di Filippo Coletti
Coletti con moglie e figlie

Nel 1845 il trentatreenne Filippo Coletti sposò la diciassettenne Maria, figlia del Segretario comunale di Anagni, Giovanni Ambrosi. Il matrimonio fu organizzato dal padre di Coletti e si rivelò felice. Filippo e Maria ebbero quattro figli: Tito (nato ad Anagni, 1846) che sposò il suo amore d'infanzia Erminia Conti, dopo che Filippo Coletti concluse una trattativa triennale del contratto di matrimonio con il padre di Erminia, Andrea Decio, nato a Parigi, nel 1848, un cantante di talento troppo timido per il palcoscenico, che sposò la contessa Teresa Laderchi, Lavinía, che cantava spesso con Coletti in concerti e occasioni sociali, e morì giovane per una malattia nervosa, e Valeria, nata a Roma, nel 1853, che sposò il marchese Annibale Ossoli Della Torre.[6]

Inizio della carriera 1834-1840[modifica | modifica wikitesto]

Teatro San Carlo di Napoli

Coletti iniziò lo studio della musica a Roma, e successivamente si trasferì a Napoli al Real Collegio di Musica, dove studiò con il tenore Alessandro Busti, allievo del castrato Girolamo Crescenti. Busti dedicò a Coletti Studio di canto per baritono (pubblicato nel 1874)[7][8] disponibile presso la Biblioteca e Archivio musicale dell'Accademia nazionale di S. Cecilia di Roma. Oltre a Coletti, altri allievi di Busti furono: Alfonso Buonomo (che perse la voce e tornò a fare il compositore scrivendo Cicco e Cola), Gaetano Braga], Vincenzo Curti (pianista), Nicolò Gabrielli, Erennio Gammieri e Raffaele Mirate,[9] Coletti debuttò al Teatro del Fondo (1834) nel ruolo di Prosdocimo ne Il turco in Italia di Gioachino Rossini. La sua esibizione fu considerata un grande successo dalla corte e lanciò la sua carriera.[10]

Coletti si stabilì nei pressi del Teatro San Carlo, dove cantò ruoli di coloratura e belcanto nell'opera di Vincenzo Bellini, La straniera e in quelle di Rossini, Mosè in Egitto, Maometto II e Semiramide,[11] e la cantata di Giuseppe Curci, Ruggiero, nel gennaio 1835.[12] Lo stesso anno Coletti creò il suo primo di molti ruoli in un'opera di Giovanni Pacini - Briano/Wilfredo in Ivanhoe.[13][14] Oltre che a Napoli, Coletti cantò al Teatro Carlo Felice di Genova nelle stagioni 1835–1836, nell'opera di Donizetti, Gemma di Vergy, poi cantata anche al Teatro Valle di Roma, e ne I puritani di Bellini a Padova (1836).[15]

Nei quattro anni che cantò al Real Teatro de São Carlos di Lisbona (1837–40) cantò nella prima a Lisbona di Don Giovanni, opera dei fratelli Ricci, Luigi e Federico Ricci, di Saverio Mercadante, Giuseppe Persiani e Ferdinand Hérold oltre che nelle opere di Donizetti, Torquato Tasso (gennaio 1837), Marin Faliero, e nella parte di Prospero Salsapariglia ne Le convenienze ed inconvenienze teatrali oltre che il ruolo di Visconti in Beatrice di Tenda di Bellini. Durante il suo soggiorno a Lisbona, Coletti apparve in un nuovo ruolo quasi tutte le settimane. Lasciò Lisbona, dopo aver cantato un ultimo, Belcore ne L'elisir d'amore di Donizetti nel novembre 1840.[15]

Rivolta di Londra del 1840[modifica | modifica wikitesto]

Il teatro brucia nel 1867

Pierre Laporte, l'impresario del Teatro di Sua Maestà a Londra, ingaggiò il talentuoso ma sconosciuto Coletti in sostituzione dell'idolo del pubblico, il baritono Antonio Tamburini, (1800–1876). Laporte sperava di sbarazzarsi del costoso Tamburini, pensando che Coletti fosse uguale a lui e lo lanciò ne I puritani. Ma per quanto talentuoso fosse Coletti, non era un membro della "vecchia guardia", e la diva Giulia Grisi e altri cantanti istigarono una rivolta.[16]

