Erwin Schulz

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Erwin Schulz
Foto segnaletica di Schulz dopo la sua incriminazione per il Tribunale militare di Norimberga (luglio 1947)
NascitaBerlino, 27 novembre 1900
MorteBrema, 11 novembre 1981
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Germania
Bandiera della Germania Germania nazista
Forza armata Deutsches Heer
Schutzstaffel
UnitàEinsatzgruppen C
Anni di servizio1918–1919
1935–1945
GradoSS-Brigadeführer
Comandante diEinsatzkommando 5
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Erwin Wilhelm Schulz (Berlino, 27 novembre 1900Brema, 11 novembre 1981) è stato un militare tedesco appartenente alla Gestapo e alle SS.

Fu a capo dell'Einsatzkommando 5, unità dell'Einsatzgruppe C, un reparto speciale annesso al Gruppo d'armate Sud durante la prevista invasione dell'Unione Sovietica nel 1941, in azione nei territori occupati della Polonia sud-orientale e della RSS Ucraina commettendo numerose uccisioni di massa contro la popolazione civile, per lo più di etnia ebraica, sotto il comando dell'SS-Brigadeführer Otto Rasch.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Nell'aprile 1918, Schulz si offrì volontario nell'esercito imperiale tedesco ma la prima guerra mondiale finì prima che vedesse alcun combattimento e fu dimesso nel 1919.[2]

Schulz non completò il dottorato in giurisprudenza, studiò giurisprudenza solo per due semestri a Berlino, lasciò l'università nel 1922 per entrare a far parte dei Freikorps.[1] Per un certo periodo lavorò in banca e si trasferì ad Amburgo nel 1923,[1] nel 1926 fu nominato tenente della Schutzpolizei. Nel 1931 fu un informatore delle SS. Aderì ufficialmente al partito nazista nel maggio 1933 e a novembre fu nominato a capo della Gestapo di Brema.

Nel 1935 entrò a far parte delle SS e del Sicherheitsdienst (SD). Nel marzo 1938 fu promosso SS-Sturmbannführer e Consigliere di Stato per lo stato di Brema. Nell'aprile 1940 fu ispettore-istruttore dei cadetti della SiPo e SD a Charlottenburg. Nel maggio 1941 Schulz fu nominato capo dell'Einsatzkommando 5.

L'unità lasciò la Germania nel giugno 1941 e arrivò in Ucraina all'inizio del luglio 1941. Fu presente all'esecuzione di circa 100 persone a Lviv nel luglio 1941.[3] Quando si riunì con Otto Rasch a Zhytomyr il 10 agosto 1941, Rasch lo informò che per ordine di Adolf Hitler, era necessario fucilare un numero maggiore di ebrei. Per questo motivo, Friedrich Jeckeln ordinò che tutti gli ebrei non impegnati nei lavori forzati, compresi donne e bambini, fossero massacrati.[4]

Schulz riassunse l'incontro:

«Dopo circa due settimane di permanenza a Berdichev, ai capi del commando fu ordinato di fare rapporto a Zhitomir, dove era acquartierato il personale del dottor Rasch. Qui il dottor Rasch ci informò che l'Obergruppenführer Jeckeln era stato presente e aveva riferito che il Reichsführer-SS ci aveva ordinato di prendere misure severe contro gli ebrei. Era stato stabilito senza dubbio che da parte russa era stata ordinata la fucilazione dei membri delle SS e del Partito. Poiché tali misure venivano prese da parte russa, avrebbero dovuto essere prese anche da parte nostra. Tutti i sospetti ebrei dovevano, quindi, essere fucilati. Si doveva prenderli in considerazione solo quando erano indispensabili come lavoratori. Donne e bambini dovevano essere fucilati anche per non lasciare che rimanessero vendicatori. Siamo rimasti inorriditi e abbiamo sollevato obiezioni, ma ci è stato fatto notare che l'ordine dato doveva essere eseguito.[5]»

Poco dopo interrogò su questo punto sia Bruno Streckenbach che Reinhard Heydrich e gli fu confermato che questo ordine arrivò direttamente da Hitler: Schulz chiese di essere sollevato da questo incarico affermando di non poter gestire questo tipo di compito; i suoi colleghi lo definirono un debole per non essere stato in grado di sopportare il massacro di donne e bambini disarmati.[6]

Il 24 agosto 1941 partì alla volta di Berlino, dove arrivò tre giorni dopo e fu promosso SS-Oberführer e nominato vice di Erwin Rösener, SS- und Polizeiführer e comandante dell'SS-Oberabschnitt Alpenland dal 1º al 28 maggio 1944. Arrestato dagli alleati, Schulz scrisse una lettera a Lucius Clay, vice del generale Eisenhower, chiedendo clemenza.[7]

