Discussione:Della Rena (famiglia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

pagina Della Rena (famiglia)[modifica wikitesto]

Buon giorno a tutti, rispetto le regole e le comprendo, ma qui siamo d'innanzi ad una situazione che ha un suo evidente misunderstanding. Pensavo di essere in prove ed ho pubblicato una pagina parziale, che è stata bannata con veemenza, senza cercare di comprendere quanto stessi cercando di terminare. Ho completato il tutto, omettendo l'immagine in conflitto e mi è stata nuovamente cancellata la pagina, che per contenuti, riferimenti e composizione segue ritengo a mio avviso i riferimenti corretti delle colonne di wikipedia. Lascio a voi valutare con serenità contenuti e tenore, che mi è stato impedito di completare. Ovviamente è un work in progress e va ampliato, ma così si stronca ogni volontà ed entusiasmo a collaborare. Auguro a tutti buon w-e e buon lavoro. E gradirei fossero tolti offensive ammonizioni, come se si fosse un vandalo o un distruttore. Così non apporterò altro, il dialogo ed il rispetto del lavoro altrui è sempre importante --Gilberto Barbelli Jr. (msg) 15:09, 15 apr 2023 (CEST)[rispondi]

Gentile Gilberto,
ho revisionato integralmente la pagina da te pubblicata in bozza, ampliandola con altre voci presenti si wiki ed inerenti l'argomento.
Ho già proceduto alla pubblicazione ed attendo revisione. --Toni Iommi (msg) 19:49, 23 apr 2023 (CEST)[rispondi]
Grazie per il tuo tempo, vedo che hai completato la voce ampliandola --Gilberto Barbelli Jr. (msg) 22:28, 23 apr 2023 (CEST)[rispondi]

Origini e famiglia Giochi fiorentina chiamata in causa inopportunamente[modifica wikitesto]

VOCE :  I Della Rena furono una famiglia aristocratica italiana, discendenti diretti da una nobile casata fra le più antiche d'Europa i Principi Giocoli di Jadera radicatasi in Ferrara nel VI secolo[1], intorno al 940 in Firenze diedero vita alla stirpe dei Giocoli di Fiorenza poi Della Rena.

Discendenti diretti dei Giocoli una delle più nobili ed antiche casate di Ferrara i Giocoli di Fiorenza fiorirono in Firenze sin dalla fine del X secolo in più Casati: Giocoli della Rena, Giocoli di S. Martino, Giocoli Guicci, Giocoli Porta. I Giocoli della Rena, ebbero in Firenze numerosi possedimenti, quali le chiese di S. Stefano e quella di S. Martino a Farneto che acquistarono nel 1236 in un atto nel quale compare Ardengo Trotti Vescovo di Fiorenza[2]. Petrone II detto Giocolo[3] figlio di Fiorenzo II, intorno all'anno 940 fu il capostipite del ramo dei Giocoli di Fiorenza unitamente ai figli Ildebrando III e Giovanni Giocolo[4][5]. Giovanni Giocolo detto Bonizza intorno al 980 fu padre di Fiorenzo III, che ebbe come figli Giovanni Giocolo II, che a sua volta darà vita in Firenze al ramo dei Giocoli della Rena, Martino II che darà vita al ramo dei Giocoli Martino,[6] e Pierro dai quali i Giocoli Giochi di Porta[7]. Come narra il Malespini nel tempo intorno al XIV secolo, definirono il cognome in Della Rena[8][9] e stabilirono la loro dimora presso la badia di Fiorenza, edificando «molto belle e possenti torri» nella via che va da S. Apollinare a S. Giovanni. Compaiono in una Bolla di Papa Pasquale II.

<P>

<P>

completamente falso tutto il periodo della voce e tutto da CANCELLARE

Falsificazioni molto comuni nel passato nelle storie familiari

QUESTI INOPPORTUNAMENTE CITATI sono i GIOCHI o GIOCOLI famiglia fiorentina  e non hanno alcun legame genealogico con i GIOCOLI ferraresi

<P>

Continuo a sottolineare una genealogia dal VI secolo per una casa non sovrana e' SEMPRE FALSA e pubblicare un'affermazione del genere e' AUTOLESIONISTICO per la credibilita' di wiki

I fantomatici principi di Jadera che come presenti a Ferrara nel 535  e antecessori dei Giocoli ferraresi pare ne parli SOLO il manoscrito di tale IOSI (chi e' ???)