"L'opera è passata in perfetto silenzio; e, in effetti, è stata accolta con il solito applauso, di cui Coletti, che è stato sostituto di Tamburini, ha ricevuto una quota molto considerevole, - un'indicazione, senza dubbio, da parte dei ribelli, che non c'era alcun sentimento personale contro questo eccellente interprete. Quando l'opera finì, cominciarono grida di "Laporte!" e "Tamburini!" che continuarono ad aumentare e a diffondersi in tutto il teatro, fino a quando non esplosero in una tempesta"[17]

Questa rivolta divenne un evento fondamentale menzionato nel Musical Times, già nel 1868, quando bruciò Haymarket Theatre.[18] RH Barham descrive la rivolta come Uno schiamazzo in un omnibus (cioè "teatro"): una leggenda dell'Haymarket (da Barham's Ingoldsby Legends ).[19]

Italia 1841-1846[modifica | modifica wikitesto]

Rientrato in Europa, Coletti cantò a Vienna, Bologna e Bergamo, dove incontrò Gaetano Donizetti, che si recò da Milano a Bergamo per ascoltarlo esibirsi nel suo Marin Faliero. Coletti cantò Torquato Tasso di Donizetti e Beatrice di Tenda di Bellini al Teatro alla Scala nel 1841, creando il ruolo di Edmondo nell'opera Il proscritto di Carl Otto Nicolai (1841). Dopo aver creato il ruolo da protagonista del Duca d'Alba di Pacini al Gran Teatro La Fenice (1842) a Venezia, Coletti si trasferì a Napoli, dove rimase fino al 1846 come baritono principale al San Carlo.[15] A Napoli Giovanni Pacini compose per lui il ruolo di Piero Zampardi nella sua opera Fidanzata corsa (1842); l'opera e l'interpretazione di Coletti si rivelarono un enorme successo.[20] Coletti creò il ruolo di Lusignano in Caterina Cornaro di Donizetti (1844). L'opera subì una disastrosa serata di apertura e Donizetti incolpò il cast e Coletti del fallimento.[21] Il rapporto tra i due fu ripristinato pochi mesi dopo, quando Donizetti tornò a Napoli per mettere in scena Maria di Rohan. Nel 1845 Coletti creò Gusmano per Alzira di Verdi. Il tenore Gaetano Fraschini, che cantava spesso con Coletti, creò il ruolo di Zamoro.[22] Eugenia Tadolini cantò il ruolo dell'Alzira. Verdi aveva insistito sulla partecipazione di Coletti per contratto e gli si dimostrò fedele per molti anni a venire. Coletti sarebbe stato anche la prima scelta di Verdi per l'opera Una vendetta in domino da rappresentare a Napoli e mai composta.[23]

Coletti cantò alla prima esecuzione, del 1846, ne I due Foscari a Parigi, e nella stagione 1847-1848 il ruolo di Don Giovanni, e nelle opere di Rossini, La Gazza Ladra e La donna del lago. Seguirono esibizioni a Vienna, Praga, Dresda, Lipsia e Colonia.[24]

Secondo periodo di Londra 1847-1851 e I Masnadieri[modifica | modifica wikitesto]

Benjamin Lumley

In seguito alla defezione del baritono stellare Tamburini al Covent Garden, Coletti tornò al Teatro di Sua Maestà, assunto dal successore di Laporte, Benjamin Lumley. Questi scelse il Nabucco di Verdi "per presentare Coletti, che apparve nella parte del re esasperato (precedentemente così efficacemente sostenuto da Fornasari), e fu accolto con entusiasmo".[25] Benjamin Lumley era determinato a procurarsi i migliori artisti per il suo teatro ed era stato in corrispondenza con Giuseppe Verdi.

Per Coletti la creazione del ruolo di Francesco ne I masnadieri di Verdi, diretta dallo stesso compositore, fu un successo personale: "L'accoglienza da parte del pubblico di sabato sera ha aggiunto un altro alloro alla fronte del signor Lumley e ha dato al pubblico una maggiore fiducia in tutte le promesse contenute nel suo programma così ferocemente catechizzato. Non c'è mai stata una stagione lirica così promettente.[26] Verdi aveva riscritto la cabaletta della sua aria Tremate o Miseri' , per Francesco dopo aver ascoltato la sua voce.[27] Coletti rimase a Londra fino al 1850, cantando diversi ruoli nel repertorio del baritono italiano, esibendosi in Linda di Chamounix, I Puritani, L'elisir d'amore, e in particolare interpretando il Doge ne I due Foscari di Verdi.[28] A Londra Coletti creò ruoli per Florinda di Sigismond Thalberg e I quattro fratelli di Balfe, nonché il ruolo di Ferdinando ne La tempesta di Halévy nel 1850.[29]