Nel dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Al processo agli Einsatzgruppen, Schulz affermò che le esecuzioni eseguite dai suoi uomini fossero pienamente legali. Riferì di aver ricevuto notizia che i russi avevano massacrato circa 5000 persone tra ucraini e polacchi prima di fuggire (in realtà fu un massacro perpetrato dai nazionalisti ucraini). Schulz affermò che anche i soldati tedeschi erano stati assassinati, ma non poté stabilirne il numero. Infine, Schulz affermò di aver liberato 2000 prigionieri detenuti in uno stadio di Lviv dopo aver assistito agli abusi subiti dalle truppe della Wehrmacht. Tutti questi detenuti riuscirono a fuggire.[1] La corte mise in dubbio la difesa di Schulz in merito alle esecuzioni, affermando che i documenti elencavano le sparatorie intese come rappresaglie, cioè di omicidi per vendetta, il che significò che i leader dell'Einsatzkommando non avevano condotto indagini o processi approfonditi, rendendo quindi illegali queste esecuzioni. La corte sottolineò anche che mentre Schulz fu in servizio in Russia il 9 agosto 1941, i suoi uomini fucilarono 400 ebrei descritti come "sabotatori e funzionari politici", uccidendone altri 74 nei giorni seguenti.[1]

Dal 24 al 30 agosto, gli uomini di Schulz giustiziarono 157 persone, le vittime furono "ebrei, funzionari e sabotatori". Schulz usò il suo viaggio a Berlino come alibi per le esecuzioni, il tribunale affermò invece che questa assenza non lo scagionò realmente poiché queste azioni potrebbero essere state pianificate in anticipo.[1] Un altro documento affermò che tra il 31 agosto e il 6 settembre 1941 gli uomini di Schulz denunciarono la "liquidazione di 90 funzionari politici, 72 sabotatori e saccheggiatori e 161 ebrei". L'avvocato di Schulz affermò che gli ebrei non erano elencati come criminali poiché l'Alto Comando ordinò che gli ebrei non fossero elencati come "sabotatori, saccheggiatori, ecc." nei rapporti. La corte respinse questa tesi perché altre prove dimostrarono che gli ebrei furono fucilati semplicemente in quanto tali, riconoscendo che Schulz fu a Berlino al momento delle sparatorie pur sottolineando che fosse ancora al comando del reparto.[1]

Schulz fu dichiarato colpevole per tutte le accuse. Fu risparmiato dall'esecuzione perché si era sforzato di opporsi alla "situazione intollerabile" e si dimise quando non poté contrastare quanto stesse accadendo, fu invece condannato a 20 anni di carcere. Questa sentenza fu poi rivista dal "Peck Panel" e commutata in 15 anni di carcere nel gennaio 1951. Fu rilasciato sulla parola il 9 gennaio 1954. Morì nel 1981.[8]

In un'intervista, Schulz affermò che prestare servizio negli Einsatzgruppen fu un servizio del tutto volontario:

«Non ho mai saputo di casi in cui i membri o i capi degli Einsatzkommandos abbiano agito come me. Credo che le cose in Russia non sarebbero mai andate come sono andate se alcuni capi degli Einsatzkommandos e degli Einsatzgruppen avessero dichiarato di non poter effettuare queste liquidazioni. Per come la vedo io, lo stesso vale [...] per i comandanti della Wehrmacht nelle cui aree di comando sono state effettuate liquidazioni a valanga e si sarebbero potute ancora controllare se un feldmaresciallo o il comandante di qualsiasi altro gruppo dell'esercito fosse intervenuto. Non conosco né ricordo alcun ordine che affermasse che i capi delle SS o altri membri dell'SD o della polizia fossero inviati nei campi di concentramento per aver rifiutato di eseguire un ordine. Inoltre non ho mai sentito parlare di un tale ordine nel corso delle conversazioni che ho avuto sull'argomento o anche da altre voci.[9]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g N.M.T., pp. 542–543 in PDF (518–519 in original document).
  2. ^ Vanguard of Genocide: The Einsatzgruppen in the Soviet Union, su etd.ohiolink.edu.
  3. ^ (EN) The 1941 NKVD Prison Massacres in Western Ukraine, su The National WWII Museum | New Orleans. URL consultato il 1º settembre 2022.
  4. ^ Browning, p. 663.
  5. ^ Richard Rhodes, Masters of Death: The SS-Einsatzgruppen and the Invention of the Holocaust, New York, Alfred A. Knopf, 2002, pp. 124-15, ISBN 0-375-40900-9.
  6. ^ Longerich, p. 225.
  7. ^ Browning
  8. ^ Tonbandmitschnitt des 1. Frankfurter Auschwitz-Prozesses, su auschwitz-prozess.de. URL consultato il 24 gennaio 2023.
  9. ^ Einsatzgruppen, su deathcamps.org. URL consultato il 18 ottobre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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