Discussione:Strage di Addis Abeba

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Traduzione[modifica wikitesto]

Ho rivisto la traduzione del testo del medico ungherese. Non e' che mi convinca molto, in quanto il testo francese mi sembra scritto male, ovvero credo sia una traduzione raffazzonata da ungherese a francese, se non un qualcosa di più lungo tipo ungherese -> inglese -> francese -> italiano, come suggerito dalle indicazioni in bibliografia, per cui alla fine il risultato non e' certamente dei migliori. Aggiungo che geocities messo in reference e' chiuso.--Bramfab Discorriamo 10:36, 21 set 2015 (CEST)[rispondi]

Strage di Addis Abeba[modifica wikitesto]

signor utente:Jose Antonio tutte le fonti sembrano verificabili.

ultra pov non credo è quello che è accaduto--Sennaitgebremariam (msg) 17:10, 5 ott 2015 (CEST)[rispondi]

ed è un' atto terroristico premeditato come nel caso dell'Eccidio di Sant'Anna di Stazzema--Sennaitgebremariam (msg) 17:52, 5 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Nel caso di Sant'Anna l'eccidio fu il risultato di una precisa strategia (terroristica) messa a punto nei giorni precedenti l'eccidio stesso: ovvero, i tedeschi prima pianificarono l'eccidio e poi lo attuarono. Qui, mi pare che la decisione della strage fu presa contestualmente alla sua attuazione, come reazione all'attentato a Graziani: ovvero, come rappresaglia immediatamente seguita all'attentato, senza una pianificazione a tavolino precedente. Ci sono fonti che dicono che gli italiani stessero premeditando e pianificando la strage prima dell'attentato a Graziani? Se la risposta è no, "Ritorsione per attentato" mi pare una definizione calzante. --Franz van Lanzee (msg) 18:51, 5 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Franz van Lanzee le fonti etiopiche dicono 30.000 morti e più (che sono le veritiere) se volete si possono aggiungere altre fonti... da ritorsione cambierei in rappresaglia--Sennaitgebremariam (msg) 22:09, 5 ott 2015 (CEST) Se le fonti etiopiche dicono 30.000 temo significhi che le fonti etiopiche non sono affatto veritiere e quindi hanno valore nullo. Fonti britanniche dell'epoca parlavano di 3.000 (cercherò di recuperare la fonte). Del Boca che con gli etiopi è molto accomodante dice che "appare esagerata la cifra di 30.000 morti, avanzata nel dopoguerra dalle autorità etiopiche" e parla di 4.000[1]. Altre fonti riportano anche cifre incisivamente più basse.--Jose Antonio (msg) 22:39, 5 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Forse 30.000 e' inclusivo dei morti etiopi fino alla vittoria inglese durante la WWII nel corno d'Africa.
Manca la voce sull'attentato a Graziani. Incidentalmente ricordo che anni fa lessi in un numero di Storia illustrata, che delle nefandezze attribuite a Graziani, l'unica non vera fosse proprio quella di essere responsabile di questa rappresaglia, in quanto ricoverato ferito in ospedale in condizioni tali che non gli permettevano di esercitare alcun comando, ossia un vuoto di potere riempito dai sottoposti, lo riporto con tutto il beneficio d'inventario possibile. --Bramfab Discorriamo 09:55, 6 ott 2015 (CEST)[rispondi]
E' un vecchio numero che ho da qualche parte in cantina. A memoria ricordo che Graziani gravemente ferito nell'attentato per tre giorni rimase in stato semi comatoso in ospedale. Appena ripresosi bloccò il massacro e poi vabbè ordinò quello del monastero.--Jose Antonio (msg) 10:05, 6 ott 2015 (CEST)[rispondi]
Mi sono accorto che una descrizione si trova in questa voce: Monumento allo Yekatit 12#Attacco_a_Graziani.--Bramfab Discorriamo 10:26, 6 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Una fonte inglese che riporta 30.000 morti è di un scrittore inglese che si è interessato sui crimini di guerra italiani. Britain and the 'Hand-over' of Italian War Criminals to Yugoslavia, 1945-48 Effie G. H. Pedaliu Journal of Contemporary History

un'altra fonte The History of Ethiopia Di Saheed A. Adejumobi.--Sennaitgebremariam (msg) 11:38, 6 ott 2015 (CEST)[rispondi]

penso che non serva mettere altre fonti c'è ne sono abbastanza sulla voce.

