Ferdinandopoli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
La Reggia di Caserta

Ferdinandopoli era una città progettata da Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli, da costruirsi a integrazione della real colonia di San Leucio.

Doveva quindi sorgere alle spalle dell'attuale Reggia di Caserta e ai piedi del Palazzo del Belvedere di San Leucio e doveva essere governata da quelle particolari leggi che il sovrano aveva scritto per gestire questa colonia popolata da tecnici e operai delle seterie.

Ferdinando I aveva molto a cuore la colonia e concepì la città su una pianta completamente circolare. Essa doveva anche essere l'espressione di quell'opulenza e ricchezza che avevano caratterizzato i primi anni del governo borbonico a Napoli e nel Mezzogiorno, grazie anche alla sapiente amministrazione del ministro Bernardo Tanucci.

Quando si incominciarono a costruire i primi edifici il progetto sfumò a causa della discesa di Napoleone Bonaparte in Italia e alla nascita della Repubblica Partenopea.

Questo progetto riprendeva in parte quello del precedente sovrano, Carlo di Borbone, padre di Ferdinando, che aveva progettato una Caserta "nuova" da costruirsi sul piazzale ellittico che precedeva la Reggia casertana, progetto poi mai realizzato a causa delle difficoltà finanziarie che avevano caratterizzato i lavori del complesso reale.

Lo storico Harold Acton scrive nella sua opera I Borboni di Napoli:

«Nel codice una breve prefazione descriveva in linee generali l'origine ed il progresso della colonia: avendo scelto San Leucio per meditare e riposare, il Re desiderava dare ai suoi abitanti che, grazie all'aria pura e ad una esistenza tranquilla erano stati molto prolifici, una scuola per l'educazione dei bambini ed una fabbrica di seta, perché si guadagnassero la vita, in modo da poter essere utili allo Stato, alle loro famiglie ed a loro stessi. Allorché la popolazione aumentò, divenne necessario darle delle leggi, più come un padre ai figli che come un legislatore ai suoi sudditi. Queste dovevano venir considerate come una dichiarazione fondamentale di principî immutabili, suscettibili però di ulteriori cambiamenti. (...) Gli unici mezzi per acquistar merito erano l'abilità e la virtù nel commercio. Dovevano vestire tutti allo stesso modo, senza nessun segno di distinzione, e la pulizia veniva imposta come condizione necessaria alla salute. Il servile appellativo di "Don" era riservato ai preti, e soltanto in segno di rispetto. I funerali dovevano essere semplici; il lutto era bandito, eccetto i bracciali neri per gli uomini e le scarpe nere per le donne, per due mesi al massimo. (...) Ogni matrimonio doveva essere preceduto da un fidanzamento con scambio di fiori a Pentecoste nella chiesa della Colonia. La sposa doveva avere almeno sedici anni e lo sposo venti; le doti erano proibite, ma il Re avrebbe dato ad ogni coppia una casetta e due telai. (...) Le sanzioni penali consistevano in ammende per i reati minori ed in espulsione per i reati contro la morale»

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Campania: accedi alle voci di Wikipedia che parlano della Campania