Dalla VOCE WIKI FERRARA ricavo che le prime notizie su Ferrara partono dal 700 circa Eppure i principi di Jadera lo Iosi li colloca gia' a Ferrara nel 535

Bisogna forse riscrivere la storia di Ferrara con questa novita' ? oppure considerare NON CREDIBILE la notizia dello IOSI ?

<P>

i Giocoli ferraresi prenderanno il cognome da Giocolo figlio di Linguetta  nella seconda meta' del XII secolo

<P>

UBI MAIOR MINOR CESSAT

Gli scritti eruditi debbono sempre esser considerati superati dagli studi universitari moderni

Negli studi del prof Andrea Castagnetti leggiamo

Linguetta ( non il duca (??) Federico quindi ) ha tra i suoi figli  Giocolo  i cui discendenti detti figli di Giocolo=Giocoli di Ferrara , Rodolfo Turclus i cui discendenti detti figli di Turco = saranno i Turchi di Ferrara, e Guido

Nipoti di Linguetta nel 1183 sono attestati  anche Gugliemo e Linguetta  che figurano nel testamento Adelardi

htttp://www.carnesecchi.eu/FerraraCastagnetti1.pdf

pag 16 12ma riga dal basso per l'origine del cognome Turchi

pag 16 13ma riga dall'alto per l'origine del Giocoli

<P>

Note

Quindi Linguetta e' il nome del padre di Giocolo e di Turco e non il fantomatico Duca Federico( ????)

Accadeva talvola nel periodo di incubazione dei primi cognomi che fratelli dessero vita a discendenze con cognomi e stemmi diversi come in questo caso

<P>

<P>

UBI MAIOR MINOR CESSAT

Ecco comunque lo studio piu' moderno sui Giochi fiorentini

Studio del prof Enrico Faini autore di "Firenze nell'eta' romanica"

Fonte altamente credibile e riscontrabile su Academia.edu E che supera abbondantemente gli studi eruditi del passato

<P>

<P>

FAINI :I Giochi parteciparono ai placiti fiorentini del secolo XI per almeno due generazioni: due

rappresentanti della famiglia erano presenti contemporaneamente all’assise del 2 marzo 1100.

Tanto onore pubblico non trova riscontro nella qualità e nella quantità delle menzioni nella

documentazione privata. Uno «Ioculus filius Florentii» presenzia al placito del 1061 tenutosi di

fronte a Beatrice di Toscana, a Borgo San Lorenzo, in Mugello (Canonica, 1061 novembre 8, n. 66).

Quale fosse il suo vero nome ce lo rivela un altro placito, quello del 27 febbraio 1073. Qui infatti,

accanto ai già citati Gerardo Caponsacco e Giovanni di Donato troviamo «Petrus qui Ioco vocatur

filius bone memorie Florentii» (Canonica, 1073 febbraio 27, n. 83). Già da tempo Pietro/Gioco

frequentava l’ambiente dei Fiorentini cospicui. È difficile non riconoscerlo in quel Pietro di

Fiorenzo che, nel 1046, è testimone in Santa Reparata di una refuta fatta da Bernardo figlio del fu

conte Adimaro alla chiesa di San Pietro a Ema (San Miniato, 1046 novembre 22, n. 24). È forse il

padre di Gioco quel Fiorenzo di Pietro che precede immediatamente il nostro nell’elencazione

degli astanti al placito del 1061. Se così fosse dovremmo risalire più indietro nella ricerca della

prima attestazione della famiglia alle assemblee giudiziarie fiorentine. Al maggio del 1038 rimonta

la prima menzione di Fiorenzo presso il palazzo del vescovo mentre il messo dell’imperatore, il

conte Bertaldo, poneva il bando sulla chiesa di San Pietro a Ema (San Miniato, 1038 maggio 11, n.

18). Di nuovo presso il palazzo vescovile nel dicembre del 1046 Fiorenzo partecipa alla definizione

di una controversia a proposito della chiesa di San Miniato di Firenze (Placiti, 1046 dicembre 6, n.

372). Nel 1100, all’ultimo placito della marchesa Matilde svoltosi nella residenza del presule

fiorentino, partecipano Ildebrando e Guittone nipoti di Gioco (Canonica, 1100 marzo 2, n. 152).

Sono le carte private ad assicurarci che i due fossero effettivamente parenti di Pietro di Fiorenzo.