Allora se la fonte inglese e': Britain and the 'Hand-over' of Italian War Criminals to Yugoslavia, 1945-48, Effie G. H. Pedaliu, Journal of Contemporary History, Vol. 39, No. 4, Special Issue: Collective Memory (Oct., 2004), pp. 503-529
Vorrei sapere in quale pagina si trova questa cifra? Ho scorso tutto l'articolo, aiutandomi anche col "find" di Acrobat: non ho trovato da nessuna parte il numero 30.000, non c'e' da nessuna parte menzione di Addis Abeba e la stessa Etiopia e' trattata/citata di striscio, essendo un articolo concentrato sui "maneggi" inglesi e "italiani" rispetto a possibili tribunali speciali per crimini commessi in Yugoslavia, e anche rispetto a questi crimini avvenuti in Europa non si portano descrizioni dettagliate, essendo altro il soggetto dell'articolo.
Per cui chiedo di indicarmi la pagina della pubblicazione indicato in cui troverei questi dati.
Più in generale osservo che non c'e' miglior strumento per "aiutare" i revisionisti/negazionisti/riduzionisti di qualunque evento criminale (di qualunque colore) avvenuto nella storia, di: a) enfatizzare oltre il ragionevole la realtà dei fatti, il numero di vittime innocenti, l'efferatezza delle uccisioni, il valore di due gatti che da soli sconfissero un esercito intero vincendo una guerra, magari giusto un minuto prima che l'esercito loro alleato abbia terminato l'occupazione di tutto il suolo nemico, b) descrivere i fatti mantenendo la stessa animosità che si avrebbe se la guerra/rivolta/rivoluzione fosse ancora in atto, c) non portare fonti autorevoli o portare fonti per niente attendibili come imparzialità' . Questo perché a+b+c conduce al discredito anche di tutto quello che vi e' di vero mescolato con l'esagerato.--Bramfab Discorriamo 12:39, 6 ott 2015 (CEST)[rispondi]
Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943, indica le vittime del massacro da 3.000 a 6.000, più 324 fucilati nelle settimane seguenti, più alcune centinaia di deportati in Italia e un migliaio di deportati nel campo di concentramento di Danane in Somalia; necrometrics.com, che è un mero aggregatore di fonti, riporta la cifra di 30.000 vittime come una rivendicazione etiope del dopoguerra contestata da divesi autori che indicano invece in 3.000 le vittime; The History of Ethiopia di Adejumobi parla di 30.000 vittime (pagina 79, si trova su Google libri). Visto che di cifre certe non c'è traccia, bisogna creare un paragrafo apposito dando spazio a tutte queste risultanze senza accetarne acriticamente una sola. --Franz van Lanzee (msg) 13:02, 6 ott 2015 (CEST)[rispondi]

ho aggiunto la fonte dell'accademico e studioso della storia etiope Richard Pankhurst ed un'altra fonte

se siete daccordo da ritorsione cambierei in rastrellamenti--Sennaitgebremariam (msg) 20:05, 8 ott 2015 (CEST)[rispondi]
Riottoso Franz van Lanzee
  • Commento: Personalmente non ho partecipato a questa discussione, ma vedo una voce priva di riferimenti puntuali e quindi non verificabile, con addirittura 4 note web rotte e una che rimanda ad un link pubblicitario. La voce poi è fondamentalmente composta da una lunga e corposa sezione con 4 citazioni, mentre il resto della voce molto poco sviluppato e privo di note precise. La voce per me non è verificabile com'è adesso, per cui il problema non è cambiare "ritorsione" o "rastrellamenti"...il problema è la voce che è da riscrivere praticamente in toto.--ЯiottosФ 20:42, 8 ott 2015 (CEST)[rispondi]

non credo le note sono verificabile le ho appena aggiunte--Sennaitgebremariam (msg) 21:04, 8 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Mi sembra che dovresti leggerti qualche linea guida prima di continuare a editare su wikipedia. Ad esempio Aiuto:Uso delle fonti, Wikipedia:Evasività, Wikipedia:Fonti attendibili e Wikipedia:Niente ricerche originali. Penso che alla base un utente debba conoscere come utilizzare correttamente lo strumento wikipedia, poi si può iniziare a discutere. Altrimenti perdiamo tutti solo del tempo.--ЯiottosФ 21:16, 8 ott 2015 (CEST)[rispondi]

la fonte la può leggere Academia.edu: pubblicazioni--Sennaitgebremariam (msg) 21:55, 8 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Si la fonte di autore etiope ripete 30.000, confermando quindi quanto scritto da Del Boca, come minimo occorre riportare entrambe le fonti. IMO leggendo le descrizioni della strage presenti nella voci mi sembra difficile riuscire ad uccidere 30000 persone in tre giorni, con esecuzioni individuali e tempo occupato anche in violenze gratuite, razzie nelle case e "giri turistici in auto" fra i cadaveri: significa che con esecuzioni fatte in modo 24/24 sarebbero state uccise 7 persone al minuto ininterrottamente per 72 ore.--Bramfab Discorriamo 23:14, 8 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Saheed A. Adejumobi è un professore statunitense --Sennaitgebremariam (msg) 00:17, 9 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Se è per quello vedo che è stato anche professore in Cina, ma non trovo nulla che indichi che per questa vicenda sia il detentore della verità .--Bramfab Discorriamo 00:42, 9 ott 2015 (CEST)[rispondi]
Ho sistemato così la questione del numero delle vittime, spero vada bene; se trovate altre fonti in merito aggiungetele nell'apposito paragrafo. --Franz van Lanzee (msg) 19:40, 12 ott 2015 (CEST)[rispondi]

