Elizabeth Strout

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Elizabeth Strout a Roma, 2013.
Premio Pulitzer Premio Pulitzer nel 2009

Elizabeth Strout (Portland, 6 gennaio 1956) è una scrittrice statunitense, conosciuta per le sue opere di narrativa letteraria e per la sua caratterizzazione descrittiva. È nata e cresciuta nel Maine, e le sue esperienze giovanili sono servite da ispirazione per i suoi romanzi: l'immaginario "Shirley Falls, Maine" è l'ambientazione di quattro dei suoi nove romanzi[1][2].

Nel 2000 è stata tra i finalisti dell'Orange Prize ed è stata candidata al Premio PEN/Faulkner per la narrativa. Nel 2009 ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa con Olive Kitteridge (2008), romanzo che nel 2010 le ha permesso di aggiudicarsi anche il Premio Bancarella, con l'edizione tradotta e pubblicata dalla Fazi Editore nel 2009. Nel 2012 ha vinto il Premio Mondello.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Strout è nata a Portland, nel Maine, nel 1956[3] ed è cresciuta in piccole città del Maine e Durham, nel New Hampshire. Suo padre era un professore di scienze e sua madre una professoressa di inglese e insegnava anche scrittura in una vicina scuola superiore.[4][5]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Si è diplomata al Bates College di Lewiston, nel Maine, nel 1977, ha quindi trascorso un anno a Oxford, in Inghilterra, seguito da studi presso la facoltà di giurisprudenza per un altro anno. Nel 1982 si è laureata con lode in giurisprudenza presso la Syracuse University.[6] Quell'anno il suo primo racconto fu pubblicato sulla rivista New Letters.[5] Esercitò la professione forense per sei mesi prima che un taglio dei finanziamenti ponesse fine al suo lavoro come sostenitrice dei servizi legali di Syracuse.[7] In un'intervista con Terry Gross nel gennaio 2015 ha detto di quell'esperienza: "La scuola di legge è stata più un'operazione, penso".[4] Ha dichiarato in un'intervista del 2016 con The Morning News: "Volevo così tanto diventare una scrittrice che l'idea di fallire mi era quasi insopportabile. Crescendo non ho davvero detto alla gente che volevo diventare una scrittrice, perché ti guardano con sguardi di pietà. Non potevo sopportarlo".[5]

Diventa famosa con Amy e Isabelle[modifica | modifica wikitesto]

Strout si trasferì a New York City, dove fece la cameriera e iniziò a sviluppare i primi romanzi e storie con scarso successo. Ha continuato a scrivere racconti che sono stati pubblicati su riviste letterarie, oltre che su Redbook e Seventeen. Mentre insegnava part-time al Borough of Manhattan Community College,[8] Strout lavorò per sei o sette anni per completare il suo libro Amy and Isabelle, che una volta pubblicato fu selezionato per l'Orange Prize 2000 e nominato per il 2000 PEN/Faulkner Award.[5] Amy and Isabelle è stato adattato come film per la televisione, con Elisabeth Shue e prodotto dallo studio di Oprah Winfrey, Harpo Films.[5]

Strout è stata docente del National Endowment for the Humanities presso la Colgate University durante il semestre autunnale del 2007, dove ha insegnato scrittura creativa sia a livello introduttivo che avanzato. Ha anche frequentato il programma di Master of Fine Arts (MFA) presso la Queens University of Charlotte a Charlotte, nella Carolina del Nord.[5]

Olive Kitteridge e il Premio Pulitzer[modifica | modifica wikitesto]

Elizabeth Strout nel 2015

Abide with Me, poi tradotto in italiano come Resta con me, è stato pubblicato nel 2006 da Random House ottenendo ulteriori consensi di critica. Ron Charles del Washington Post ha riassunto il suo libro dicendo: "Come ha fatto nel suo bestseller d'esordio, Amy e Isabelle, Strout ambienta il suo secondo romanzo in una piccola città del New England, alla cui bellezza naturale ritorna ancora e ancora mentre questa storia si svolge sullo sfondo delle tensioni della Guerra Fredda degli anni Cinquanta".[9] Il New Yorker ha accolto il romanzo con una recensione positiva: "Con abilità superlativa, Strout ci sfida a esaminare ciò che rende una buona storia e ciò che rende una buona vita".[10] Goodreads ha valutato il romanzo con 3,75 stelle su 5.[11]

Il terzo libro di Strout, Olive Kitteridge, è stato pubblicato due anni dopo, nel 2008. Il libro conteneva una raccolta di racconti brevi tra loro collegati su una donna, i suoi parenti stretti e i suoi amici sulla costa del Maine.[12] Emily Nussbaum del New Yorker ha definito i racconti "taciturni, eleganti".[13] Nel 2009, il romanzo ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa.[12] Il libro divenne un bestseller del New York Times e vinse anche il Premio Bancarella, in un evento tenutosi nella medievale Piazza della Repubblica a Pontremoli, in Italia. Louisa Thomas ha scritto sul New York Times:[5]

«"Il piacere nella lettura di Olive Kitteridge deriva da un'intensa identificazione con personaggi complicati, non sempre ammirevoli. E ci sono momenti in cui scivolare nel punto di vista di un personaggio sembra comportare la rivelazione di un'emozione più potente e interessante del semplice sentimento di simpatia: una dipendenza dagli altri complessa, a volte oscura, a volte vitale. Non c'è niente di sdolcinato o di economico qui. C'è semplicemente l'onesto riconoscimento che dobbiamo cercare di capire le persone, anche se non le sopportiamo".»