Nel 1079 Ghisla del fu Gerardo, moglie del defunto Giovanni figlio di Pietro detto Gioco, col

consenso dei figli Uberto/Guittone, Ildebrando e del suocero, offriva ai monasteri di Vallombrosa

e San Salvi la quarta parte di una terra posta probabilmente nel suburbio orientale di Firenze

(Vallombrosa, 1079 giugno 7). La terra è posta nella località non identificata di Ulmitulo. Ritengo che

tale luogo non fosse lontano da Varlungo, lì infatti si concentravano molte delle proprietà delle

due badie beneficiate, inoltre tra i confinanti troviamo «Bonomus de Vado Longo» (Vadolongo era

l’antico nome di Varlungo cfr. CAROCCI, vol. I, p. 7), e «Iohannes de Basirica»; sappiamo per altri

versi che Basirica era una località posta nei pressi di Varlungo (San Vigilio di Siena, 1109 gennaio

11). Pietro/Gioco doveva essere un ricco possidente che risiedeva nel settore orientale della città.

Se osserviamo la distribuzione dei beni immobili della sua famiglia, notiamo che si trovano a

Montelatico e a Pinti (Badia I, 1073 gennaio, n. 92 e Badia I, 1079 novembre 29, n. 122), a Tribucana

(Canonica, 1086 marzo 13, n. 123), a Rovezzano (Canonica, 1101 gennaio, n. 153), a Gignoro (San

Vigilio di Siena, 1110 dicembre 3 e ivi, 1113 gennaio 9). Secondo Renzo Ninci Montelatico si trovava

non lontano dal Battistero, a nord della città(ID., Le proprietà, p. 277). Credo invece che il luogo in

questione sia da identificarsi col Montelatico descritto dal Repetti (REPETTI, vol. III, p. 409) e

all’inizio di questo secolo dal Carocci (CAROCCI, vol. I, p. 33): questo era situato nella parrocchia di

S. Ambrogio, tra Campo di Marte e il torrente Affrico. Nei pressi di questo Montelatico inoltre si

trovava Tribucana (Canonica, p. 305, nota 1). La località Pinti corrispondeva con ogni probabilità

all’area occupata dall’attuale Borgo Pinti in Firenze. La residenza dei Giochi in età comunale era

collocata nel sesto di Por San Piero (RAVEGGI, TARASSI, MEDICI, PARENTI, Ghibellini, guelfi, p. 71).

Alla fine degli anni Settanta del secolo XI, morto suo figlio Giovanni, Pietro cominciò ad agire in

comune con i nipoti (Badia I, 1079 novembre 29, n. 122), i quali, mantenendo probabilmente a lungo

indiviso il patrimonio ereditato dal nonno, continueranno ad essere indicati nei documenti come

«nepotes Ioci» fino ai primi decenni del secolo successivo. L’ultima attestazione dei «nepotes Ioci»

26

risale al 1117 (San Vigilio di Siena, 1116 gennaio 9, stile fiorentino). Il soprannome dell’avo diverrà

caratteristico del lignaggio nel corso di quello stesso secolo.

Scorrendo la documentazione che riguarda i Giochi non si può non individuare nel rapporto con la

Badia un elemento fondante per lo sviluppo del loro patrimonio: a più riprese sono indicati come

confinanti di beni del cenobio cittadino, dalla Badia ricevono in livello delle terre, come già notato.

A ben vedere però il rapporto che si istituisce è con un settore preciso delle proprietà del

monastero: quelle che derivavano dall’incorporazione della chiesa di San Martino del Vescovo.

All’indomani del passaggio di San Martino tra i possessi della Badia (attorno al 1070) si assisté ad

una vera e propria lottizzazione dei terreni che avevano costituito il patrimonio della chiesa a tutto

vantaggio dei ceti cittadini più agiati. A questa lottizzazione partecipò anche Pietro e fu tra coloro

che ne approfittarono di più, almeno a giudicare dalla traccia che ha lasciato nell’archivio del

monastero (Badia I, 1079 novembre 29, n. 122; Badia I, 1070 novembre, nn. 74 e 75; ivi, 1073

gennaio, n. 92; ivi, 1074 giugno, n. 102). È lecito credere che la lottizzazione delle proprietà di San

Martino avesse, oltre a ovvi risvolti economici, anche un’importante valenza politica: il monastero

ebbe l’occasione di stabilire relazioni con quella parte del gruppo dominante cittadino fino ad

allora sfuggita al suo controllo, secondo quanto ha scritto Beatrice Pazzagli (EADEM, La Badia

Fiorentina, pp. 35-36). Il legame che attorno agli anni Settanta veniva a stringere i Giochi al

monastero cittadino di Santa Maria non li poneva però in definitiva opposizione al contemporaneo

movimento riformatore che aveva nelle fondazioni vallombrosane i suoi centri di irraggiamento.