credo che ora vada bene e che il template possa essere tolto Franz van Lanzee?--Sennaitgebremariam (msg) 14:32, 15 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Mi sembra che la motivazione del TAG sia un pochino troppo "brutale"; in fondo si trattò effettivamente di una "mattanza" di tre giorni con circa 3.000 morti (fonte: Del Boca) arrestata da Graziani che poi si rifece organizzando la repressione sistematica che non fu solo Debra Libanos. In Arbegnuoc avevo scritto qualche cosa al riguardo. Le cifre dell'infobox sono certamente esagerate ma 3.000 morti sembrano una stima piuttosto attendibile. Vediamo di non scadere in un patriottismo assolutamente fuori luogo in tale esecrabile circostanza.--Stonewall (msg) 23:19, 9 ott 2015 (CEST)[rispondi]

anch'io ritengo che circa 300 sia una cifra possibile, 30000 sarebbero 10.000 al giorno, ben più della media di Auschwitz, e se consideriamo che la descrizione parla in gran parte di morti per manganellate, il numero diventa più che incredibile, e questo è un esempio di quello che dico che le esagerazioni poi producono l'effetto opposto a quello desiderato. --Bramfab Discorriamo 00:06, 10 ott 2015 (CEST)[rispondi]

si dovrebbe togliere il template, se a qualcuno non piace correga se non segue le linee guida, le uccisioni si sono verificate e le fonti sono verificabili, se volete si può aggiungere a quella che c'è la fonte di Del Boca per il numero delle uccisioni.--Sennaitgebremariam (msg) 14:55, 11 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Nella voce si parla di 30.000 uccisi, cifra decisamente fantasiosa. Sarei tentato di pensare ad un errore di battitura dove è stato aggiunto uno zero per sbaglio ma so che le fonti etiopiche insistono su questa cifra seppur smentita da praticamente tutti gli storici un pochino seri. D'altronde stiamo parlando di un errore di stima di pressapoco 27.000 (ventisettemila) vittime, sarà pure una quisquilia ma chissà dove li avranno poi sepolti tutti questi corpi? Aosta fa circa trentamila abitanti per farsi un'idea. Come fantasiosa è la cifra di trentamila vittime temo siano abbastanza fantasiose anche le altre informazioni tratte da consimili opere. Inoltre, abuso di citazioni abbastanza selezionate e riportate acriticamente, passi per l'ambasciatore inglese, ma il medico ungherese e il vigile del fuoco. Ma poi è l'ambasciatore inglese in Etiopia o l'ambasciatore etiopico a Londra? Graziani mi risulta che fu ferito gravemente e quindi non in grado di dirigere la rappresaglia di cui in realtà si presero la briga le truppe italiane e gli operai militarizzati presenti ad Addis Abeba. C'erano gli squadristi nel 1937 in Etiopia?--Jose Antonio (msg) 16:03, 11 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Concordo con Jose Antonio, qui siamo di fronte ad una voce scritta unicamente per sostenere un POV utilizzando fonti non neutrali o quantomeno poco autorevoli. La voce è da riscrivere in toto, punto, senza perdere altro tempo in discussioni.--ЯiottosФ 22:01, 11 ott 2015 (CEST)[rispondi]

Dans le square de Saint George, d’où la statue équestre de Ménélik II avait été dérobée, les cadavres formaient une véritable pile.[modifica wikitesto]

La traduzione di questa frase e': Nella piazza di San Giorgio, in cui era stata rubata la statua equestre di Menelik II, i cadaveri erano accatastati in una grande pila, oppureNella piazza di San Giorgio, in cui era stata rubata la statua equestre di Menelik II, i cadaveri formavano una grande pila o qualcosa di simile, certamente non Nella piazza di San Giorgio, in cui era stata rubata la statua equestre di Menelik II, i cadaveri erano migliaia..

Chi conosce un minimo di francese non può che concordare, per il resto ribadisco esiste il problema delle fonti primarie. --Bramfab Discorriamo 09:58, 3 mag 2017 (CEST)[rispondi]

Sarei propenso a chiedere la cassazione generale dell'intero paragrafo, a meno che non ci sia qualcuno disposto a riscriverlo elaborando un testo in prosa piuttosto che ricorrendo alla trascrizione e traduzione (per giunta poco corretta) delle testimonianze altrui. --Franz van Lanzee (msg) 12:36, 3 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Ma cosa si rielabora? ci sono 4 testi (fonti primarie) estratti (neppure integrali) da ricordi scritti da testimoni della strage, senza una coordinazione di narrazione descrittiva. Servirebbe una fonte secondaria che abbia fatto il lavoro "per noi", tipo del Boca.--Bramfab Discorriamo 12:52, 3 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Tutta la voce è basata su fonti poco attendibili, testimonianze di illustri sconosciuti e pagine web ad hoc; imho l'intero paragrafo è da cassare e la voce da rivedere, e magari approfondirla con una descrizione che riporti anche l'attentato a Graziani. Appena posso cercherò di vedere cosa dicono i libri che ho a casa--Riöttoso 18:58, 11 mag 2017 (CEST)[rispondi]


la voce non puo essere cancellata perchè cosi è un chiaro segno di nascondere la storia accaduta da parte vostra che siete amnistrattori di wikipedia, le fonti ci sono