Maturità 1848–1861[modifica | modifica wikitesto]

Filippo Coletti a Madrid, vestito in costume d'opera[30]

Coletti si esibì per tre stagioni a San Pietroburgo (1848-1851) cantando ne I Lombardi alla prima crociata di Verdi e Guglielmo Tell di Rossini. Viaggiò anche fino agli Stati Uniti[31] e si esibì anche a Madrid nella stagione 1851-1852.[32]

A Roma Coletti cantò Rigoletto nel 1851, (l'opera data con il titolo censurato Viscardello), I due Foscari, Un ballo in maschera (Teatro Apollo, 1854) e I vespri siciliani (Teatro Argentina, 1856). Creò inoltre il ruolo di Amleto per l'omonima opera di Luigi Moroni.

A Venezia a La Fenice Coletti cantò in Lucia di Lammermoor di Donizetti, I due Foscari di Verdi e Stiffelio (1852) (che cantò anche alla Scala, nel 1851). Nel 1854 Verdi modificò per lui la parte di Germont ne La traviata .[2] Questa versione, andata in scena a Venezia al Teatro Gallo, (Teatro San Benedetto) divenne la versione definitiva fino ai giorni nostri. La Gazzetta Musicale di Milano sostenne che Coletti, in questa riedizione de La Traviata ", aveva fatto conoscere veramente il personaggio di Germont per la prima volta, personaggio che Coletti avrebbe poi continuato a interpretare innumerevoli volte in tutti i teatri d'Italia"[33]

Nel 1857 Coletti creò il ruolo di protagonista del Pelagio di Saverio Mercadante al Teatro San Carlo di Napoli (1857). Verdi stava considerando Coletti come interprete del ruolo principale nella sua opera Re Lear per Napoli, (che non compose mai).[34] In una lettera di quel periodo riguardante una revisione di Simon Boccanegra, Verdi scrisse:

"Se hai davvero intenzione di rappresentare Boccanegra, un cast ideale sarebbe Coletti, Fraschini e Penco, nonché un basso profondo, che sarebbe ancora necessario trovare. Sarebbe un errore esibirsi in quest'opera con un altro cast! Non c'è nessuno migliore di Coletti per il Doge".[35][36]

Ritiro dal palcoscenico[modifica | modifica wikitesto]

Negli ultimi anni Coletti si ritirò ad Anagni e si dedicò alla vita civica, all'insegnamento e alla scrittura realizzando un trattato sul canto e un saggio sull'Opera italiana. Morì nel 1894. Nel suo necrologio, The Musical Times del 1º agosto 1894 disse di lui: "è anche memorabile che sia stato l'unico interprete in cui Carlyle vide ogni merito nella sua famosa esecuzione dell'opera".[37]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Francesco Regli:

"Si potrebbe dire che Coletti nella sua carriera non abbia mai avuto un momento di riposo (...). Per cantare a un'età così avanzata non ha mai smesso di studiare (...) Si osserva con grande stupore la facilità con cui ha interpretato i ruoli più difficili, drammatici e quelli di agilità, la straordinaria estensione della sua voce e il colore che è così indispensabile nei vari personaggi dell'opera. È forse l'unico artista che potrebbe essere orgoglioso di tanti talenti squisiti, talenti che doveva non solo alla natura, ma alla perseveranza e alla dedizione nello studio. La facilità con cui ha cantato, il fatto di mantenere sempre una perfetta intonazione, offrendo al suo ascoltatore un timbro vocale sempre coerente. Sempre sonoro. È senza paragone (...)[38]

Thomas Carlyle:

"Dell'opera di Haymarket il mio resoconto, in definitiva, è questo: lustrini, candelabri, pittura, doratura a discrezione; una sala come del Califfo di Alraschid, o colui che comandava gli schiavi della Lampada; una sala allestita dal genio, indipendentemente dalle spese. La tappezzeria e l'esborso del capitale umano non potevano fare di più. Anche gli artisti, come vengono chiamati, sono stati riuniti dalle estremità del mondo, indipendentemente dalle spese, per ballare e cantare, alcuni addirittura geniali nella loro arte. Un cantante in particolare, chiamato Coletti o qualche nome simile, mi è sembrato, per i tratti del suo viso, per i toni della sua voce, per il suo portamento, per quanto potevo vederlo, di essere un uomo profondo e di ardente sensibilità, di delicate intuizioni; in origine un'anima quasi poetica, o uomo di genio, come lo chiamiamo; timbrato dalla natura come capace di fare ben altro lavoro che cantare a squarciagola, come un cieco Sansone, contro i Filistei! "[5]

Le memorie di Giovanni Pacini:

"Il celebre Coletti nel ruolo che gli ho affidato non avrebbe potuto essere superato da nessun altro artista. Perfino a Parigi, quando il mio fortunato lavoro fu presentato al Theatre Italienne, proclamò Coletti "Il più grande", "irraggiungibile".[39]

Mondo musicale:

"Coletti ha, forse, la voce baritonale più splendida che abbiamo mai ascoltato. (...) Lo stile di Coletti è energico e virile, e i toni della sua voce potente e magnifica riempiono l'intera area del Teatro di Sua Maestà. La sua voce è musicale pari al grado del suo potere. Le colpe che dobbiamo mettere a suo carico - chi di noi ne è senza? - sono un bisogno di colore nella sua espressione, una monotonia nella forma delle sue cadenze e un metodo per raggiungere le note alte, che appartiene a una cattiva scuola di canto. (...) La sua insolita impotenza di intonazione gli dà un grande vantaggio su Ronconi (...) e il potere dei suoi polmoni lo costringerebbe ad affogare il dolce baritono di Tamburini. Ma d'altra parte Ronconi, nel mezzo della sua vacillante intonazione, possiede una varietà di stile e un'intensità appassionata di espressione, che lascerebbe Coletti molto indietro nelle sue esigenze più elevate del canto drammatico; mentre Tamburini, come cantante flessibile e attore di grande duttilità, è ugualmente a lui superiore.[40]

Litografia di Giorgio Ronconi di Josef Kriehuber
Litografia di Filippo Coletti di Josef Kriehuber
Litografia Antonio Tamburini II di Josef Kriehuber

Ritratti dei tre baritoni rivali, di Josef Kriehuber, l'artista viennese.

Ruoli creati[modifica | modifica wikitesto]

