Eroi della sesta giornata

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Eroi della sesta giornata o eroi della sesta è un'espressione polirematica usata per definire gli opportunisti che, pur non avendo partecipato alle fasi incerte e pericolose di uno scontro, si mettono in mostra quando il successo è ormai certo e, profittando dei seguenti momenti di euforia e confusione, cercano di ipotecare a loro vantaggio la vittoria, accaparrandosene il merito e occupando posti di potere e uffici redditizi.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'espressione, di origine milanese, venne popolarmente coniata nei giorni successivi alle Cinque giornate, quando un gruppo di aristocratici, borghesi e politici meneghini che si erano ben guardati dal partecipare al combattimento, dopo la ritirata delle truppe austriache si insediarono al governo di Milano, lanciando appelli e dichiarando fedeltà a Carlo Alberto.[1]

«I vili stavano ancora appiattati; ed incerti, se quell'inatteso trionfo non fosse effimero e foriero di terribil ritorno, non osavano ancora abbracciare apertamente la causa della libertà, [...] , [...] Più tardi quei bellimbusti, superbi delle piume cascanti, eterni trascinatori di sciabola pei selciati delle vie, militi cianciatori e ridicoli, aborrenti dal fumo della polvere e dalla vita dei campi. Insomma tutti gli eroi della sesta giornata![...]»

L'espressione, entrata nel lessico scritto, è stata utilizzata in varie occasioni nel corso dell'ultimo secolo di storia italiana per indicare coloro che saltano sul carro del vincitore, particolarmente nei confronti dei moltissimi che chiesero e ottennero il certificato di partecipazione alla Marcia su Roma, pur non avendovi partecipato, o della moltitudine di sedicenti partigiani, sbucati dal nulla nei giorni immediatamente successivi o precedenti la Liberazione[2][3], utilizzata da polemisti come Curzio Malaparte[4].

In tempi recenti, celebre è l'uso[5] dell'espressione da parte dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia che definì "eroi della sesta"' alcuni magistrati e politici, nel suo articolo I professionisti dell'antimafia, che suscitò un'enorme polemica culturale e politica.

«Autocitazioni, da servire a coloro che hanno corta memoria o/e lunga malafede e che appartengono prevalentemente a quella specie (molto diffusa in Italia) di persone dedite all'eroismo che non costa nulla e che i milanesi, dopo le cinque giornate, denominarono «eroi della sesta»»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mauro Macchi, Almanacco Storico d'Italia, Brigola Editore, Milano, 1867, Tomo 1, pag.26
  2. ^ Eva Cecchinato, Ricordi e racconti della Resistenza, in Memoria Resistente, Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea, Nuova Dimensione, Portogruaro, 2005, p. 47
  3. ^ La sesta giornata
  4. ^ Malaparte, Volume 2 Curzio Malaparte, Ponte alla Grazie, 1992
  5. ^ Campisi, 1994, p. 79

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Anselmo Rivalta, La Lombardia nel 1848: episodio della guerra dell'indipendenza italiana, Tip. Garibaldi, 1862
  • Renato Campisi, I ribelli: storie di cittadini senza collare in lotta contro la mafia, Rinascita siciliana, 1994

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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