  • Berhanou Abebe, Histoire de l'Éthiopie d'Axoum à la révolution, Paris, Maisonneuve & Larose, coll. « Monde africain »
  • Paul B. Henze, Histoire de l'Éthiopie. L'œuvre du temps, Paris, Moulin du Pont, trad. de l'anglais par Robert Wiren
  • Richard Pankhurst, The Ethiopians: A History (Peoples of Africa), Wiley-Blackwell; New Ed edition
  • Richard Pankhurst, Historic images of Ethiopia, Shama books, Addis Abeba,
  • Richard Pankhurst, ‘'History of the Ethiopian Patriots (1936-1940)
  • The Graziani Massacre and Consequences'’, Addis Tribune
  • Richard Pankhurst, ‘'The story of Abraha Deboch, Moges Asgedom and Simeon Adefres'’, Addis Tribune
  • Anthony Mockler Haile Selassie's War. The Italian-Ethiopian Campaign, 1935-1941
  • New York/Oxford, Random House/Oxford UP, 1984, 454 p. (2e ed. Olive Branch, 2002, 496 p.
  • Saheed A. Adejumobi, The History of Ethiopia, pag. 79.
  • A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale, vol. III, pp. 86-88.
  • Anthony Mockley, Haile Selassie's War, Signal Books, 2003, p. 177.
  • Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943, Einaudi, 2008, p. 85

le fonti dei testimoni sono state pubblicate nel libro Richard Pankhurst, ‘’History of the Ethiopian Patriots (1936-1940), The Graziani Massacre and Consequences’’ ma erano gia state ascoltate a suo tempo dalla societa della nazioni--Puhleec1 (msg) 20:09, 12 mag 2017 (CEST)[rispondi]

del boca ne parla ampiamente nei suoi libri--Puhleec1 (msg) 20:37, 12 mag 2017 (CEST)[rispondi]

Riscrittura[modifica wikitesto]

Con calma sto cercando di ampliare e riscrivere la voce in questione, purtroppo però il volume di Del Boca Italiani in Africa italiana 3. La caduta dell'Impero si trova solamente in formato digitale, la cartacea sembra introvabile (se non con molta fortuna in qualche bancarella presumo), per cui sto utilizzando la versione iBook da dispositivo Apple che non essendo pdf non ha il numero di pagina. Detto questo, come da linea guida, sto inserendo le note indicando solo il/i capitolo/i utilizzato/i, se qualcuno possiede il volume o riesce a procurarselo potremmo inserire note puntuali. Sperando sempre di non dover trovare la pagina cancellata per deliranti accuse di apologia di fascismo.--Riöttoso 17:44, 22 mag 2017 (CEST) P.s. Dovremmo inoltre unire le pagine Yekatit 12 (monumento) e Obelisco Yekatit 12 dato che parlano della stessa cosa, e ri-titolarla Piazza Yekatit 12, per mettere un pò di ordine--Riöttoso 17:48, 22 mag 2017 (CEST)[rispondi]

La voce è stata aggiornata Io tecnicamente avrei finito la riscrittura, purtroppo però non ho fonti per quanto riguarda il processo di elaborazione del ricordo in Etiopia, sulle richieste di estradizione dei criminali italiani. Se qualcuno riesce a buttare giù qualcosa, magari traducendo gli scritti di Pankhurst, potremmo completare meglio la voce--Riöttoso 16:07, 6 giu 2017 (CEST)[rispondi]

Titolo della voce[modifica wikitesto]

Noto inoltre che il titolo della voce nella storiografia è decisamente minoritario; Del Boca e Rochat parlano di "attentato a Graziani", così come Franzinelli nel suo L'amnistia Togliatti cita "l'attentato a Graziani" ma non fa riferimento ad una "strage di Addis Abeba". D'altronde la stessa voce francese da cui questa è stata tradotta è titolata Massacre de Graziani, e googolando un pò, "strage di Addis Abeba" dà 8.970 risultati, mentre "Attentato a Graziani" ben 44.500 (risultati ovviamente non corretti "scientificamente" ma che rendono l'idea). Insomma, nessuno vuole contestare il fatto che si trattò di una strage, ma forse dovremmo considerare di rivedere il titolo per non cadere in una RO--Riöttoso 19:19, 22 mag 2017 (CEST)[rispondi]