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Strout è sposata con l'ex procuratore generale del Maine James Tierney, docente di diritto alla Harvard Law School[14] e direttore fondatore di State AG, una risorsa educativa sull'ufficio del procuratore generale dello stato.[15] Divide il suo tempo tra New York City e Brunswick, nel Maine. La figlia di Strout, Zarina Shea, è una drammaturga.[16]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Romanzi[modifica | modifica wikitesto]

  • Amy e Isabelle (Amy and Isabelle, 1998), trad. di Martina Testa, Roma, Fazi, 2000.
  • Resta con me (Abide with Me, 2006), trad. di Silvia Castoldi, Roma, Fazi, 2010.
  • I ragazzi Burgess (The Burgess Boys, 2013), trad. di Silvia Castoldi, Roma, Fazi, 2013.

Ciclo di Olive Kitteridge[modifica | modifica wikitesto]

  • Olive Kitteridge (Olive Kitteridge, 2008), trad. di Silvia Castoldi, Roma, Fazi, 2009.
  • Olive, ancora lei (Olive, again, 2019), trad. di Susanna Basso, Torino, Einaudi, 2020.

Ciclo di Lucy Barton[modifica | modifica wikitesto]

  • Mi chiamo Lucy Barton (My name is Lucy Barton, 2016), trad. di Susanna Basso, Torino, Einaudi, 2016.
  • Tutto è possibile (Anything is Possible, 2017), trad. di Susanna Basso, Torino, Einaudi, 2017.
  • Oh William! (Oh William!, 2021), trad. di Susanna Basso, Torino, Einaudi, 2022.
  • Lucy davanti al mare (Lucy by the Sea, 2022), trad. di Susanna Basso, Torino, Einaudi, 2024.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Shena Mackay, The Burgess Boys by Elizabeth Strout – review, in The Guardian, 13 luglio 2013. URL consultato il 7 giugno 2017.
  2. ^ (EN) Ron Charles, Elizabeth Strout's 'The Burgess Boys,' reviewed by Ron Charles, in The Washington Post, 19 marzo 2013. URL consultato il 7 giugno 2017.
  3. ^ (EN) Encyclopædia Britannica almanac 2010 - Elizabeth Strout january 1956, =Chicago, Encyclopædia Britannica, 2009, p. 71, ISBN 978-1-61535-329-3. URL consultato il 3 marzo 2016.
  4. ^ a b (EN) Terry Gross, 'My Ears Are Open': Novelist Elizabeth Strout Finds Inspiration In Everyday Life, in NPR, 13 gennaio 2016. URL consultato il 1° ottobre 2018.
  5. ^ a b c d e f g (EN) Robert Birnbaum, Elizabeth Strout, in The Morning News. URL consultato il 20 febbraio 2022.
  6. ^ (EN) The Write Stuff: Syracuse University College of Law, su law.syr.edu. URL consultato il 4 agosto 2021.
  7. ^ (EN) Emily Bobrow, Novelist Elizabeth Strout Never Judges Her Characters, in Wall Street Journal, 15 ottobre 2021. URL consultato il 4 aprile 2022.
  8. ^ (EN) Elisabeth Egan, At 66, Elizabeth Strout Has Reached Maximum Productivity, in The New York Times, 3 settembre 2022. URL consultato il 12 settembre 2022.
  9. ^ (EN) Ron Charles, Running on Faith, in The Washington Post, 19 marzo 2006. URL consultato il 7 giugno 2017.
  10. ^ (EN) Abide with Me, in The New Yorker, 3 aprile 2006. URL consultato il 7 giugno 2017.
  11. ^ (EN) Abide with Me, in Goodreads. URL consultato il 7 giugno 2017.
  12. ^ a b (EN) Bob Thompson, Fiction Pulitzer Prize Winner Elizabeth Strout Talks Writing, 'Olive Kitteridge', in The Washington Post, 4 agosto 2009. URL consultato il 20 febbraio 2022.
  13. ^ (EN) Emily Nussbaum, "Olive Kitteridge" and "Jane the Virgin" Reviews, in The New Yorker, 27 ottobre 2014. URL consultato il 7 giugno 2017.
  14. ^ (EN) James E. Tierney | Harvard Law School, su Harvard Law School. URL consultato il 20 febbraio 2022.
  15. ^ (EN) StateAG, su StateAG.org. URL consultato il 20 febbraio 2022.
  16. ^ (EN) Kate Kellaway, Elizabeth Strout: ‘I’ve thought about death every day since I was 10’, in The Observer, 17 ottobre 2021. URL consultato il 23 aprile 2024.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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