Scritti di Filippo Coletti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Opera.stantforf.edu
  2. ^ a b Articolo con numerosi esempi delle due versioni della parte di Germont: Julian Budden, The Two Traviatas, Proceedings of the Royal Musical Association, Vol. 99, (1972–1973), Pub. Taylor & Francis pp. 43–66
  3. ^ Critica su L'Eptacordo, anno I, n.33, p.135, Roma, 31 gennaio 1856
  4. ^ Ernani ieri e oggi: atti del convegno internazionale di studi, Modena, Teatro San Carlo, 9-10 dicembre 1984. Front Cover. Pierluigi Petrobelli. EDT srl, pp.275-277
  5. ^ a b Thomas Carlyle,The Opera, Essay, 1854 Archiviato il 1º marzo 2004 in Internet Archive.
  6. ^ Giampiero Raspa, Note biografiche sul baritono anagnino Filippo Coletti (1811–1894), in Scritti in memoria di Giuseppe Marchetti Longhi, vol.II, pag.483 e ss., Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale, 1990.
  7. ^ Alessandro Busti creò il ruolo del Duca d'Alziras ne La zingara di Donizetti ed è stato insegnante di canto nel Real conservatorio di Napoli, nonché prolifico compositore di opere sacre come trattati di canto, tra cui lo "Studio di canto per baritono" (1874, dedicato a Coletti.
  8. ^ Studio di canto per baritono (PDF), su hz.imslp.info. URL consultato il 3 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2019).
  9. ^ Lucie Manén, Bel Canto: The Teaching of the Classical Italian Song-Schools, Its Decline and Restoration, Oxford University Press ISBN 978-0-19-317109-1
  10. ^ Giampiero Raspa, Note biographiche sul baritono Anagnino Filippo Coletti (1811–1894), contiene una lettera di Coletti che dice: "Ho finalmente fatto il mio primo passo sul palco del Reale Teatro del Fondo. (...) Sono molto contento del successo, visto che sono stato applaudito dalla corte, dal pubblico e sono stato chiamato al proscenio, cosa che è difficile ("raggiungere") in questi teatri. Tutta la mia carriera è dipesa da questo evento. (...) ".
  11. ^ The Musical World, Band 22, p. 789, "non dobbiamo dimenticare Coletti, che, nella parte di Assur, ha ricevuto notevoli applausi per il suo grande modo di recitare e lo stile drammatico."
  12. ^ Citato come giovane cantante di talento dall'Allgemeine musikalische Zeitung, Band 37, luglio p. 503
  13. ^ Il compositore Carl Otto Nicolai scrisse su questa prima: "il soggetto è troppo complicato per un'opera. La musica è buona, ma in stile italiano. I cantanti non erano dei migliori, eppure il signor Coletti, che avevo incontrato a Roma prima ancora da sacerdote, era un buon basso."
  14. ^ Otto Nikolai, Otto Nikolais Tagebücher, Breitkopf & Härtl, 1892 p. 61
  15. ^ a b c Coletti-Conti
  16. ^ Jennifer Hall-Witt, Fashionable Acts: Opera and Elite Culture in London, 1780–1880 (Becoming Modern: New Nineteenth-Century Studies), Univ Pr of New England (2007) ISBN 978-1-58465-625-8, p. 208, pp. 210–211
  17. ^ The Spectator, London, 1840, p. 420
  18. ^ The Musical Times, 1 January 1868, p. 253
  19. ^ Henry Fothergill Chorley Thirty Years' Musical Recollections, Volume 1, London: Hurst and blackett, Publishers, 1862, P.183; Modern edition: Cambridge University Press (2009) ISBN 978-1-108-00140-3
  20. ^ Gazzetta musicale di Milano, 26 dicembre 1842, p. 226).
  21. ^ Candida Syndikus e Sabine Rogge (eds), Caterina Cornaro: Last Queen of Cyprus and Daughter of Venice/Ultima regina di Cipro e figlia di Venezia. Proceedings of the International Conference, Venice, 16–18 settembre 2010, Münster: Waxmann, 2013, pp-219-222
  22. ^ Gaetano Fraschini creò numerosi ruoli per Verdi: Zamoro in Alzira nel 1845, Corrado ne Il corsaro nel 1848, Arrigo ne La battaglia di Legnano nel 1849, Stiffelio nel 1850, e Riccardo ne Un ballo in maschera nel 1859. Cantò spesso con Coletti: La fidanzata corsa di Pacini nel 1842 al San Carlo di Napoli, Caterina Cornaro di Donizetti a San Carlo nel 1844, Maria di Rohan di Donizetti nel 1846 al Kaertnerthortheater di Vienna, I due Foscari all'Haymarket di Londra nel 1848 e nel 1856 I vespri siciliani a Roma. Nel 1858 Coletti e Fraschini crearono i ruoli ne Il ritratto di Gaetano Braga e di Simon Boccanegra di Verdi a Napoli.
  23. ^ Julian Budden, Verdi Oxford U. Press, 2008, p.79
  24. ^ Giampiero Raspa, Note biografiche sul baritono Anagnino Filippo Coletti (1811–1894)
  25. ^ Benjamin Lumley, Memoires of the opera p. 172
  26. ^ Musical World, p. 150, Saturday, February 27, 1847
  27. ^ Verdi's composition of I Masnadieri, a newly discovered setting of Francesco's cabaletta "tremate o miseri", The Opera journal, 24/1 (1991), pp. 19–43, ISSN 0030-3585
  28. ^ Laura Macy, Ed. The Grove Book of Opera Singers, Harold Rosenthal and Julian Budden. "Coletti, Filippo."
  29. ^ Morris Barnett The Tempest as Lyrical Drama, London Mitchell, 1850, p. 31
  30. ^ dall'archivio di Ricordi Milano
  31. ^ Entry: Coletti, Filippo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol.26, pp.734–36, Roma 1982
  32. ^ Ricevuta di pagamento per l'esibizione al Teatro del Oriente di Madrid, firmata da Coletti, 1852 Archiviato il 27 settembre 2013 in Internet Archive.
  33. ^ cit. da Gazz. mus. di Milano, XII [1854], p. 158. Da Coletti, Filippo, Dizionario Biografico degli Italiani, vol.26, pp.734–36, Roma 1982:
  34. ^ Gary Schmidgall, Verdi's "King Lear" Project, 19th-Century Music, Vol. 9, No. 2 (Autumn, 1985),University of California Press, p. 99
  35. ^ Christian Springer, Giuseppe Verdi. Leben, Werke, Interpreten
  36. ^ Christian Springer, Giuseppe Verdi: "Simon Boccanegra": Dokumente - Materialien - Texte zur Entstehung und Rezeption der beiden Fassungen, 2008, Praesens Verlag, ISBN 978-3-7069-0432-2
  37. ^ The Musical Times, Vol. 35, No. 618 (1 August 1894), p. 554
  38. ^ Francesco Regli, Dizionario Biografico, Torino, 1860, p.135
  39. ^ Giovanni Pacini,Memorie artistiche, Firenze, Guidi, 1865, p. 100
  40. ^ Musical World, p. 150, Saturday February 27, 1847
  41. ^ Libretto online
  42. ^ Copy of Libretto online