Anche perché al momento la voce, tranne nella sezione un po' border line delle "Testimonianze dirette", quasi non parla dei tre giorni della strage se non nell'incipit. -- Pulciazzo 14:06, 27 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Considera che con un pò di calma, la completerò--Riöttoso 15:54, 27 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Lo so. Io nel frattempo faccio sciacallaggio... ;-) -- Pulciazzo 15:57, 27 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Da un punto di vista logico, la voce dovrebbe trattare come argomento centrale dei fatti della rappresaglia, di cui l'attentato è l'antefatto o fattore scatenante; questo a meno di ristrutturare tutta la pagina come voce sull'attentato in sé riservando alla rappresaglia lo spazio delle conseguenze, cosa che però non mi convince molto. --Franz van Lanzee (msg) 16:08, 27 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Imo la voce dovrebbe parlare dell'attentato e dei tre giorni successivi, fino all'appello in cui Cortese ordinava la cessazione delle azioni di rappresaglia in città. Le rappresaglie successive rientrano in un contesto più ampio geograficamente, duraturo nel tempo e premeditato. Detto questo, io chiedevo un parere sul titolo, dato che il termine "Strage di Addis Abeba" non è utilizzato nella storiografia, forse una rititolazione in "Attentato a Graziani" è imo più corretto.--Riöttoso 16:24, 27 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Se la voce ha come argomento centrale la rappresaglia, intitolarla con riferimento all'attentato non mi pare molto corretto; poi ovviamente l'importante è che la voce sia rintracciabile, e quindi che ci siano tutti i redirect del caso quale che sia il titolo. --Franz van Lanzee (msg) 18:32, 27 mag 2017 (CEST)[rispondi]
No, l'argomento centrale è l'attentato, è questo l'evento che poi ha portato al resto. Ripeto, siamo gli unici a chiamare gli eventi "Strage di Addis Abeba", gli storici parlano di "Attentato a Graziani".--Riöttoso 10:16, 28 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Il fatto e' che fino alla riscrittura la voce parlava principalmente della tremenda rappresaglia, da qui il titolo.
Vedo ora che c'e' un altro problema: la voce deriva dalla voce francese fr:Massacre de Graziani che contiene e pie' di pagina l'originale scritto in inglese di parte delle fonte descrittive, il cui testo francese e' una traduzione wikipedica che noi riportiamo assieme alla sua traduzione italiana (traduzione di traduzione).--Bramfab Discorriamo 18:40, 29 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Non conosco il francese, e non posso valutare se queste traduzioni siano corrette o meno, personalmente le ridurrei fortemente per integrarle nel testo. Pankhurst si può considerare uno storico credibile, riportato da Del Boca, Rochat e Labanca, pertanto penso che le testimonianze riportate qui siano veritiere. Pareri?--Riöttoso 18:37, 31 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Se occorre, al francese ci penso io. -- Pulciazzo 18:53, 31 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Veramente andrebbe sostituita la traduzione francese col testo originale inglese e poi verificata la correttezza della traduzione in italiano, a lato vi e' il discorso se ridurle o mantenerle.--Bramfab Discorriamo 19:22, 31 mag 2017 (CEST)[rispondi]
Nel frattempo, sposto qui le testimonianze--Riöttoso 20:09, 1 giu 2017 (CEST)[rispondi]

Testimonianze dirette[modifica wikitesto]

Uno dei primi esempi venne dato dal medico ungherese Ladislav Sava o Shaska. Egli ricorda che subito dopo l'attacco, il leader del partito fascista, Guido Cortese:

(IT)

«Convocó le camicie nere presso la sede del fascio: i capi per una consultazione e chiedendo ad altri di essere pronti a ricevere gli ordini. Ben presto essi armati uscirono dalla sede del fascio correndo in tutte le direzioni. Chiunque nelle città era un obiettivo ma ciò che è realmente accadde fu peggio di qualsiasi cosa che si potesse immaginare. È necessario che lo dica ed questo è la verità, il sangue realmente scorreva per le strade. Corpi di uomini, donne e bambini giacevano ovunque, sopra di essi volteggiavano gli avvoltoi. Enormi fiamme dalle loro case bruciate illuminavano la notte africana.

Il maggior massacro si è verificato dopo le sei di sera... In quella notte terribile, gli etiopi vennero ammucchiati nei camion, strettamente sorvegliati dalle camicie nere armate. Pistole, manganelli, fucili e pugnali furono usati per massacrare gli etiopi disarmati di tutti i sessi, di tutte le età. Ogni nero incontrato era arrestato e fatto salire a bordo di un camion e ucciso o sul camion o presso il piccolo Ghebi (dove è ora si trova l'Università di Addis Abeba) Le case o le capanne degli etiopi erano saccheggiate e quindi bruciate con i loro abitanti. Per accelerare gli incendi vennero usate in grandi quantità benzina e petrolio. I massacri non si fermarono durante la notte e la maggior parte degli omicidi furono commessi con armi bianche e colpendo le vittime con manganelli. Intere strade erano bruciate e se gli occupanti delle case in fiamme uscivano in strada erano pugnalati o mitragliati al grido "Duce! Duce Duce!". Dai camion, in cui gruppi di prigionieri erano stati portati per essere massacrati vicino al Ghebbi, il sangue colava letteralmente per le strade, e da questi camion si sentiva gridare "Duce! Duce! Duce!".