La charta offersionis della vedova di Giovanni, figlio di Pietro/Gioco, redatta nel 1079 col consenso

dei figli e del suocero, offre qualche spunto per comprendere l’atteggiamento di questa famiglia

negli anni caldi della lotta per le investiture (Vallombrosa, 1079 giugno 7). Essa era rivolta alle

abbazie di San Salvi e Vallombrosa. Per San Salvi quello era il momento in cui si andavano facendo

sempre più stretti i legami con la famiglia Caponsacchi. Non sorprende dunque trovare

Martino/Mattolo dei Caponsacchi tra i testimoni di quell’atto. La charta offersionis può esser

caricata di molteplici significati. Ad un livello politico più generale essa può indicare un appoggio

alla causa della riforma; a livello cittadino serviva forse a suggellare i buoni rapporti che

intercorrevano tra le famiglie dei Caponsacchi e dei Giochi: compresenti ai placiti, vicine di casa e,

probabilmente, coinvolte entrambe dalla Badia nel progetto di alleanza con i settori politicamente

più influenti della società urbana attuato tramite la lottizzazione e distribuzione delle proprietà di

San Martino del Vescovo. I legami dei Giochi con i vallombrosani dovevano essersi fatti

particolarmente stretti all’inizio del secolo XII: nel 1109 Guittone riceve per il monastero di

Montescalari tre parti di una terra posta presso Varlungo (San Vigilio di Siena, 1109 gennaio 9). Non

è escluso che Guittone fosse divenuto in questo periodo l’agente in città del cenobio chiantigiano.

Sui Giochi possiamo dire pochissimo per il periodo successivo. Non riusciamo ad andare oltre quel

Guittone e quell’Ildebrando che abbiamo già conosciuto. Dagli anni Dieci del XII secolo cessa di

loro ogni menzione. Solo in tarda età consolare il nome della famiglia riemerge. La famiglia deve

aver continuato a risiedere nei pressi della Badia per tutto il secolo XII, come attestano due

documenti dell’inizio del XIII secolo (Badia di Firenze, 1204 aprile 10: sottoscrizione di «Ianni Iochi»;

Documenti, 1210 novembre 25, XIX, parte II: ricordata tra le proprietà della Badia una vigna «que

fuit filiorum Iochi»). Nel suburbio orientale di Firenze erano ancora detentori di un patrimonio

considerevole: nel 1205 Uberto del fu Guittone Giochi vendeva infatti per 148 lire una terra in San

Gervasio allo spedale presso San Pier Maggiore (Sant’Apollonia, 1204 gennaio 8).FAINI

<P>

<P>

Questi  erano i GIOCHI fiorentini

<P>

<P>

LA VOCE dice :   Petrone II detto Giocolo[3] figlio di Fiorenzo II, intorno all'anno 940 fu il capostipite del ramo dei Giocoli di Fiorenza unitamente ai figli Ildebrando III e Giovanni Giocolo[4][5]. Giovanni Giocolo detto Bonizza intorno al 980 fu padre di Fiorenzo III, che ebbe come figli Giovanni Giocolo II, che a sua volta darà vita in Firenze al ramo dei Giocoli della Rena, Martino II che darà vita al ramo dei Giocoli Martino,[6] e Pierro dai quali i Giocoli Giochi di Porta[7].VOCE

<P>


INVECE

Queste invece la genealogia ricostruita dal prof Faini  ( che non ha trovato tracce della famiglia avanti il 1000 )

CON I DELLA RENA  I GIOCHI DI FIORENZE NON C'ENTRANO NIENTE, OVVIAMENTE MEN CHE MENO I GIOCOLI DI FERRARA

<P>

http://www.carnesecchi.eu/GiochiFaini.JPG

<P>

<P> --Pierluigicc (msg) 18:34, 25 nov 2023 (CET)[rispondi]