Discussione:Neotantra

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Questa voce e' piena di inesattezze, superficiale e fuorviante.

Per esempio:

  1. Padmasambhava incontra la Dakini (che non e' una donna cosi come la Dea e' un aspetto di qualcosa che non puo' essere definito con l'indicazione di una identita' di genere) nel Palazzo di Teschi, non nella dimensione grossolana, ma nella dimensione visionaria (Sambhogakaya).
  2. L'idea della meditazione espressa e' fuorviante perche' prende in considerazione, maldestramente, un solo tipo di meditazione che non e' quella del Tantra (Buddista o non Buddista) o dello Dzogchen o della Mahamudra.
  3. La frase che indica la difficolta' del Testimone di trovare un suo centro stabile, indica una assoluta mancanza di esperienza nella pratica meditativa: il Testimone e' sempre fermo e stabile e i contenuti psichici vengono risolti proprio lasciando emergere quella pace naturale, che comunque non e' ancora del vero Testimone Upanishadico (Saksin) che emergera' solo dopo determinati passaggi coscienziali.

In sostanza la voce neotantra e' stata scritta da qualcuno che non conosce il tantra ma solo il neotantra (si evince anche dalla bibliografia), che non conosce la pratica della meditazione-contemplazione, se non per sentito dire (l'idea dominante oggi sulla pratica della meditazione e' quella della Vipassana del Theravāda assai diversa da quella del Mahayana, del Vajrayana, dello Dzogchen, della Mahamudra, dello Shivaismo Kashmiro, dell'Advaita Vedanta).

Per non ricadere nei soliti pressapochismi in un argomento cosi delicato, evitando cosi la solita superficialita' che contraddistingue i vari movimenti neo e new, e per rispettare la serieta' e l'autorevolezza di Wikipedia, occorrerebbe riscrivere da capo questa voce indicando anche chi si guadagna da vivere con il neotantra, cosa propone, e soprattutto quanto sia distante dal significato originario di un percorso Spirituale che e' quello Tantrico.

Risposta discussione[modifica wikitesto]

Sorvolo gli attacchi personali e le insinuazioni infondate dell’utente Al Pereira ed entro in merito al contenuto:

  1. Nella biografia di Padmasambhava scritta da Yeshe Tsogyal, la maestra Kungamo risulta essere una donna in carne ed ossa e viene chiamata “la monaca Kungamo che abita in una capanna vicino al cimitero”. Gli storici confermano che “numerosi adepti maschili come Padmasambhava, (…) vennero a Uddyiana per imparare dalle maestre femminili” (M. Shaw, op. cit, p. 133). Sono stati gli autori lamaisti successi che hanno eliminato le donne e il sesso dalla loro vita e dalla loro pratica tantrica e di conseguenza hanno dovuto limitare le donne, incluse le maestre, all’esclusivo piano visionario, per rendere la pratica e la narrazione coerente ai loro comportamenti. Siamo di fronte a un’analoga riscrittura della storia come quella avvenuta in Occidente: i concili di Nicea e di Costantinopoli definirono a posteriori vergine una donna chiamata Maria vissuta oltre 300 anni prima che aveva concepito e partorito (sic!) suo figlio Gesù. Comunque, per evitare polemiche con i buddhisti dell’ala conservatrice, abbrevierò il pezzo su Padmasambhava. Il lettore più interessato alla storia che ai miti, può sempre consultare i testi citati.
  2. Sebbene le varie religioni e le loro sette si impegnano parecchio a differenziare le proprie pratiche da quella degli altri (e stranamente nelle dispute ognuna si reputa più evoluta o più vicina a Buddha dalle altre), l’esperienza meditativa di chi è seduto sul cuscino di meditazione, non riflette queste sottigliezze teoriche. Anche la così enfatizzata distinzione tra il theravada e il mahayana alla fin fine esiste più nei testi e nelle sovrastrutture ideologiche che nelle menti dei praticanti. Benché la semplice meditazione vipassana sembra molto diversa dalle complesse meditazioni/contemplazioni tibetane, i processi fondamentali (il graduale svuotarsi della mente, l’assottigliarsi delle sensazioni fisiche, le correnti energetiche, la percezione del proprio spazio e il suo unirsi al Tutto) sono gli stessi. Il fenomeno riflette ciò che conosciamo in Occidente: le varie chiese cattoliche, evangeliche, ecc. sono divise da profondi abissi teologici, ma l’amore del credente per il proprio Dio è lo stesso. Sono d’accordo sul fatto che in un enciclopedia dobbiamo attenerci alle fonti, ma dobbiamo valutare i testi tantrici in modo critico, quando diventano troppo barocchi e si discostano palesemente dall’esperienza pratica di chi medita.
  3. Non mi riferisco al testimone in termini assoluti, ma soggettivi. E’giusto che il testimone sia sempre fermo e non influenzato dai movimenti della mente, ma ciò non vuol dire che il sé sia identificato con esso. Chi per esempio è preso da mille pensieri, benché abbia il testimone da qualche parte, ma non ne è cosciente; non è identificato con il proprio centro ma con i pensieri in periferia. Soggettivamente vive la realtà esterna in modo frammentato e piena di proiezioni, mentre percepisce se stesso come se il testimone non ci fosse. Nella psicologia viene chiamata identificazione con il “falso sé”. In questo la persona non può osservare i fenomeni mentali con gli occhi del testimone, ma deve prima creare un po’ di spazio nella mente, in modo che il testimone possa apparire sé.

Comunque grazie per il tuo suggerimento di riscrivere il testo e di dargli una struttura più enciclopedica. Lo farò prossimamente elencando anche gli elementi che differenziano il neotantra dal tantra.

confronto fra versione inglese e italiana[modifica wikitesto]

La versione italiana è molto diversa da quella inglese. Quella inglese dà un resoconto equilibrato, inserendo anche elementi critici verso il neotantra. La versione italiana ne parla solo in positivo: più che a una voce enciclopedica, somiglia a uno scritto promozionale. La bibliografia ella versione italiana è stata considerevolmente ridotta e sono stati aggiunti due riferimenti a due consulenti italiani (Elmar e Michaela Zadra) che gestiscono una scuola di tantra.