Non dimenticherò mai quello che ho visto quella notte degli ufficiali italiani che passano con le loro auto lussuose per le strade piene di cadaveri e sangue, fermandosi nei luoghi dove avrebbero avuto una migliore visione delle stragi e degli incendi, accompagnati dalle loro mogli, che mi rifiuto di definire donne»[1]»

(FR)

«Convoqua les chemises noires au siège du fascio, les chefs à une consultation, et demandant aux autres de se tenir prêt à recevoir des ordres. Très vite ils sortaient armés du fascio en se précipitant dans toutes les directions. N’importe qui dans les villes était une cible, mais ce qui s’est vraiment passé alors était pire que tout ce que quiconque aurait pu imaginer. Il faut que je dise, et cela est vrai, que le sang coulait véritablement dans les rues. Des corps d’hommes, de femmes, d’enfants, au-dessus desquels tournaient des vautours, gisaient absolument partout. Des flammes gigantesques de leurs maisons brûlées illuminaient la nuit africaine.

Le plus important des massacres eu lieu après six heures le soir… Lors de cette nuit affreuse, on entassait des Éthiopiens dans des camions, étroitement gardés par des Chemises noires armées. Des revolvers, des matraques, des fusils et des poignards étaient utilisés pour massacrer des noirs désarmés de tous les sexes, de tous les âges. Tout noir vu était arrêté, embarqué dans un camion et tué, soit dans le camion, soit près du petit Ghebi (où se trouve aujourd’hui l’université d’Addis Abeba), soit dès qu’il croisait une chemise noire. On fouillait les maisons ou les huttes des Éthiopiens, puis elles étaient brûlées avec leurs occupants. Pour accélérer l’incendie, du benzine et du pétrole étaient utilisés en grande quantité. Les coups de feu n’arrêtaient pas de la nuit, mais la plupart des massacres étaient commis à l’arme blanche et en assommant les victimes à la matraque. Des rues entières étaient incendiées et si des occupants des maisons en flammes sortaient dans la rue, ils étaient mitraillés ou poignardés au cri de "Duce ! Duce ! Duce !". Des camions dans lesquels des groupes de prisonniers avaient été amenés pour être massacrés près du Ghebbi, le sang s’écoulait littéralement dans les rues, et de ces camions on entendait sortir les cris "Duce ! Duce ! Duce !".

Je n’oublierai jamais que j’ai vu cette même nuit des officiers italiens passant dans leur voiture luxueuse à travers des rues remplies de sang, s’arrêtant aux endroits d’où ils auraient une meilleure vue des massacres et des incendies, accompagnés de leur épouse que je me refuse à appeler des femmes.[1]»

Un'altra testimonianza è data dall'ambasciatore d'Etiopia a Londra, che dice:

(IT)

«"Le strade erano coperte di cadaveri ... La gente non osava avventurarsi lì. Da quel giorno è iniziata una metodologia che continuerà ininterrottamente per tre giorni ... Il metodo è stato quello di bruciare le case, in attesa che i suoi occupanti erano costretti ad uscire e massacrare indiscriminatamente con coltelli, baionette, con le bombe a mano o con le pietre e talvolta solo con armi da fuoco. Gruppi di fascisti ho visto fermarsi con i camion e divertirsi appendendo fuori da questi uomini e trascinarli da un capo all'altro della città fino a quando i loro corpi non cadevano a pezzi ... In alcuni quartieri i corpi coprivano le strade e i giardini. Nella piazza di San Giorgio, in cui era stata rubata la statua equestre di Menelik II, i cadaveri erano accatastati formando una grande pila.[2][3] Oggi la città si presenta come un campo di battaglia dopo la fine dei combattimenti. "»

(FR)

«"Les rues étaient recouvertes de cadavres… Personnes n’osait s’y aventurer. À partir de ce jour se mit en place une méthode qui continuera sans interruption pendant trois jours… La méthode consistait à incendier les habitations, attendre que ses occupants soient forcés de sortir et à les massacrer sans distinction, au poignard, à la baïonnette, à la grenade à main, au gourdin, ou avec des pierres, et parfois seulement avec des armes à feu. On voyait des groupes de fascistes s’arrêter en camion et s’amusant à traîner de pauvres hommes d’un bout de la ville à l’autre jusqu’à ce que leurs corps tombent en morceaux… Dans certains quartiers les corps recouvraient les rues et les jardins. Dans le square de Saint George, d’où la statue équestre de Ménélik II avait été dérobée, les cadavres formaient une véritable pile.[2][3] Aujourd’hui la ville ressemble à un champ de bataille après la fin des combats."»