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Barham, Richard Harris, (Thomas Ingoldsby), The Ingoldsby Legends, Or Mirth and Marvels, 1840-1870, Modern Edition: Carol Hart, Editor., Ingoldsby Legends, Volume 2, SpringStreet Books; edizione annotata (2013), ISBN 978-0-9795204-8-8
  • Budden, Julian, The Two Traviatas, Atti della Royal Musical Association, vol. 99, (1972-1973), Pub. Taylor & Francis pp.   43-66
  • Thomas Carlyle, The Opera, su cyberstudia.com, 1854. URL consultato il 31 August 2013 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2004).
  • Chorley, Henry Fothergill Trent'anni di ricordi musicali, volume 1, Londra: Hurst and blackett, editori, 1862, P.183; Edizione moderna: Cambridge University Press (2009) ISBN 978-1-108-00140-3
  • Cox, JE ricordi musicali dell'ultimo mezzo secolo (Londra, 1872), ed. Moderna HardPress Ltd (2013), ISBN 978-1-314-08312-5
  • Davison, JW, musica durante l'era vittoriana. da Mendelssohn a Wagner; Essere le memorie di JW Davison, quaranta anni critico musicale di "The Times", compilato da suo figlio, Henry Davison (Londra, 1912); Ed. Moderno Cambridge Scholars Publishing (2010), ISBN 978-1-153-04567-4
  • Harwood, Gregory W. Giuseppe Verdi: A Research and Information Guide (Routledge Music Bibliographies) 2012, ISBN 978-0-415-88189-0
  • Leone, Guido L'opera a palermo dal 1653 al 1987, Publisicula editrice, 1988, ASIN: B00450KR04
  • Lumley, B., Reminiscences of the Opera, Hurst and Blackett, London, 1864
  • Raspa, Giampiero Note biografiche sul baritono anagnino Filippo Coletti (1811–1894), in Scritti in memoria di Giuseppe Marchetti Longhi, vol. II, pag.483 e ss., Istituto di Storia e Arte del Lazio Meridionale, 1990. In italiano.
  • Rassegna della composizione di Coletti per Chorus, 1874
  • Mult. Autori, "Atti del Convegno su Filippo Coletti", in Lazio - Rivista di studi storici - Istituto di Storia e Arte del Lazio Meridionale, 1996, 13 ( Atti del Convegno tentuoso nel 1994 ad Anagni, in occasione del centenario della morte di Filippo Coletti Questo libro contiene i seguenti saggi della convenzione del 1994 su Filippo Coletti (tutti in italiano):
    • Julian Budden, Coletti a Londra, p.   121-
    • Tommaso Cecilia, Filippo Coletti e la vita musicale in Anagni nella prima metá dell'ottocento pp.   159-
    • Cesare Corsi, Le riflessioni sul canto e le opere didattiche di Filippo Coletti, pp.   145-
    • Giorgio Gualerzi, Un baritono "storico" per Verdi, p.   115-
    • Pierluigi Petrobelli, Coletti e Verdi, p.   105-
  • Laura Macy, Ed. The Grove Book of Opera Singers, Harold Rosenthal / Julian Budden, voce "Coletti, Filippo"
  • iscrizione "Coletti, Filippo" nel Dizionario Biografico degli Italiani, vol.26, pp.   734–36, Roma 1982
  • voce "Coletti, Filippo" in Enciclopedia dello spettacolo, vol. III, colonne 1065–66
  • Francesco Regli, Dizionario biografico, Torino, 1860, pag.135, voce "Coletti, Filippo"

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