Le stesse scene sono descritte dai missionari americani, da Herbert e Della Hanson. Essi si riferiscono alla visita della città poco dopo le uccisioni:

(IT)

«"Intere aree sono state bruciate completamente ricoperte da case disabitate. Anche intorno alle mura dell'ospedale, dove c'erano molte case sono state lasciate solo rovine annerite. Siamo rimasti molto male alla vista di queste scene di devastazione, ancora di più quando abbiamo appreso che molte delle case vennero bruciate con i loro occupanti dentro."»

(FR)

«« trouvaient des superficies entières complètement brûlées couvertes de huttes inhabitées. Même autour des murs de l’Hôpital, où il y avait eu de nombreuses huttes ne restaient que des ruines noircies. Nous étions véritablement malades à la vue de ces scènes de dévastation, plus encore lorsque nous apprenions que nombre d’entre elles avaient brûlé avec leurs occupants à l’intérieur. »[2][3][4]»

Il capitano etiope Toka Binegid della Brigata dei vigili del fuoco di Addis Abeba, dice:

(IT)

«"Gli italiani sono stati divisi in diversi gruppi: mentre alcuni uccidevano altri raccoglievano i cadaveri e li gettavano nei camion. Hanno raccolto i corpi nelle strade utilizzando rastrelli. Tra quelli raccolti da rastrelli molti erano ancora vivi ... Ho visto i soldati italiani fotografarsi appollaiati sui cadaveri delle loro vittime. Incendi e omicidi hanno avuto inizio il venerdì e sono continuati fino a lunedi mattina "»

(FR)

«"Les italiens se divisaient en plusieurs formations : pendant que certains tuaient, d’autres ramassaient les corps et les jetaient dans un camion. Ils ramassaient les corps de la route en utilisant des râteaux. Parmi ceux qui étaient ramassé par les râteaux beaucoup étaient encore en vie… J’ai vu des soldats italiens se faire photographier en se juchant sur les cadavres de leurs victimes. Les incendies et les meurtres qui avaient commencé le vendredi, continuèrent jusqu’au lundi matin"[2][4][5]»

  1. ^ a b Paul B. Henze, Histoire de l'Éthiopie. L'œuvre du temps, Paris, Moulin du Pont, trad. de l'anglais par Robert Wiren, 2004
  2. ^ a b c d Richard Pankhurst, Historic images of Ethiopia, Shama books, Addis Abeba, 2005
  3. ^ a b c Richard Pankhurst, The Ethiopians: A History (Peoples of Africa), Wiley-Blackwell; New Ed edition, 2001
  4. ^ a b Richard Pankhurst, Historic images of Ethiopia, Shama books, Addis Abeba, 2005.
  5. ^ New York/Oxford, Random House/Oxford UP, 1984, 454 p. (2e ed. Olive Branch, 2002, 496 p.)
Ma chi ha stabilito che l'originale delle testimonianze fosse in inglese? E per tutte poi? -- Pulciazzo 18:37, 2 giu 2017 (CEST)[rispondi]
Segui a ritroso le fonti e le versioni linguistiche della voce --Bramfab Discorriamo 17:49, 3 giu 2017 (CEST)[rispondi]
No, ti credo ma almeno la prima proviene da un testo francese e mi pare corretta. -- Pulciazzo 17:55, 3 giu 2017 (CEST)[rispondi]
La prima: trad. de l'anglais par Robert Wiren, 2004--Bramfab Discorriamo 21:58, 3 giu 2017 (CEST)[rispondi]
«convoked the blackshirts to the seat of the Fascio, the chiefs to a consultation, and the others to wait for orders. Very soon they sped from the Fascio in every direction, fully armed. Everyone in the town was a prey to anticipation, but what really happened was worse than anyone had feared. I am bound to say, for it is true, that blood was literally streaming down the streets. The corpses of men, women and children, over which vultures hovered, were lying in all directions. Great flames from the burning houses illuminated the African night. . . The greatest slaughter began after 6 o'clock in the evening... During that awful night, Ethiopians were thrust into lorries, heavily guarded by armed blackshirts. Revolvers, truncheons, rifles and daggers were used to murder completely unarmed black people, of both sexes and all ages. Every black person seen was arrested and bundled into a lorry and killed, either in the lorry or near the Little Ghebi [the present Addis Ababa University building], sometimes at the moment when he met the blackshirts. Ethiopian houses and huts were searched and then burnt with their inhabitants. To quicken the flames, benzine and oil were used in great quantities. The shooting never ceased all night, but most of the murders were committed with daggers and blows with a truncheon at the head of the victim. Whole streets were burned down, and if any of the occupants of the houses ran out from the flames they were machine-gunned or stabbed with cries of 'Duce! Duce! Duce!' From the lorries in which groups of prisoners were brought up to be murdered near the Ghebi, the blood flowed on to the streets and again from the lorries we heard the cry, "Duce! Duce! Duce!". I shall never forget. » Sava concludes « that I saw that night Italian officers passing in their luxurious cars through the blood-drenched streets, stopping at some point whence they could have a better panorama of the murdering and the burning, accompanied by their wives whom I am very reluctant to call women. »
« the streets were strewn with dead bodies... No one dared venture out. From that time began a method which was followed thoroughly during the three long days... The method consisted of setting fire to the houses, waiting for the inhabitants to be driven out by the fire and massacring them without distinction, with daggers, bayonets, hand grenades, cudgels, stones and, at times, with guns. One could see groups of Fascists chaining the lorries and amusing themselves by dragging along poor men from one part of the town to the other until their bodies fell to pieces... In certain quarters the corpses entirely covered the streets and the squares. In St. George's Square already robbed of the equestrian statue of Menelik II, the dead bodies formed a veritable pile. Now the appearance of the city is like a field of battle after the fighting is over. »
« found large areas burned that had formerly been covered with inhabited huts. Even around the hospital walls, where there had been many huts, all was blackened ruins. It made us heart sick to see the devastation, especially where we learned that many of the huts had been burned with their owners in them. »
« The Italians divided themselves into different formations: while some of them were murdering, some collected the corpses and threw them on the trucks. They were gathering the corpses from the roads with iron rakes. Among the persons who were pulled by the iron rakes many were alive... I saw Italian soldiers being photographed while standing on the dead bodies of their victims. The burning of houses and killing of people which started on Friday... continued up to Monday morning. »
L'originale inglese si trova nelle note della versione francese. --Bramfab Discorriamo 22:02, 3 giu 2017 (CEST)[rispondi]

Attentato a Graziani e reazione dei Carabinieri[modifica wikitesto]

Quanto riportato da Del Boca nel suo libro "Angelo Del Boca, L'attentato a Graziani, in Gli italiani in Africa Orientale - 3. La caduta dell'Impero, Milano, Mondadori, 1996, ISBN 978-88-04-42283-9." riguardo al ruolo avuto dal Capitano dei Carabinieri Antonio Di Dato, non è esatto e non coincide con le memorie di famiglia. Dalla sua testimonianza diretta, infatti, l'episodio fu sempre raccontato (più volte e senza contraddizioni) in questo modo: "Avvenute le deflagrazioni delle bombe a mano, io (il Cap. Antonio Di Dato, che si trovava in una posizione più laterale) cercai di valutare la situazione, identificando da dove partì l'attacco e constatando danni e vittime sul palco. Diramai quindi gli ordini opportuni. Un carabiniere (non riportò mai il nome e il grado - non possiamo confermare, come riportato, essere il Col. Amantea) prese a sparare col moschetto sulla folla e lo fermai, abbassando la canna dell'arma con la mano e intimandogli di smettere. Immediatamente dopo mi precipitai verso Graziani che giaceva nel sangue. Con l'aiuto di un altro militare lo sollevammo e lo portammo verso una macchina affinché arrivasse rapidamente in ospedale. Poi ripresi a coordinare le operazioni dei Carabinieri." La circostanza fu confermata dalla moglie, Piera Dotti Di Dato, che vide rientrare a casa il marito con la giacca coperta di sangue. Lui dovette rassicurarla che non era il suo, ma quello dei feriti nell'attentato. Il Cap. Di Dato, il 18 settembre 1943, allora Maggiore, fu preso prigioniero dai tedeschi a Roma e internato inizialmente a Biała Podlaska (Bielorussia). La moglie, che risiedeva col figlio in provincia di Parma, scrisse a Graziani, nei mesi successivi, chiedendo un intervento di clemenza in virtù dell'episodio di Addis Abeba, in cui il marito lo soccorse. Alla richiesta il gerarca rispose dicendo che avrebbe dovuto aderire alla RSI, per essere liberato. Il Magg. Di Dato sempre rifiutò categoricamente, per non venire meno al giuramento di Ufficiale e perché non aveva in simpatia il regime fascista. Anzi, intimò alla moglie di non reiterare le richieste. Venne liberato dai Sovietici solo alla fine del conflitto, da un campo di Berlino (Germania), dopo una lunga permanenza a Cestohowa (Polonia). In virtù di questa testimonianza diretta del Cap. Di Dato e della moglie, evidentemente non è possibile che l'Ufficiale abbia aperto il fuoco sulla folla come riportato da Del Boca e nella voce di Wikipedia sul massacro di Addis Abeba, soccorrendo nello stesso tempo il gerarca. Esiste anche una fotografia del Cap. Di Dato che porta, insieme ad un militare (Ascaro) e un altro non identificato, il corpo di Graziani: in Storia Fotografica d'Italia, 1922-1945, ed. Intra Moenia, Napoli 2007, pag. 199.