Discussione:Consulta dei senatori del Regno

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FATE MOLTA ATTENZIONE, ECCO COME STANNO LE COSE:

STORIA DELLA CONSULTA DEI SENATORI DEL REGNO

Il Senato del Regno fu soppresso dall'Assemblea Costituente alla vigilia dell'entrata in vigore della Costituzione Repubblicana il 1° gennaio 1948. La rinascita del Senato, come Associazione Privata, avvenne nel 1955 a seguito del proclama di Re Umberto II che, il 13 giugno 1946, affermò l'illegittimità dell'istituzione della Repubblica e che si considerò sempre come un Sovrano non abdicatario, allorché Egli inviò ai Senatori del Regno un messaggio invitandoli a riprendere la loro attività sotto forma “consultiva” verso la Nazione. Doveva rappresentare una sorta di “antenna” del Sovrano in Italia. A questo messaggio aderirono quasi tutti i Senatori del disciolto Senato che si costituirono in associazione (Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno) nominando Presidente il Sen. Adolfo Giaquinto. Il 3 febbraio 1955 si riunirono in assemblea 92 Senatori del Regno ai quali il Sovrano inviò un messaggio letto dal Ministro della Real Casa Falcone Lucifero. Il 18 ottobre 1958 l’U.M.I. (Unione Monarchica Italiana), che riuniva personalità di tutti i partiti di sentimenti monarchici (democristiani, liberali e socialdemocratici), decise di costituire nel proprio seno, una Consulta Monarchica composta da membri a vita, i quali dovevano avere i requisiti previsti dall'art. 33 dello Statuto del Regno, così come i Senatori a vita del Senato Monarchico. Poiché per legge di natura i Senatori del Regno originari andavano scomparendo, l’11 novembre 1965 i due gruppi, Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno, costituiti in associazione, ed i membri della Consulta Monarchica, si fusero in un unico corpo vitalizio che fu denominato “Consulta dei Senatori del Regno”. Questa decisione fu immediatamente approvata da Re Umberto II. Per la nomina dei componenti, si procedeva con il concetto della “cooptazione”. Le prime nomine furono di altissimo prestigio: l’economista Alberto De Stefani, il giurista Alfredo de Marsico, l'Ambasciatore Raffaele Guariglia, tra altri. Successivamente, furono inclusi, come membri di diritto, i Cavalieri della SS. Annunziata. Il 20 maggio 1972 furono stabilite le procedure per l’ammissione che, in sintesi, prevedevano la proposta di candidatura da parte del Presidente, con l’indicazione di una delle 21 categorie dello Statuto Albertino nelle quali rientrasse il candidato, la delibera del Consiglio di Presidenza, poi dell’Assemblea con l'alto assenso del Capo di Casa Savoia. Il 4 gennaio1993, Presidente della Consulta l’On. Covelli, S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, dopo un periodo, di riorganizzazione affidato al Conte Avv. Carlo d’Amelio, decise di riempire di nuovi contenuti l’attività della Consulta, riorganizzando meglio le procedure di ammissione e di cooptazione, affermando la necessità della Sua approvazione per la cooptazione dei nuovi membri e avocando alla Sua Persona la nomina dei Presidenti e Vicepresidenti. Dopo la nomina alla presidenza del Duca di Santaseverina (Collare della SS. Annunziata) in sostituzione dell’On. Covelli, nel 1999 il Capo di Casa Savoia istituì un “Gruppo di lavoro” con il compito di analizzare l’operato e proporre idee per il futuro. Il gruppo consegnò al Principe il suo rapporto nel Novembre 1999, proponendo tra l’altro l’istituzione di “Commissioni” per agevolare il lavoro informativo e per assegnare allla testa delle varie commissioni, persone competenti di grande prestigio ed alta caratura, nonché la pubblicazione del bollettino mensile che esisteva fino al 1981, sotto la presidenza del Prof. Paratore. Nell'anno 2001, il Capo di Casa Savoia ritenne opportuno, in seguito al suggerimento di un suo consigliere personale, un ulteriore affinamento delle attività istituzionali determinandosi ad un periodo di “sospensione” dell'Istituzione allo scopo di rinnovare i compiti della stessa ed il rinnovo delle cariche. Nel Maggio 2002 il Consultore Boetti-Villanis informò tutti i Consultori che erano membri di diritto della Consulta, creata in seno all’Istituto della Reale Casa di Savoia (Associazione che esiste tuttora sulla carta ma che al momento non ha più attività). Giova ricordare che per tutti i Consultori vige il principio ed il giuramento di lealtà e fedeltà al Capo di Casa Savoia, rappresentato da S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele. Successivamente S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele chiese la chiusura dell’ente, chiusura che non avvenne poiché i membri sono a vita, venne quindi messa in uno stato di sospensione. Immediatamente il gruppo di consultori che sostenevano il ramo Aosta, circa nove persone, si riunì e costituì un’associazione nominata Consulta dei Senatori del Regno in cui entrarono 9 dei 60 membri esistenti nella autentica Consulta. Nominò Presidente il Prof. Aldo Mola. Il 12 agosto 2002 moriva il Presidente della vera consulta, Duca di Santaseverina che, su richiesta del Principe Vittorio Emanuele, depositò tutto all'Archivio Centrale dello Stato. Il Principe Vittorio Emanuele nominò un nuovo Presidente nella persona del Barone di Culcasi, Prof. Emmanuele Emanuele. Il 27 giugno 2003, tre mesi dopo il ritorno in Patria, si riunì un’assemblea dei consultori nell’ufficio di del Barone Emanuele; presenti personalmente, o per delega, la maggioranza dei 51 membri (compresi i nove che avevano dato vita all’Associazione Consulta). Questa riunione fu il frutto del lavoro congiunto del Presidente Barone Emanuele, del grande sforzo organizzativo del Segretario Nazionale Dr. Domenico Jannetta e del Vice Presidente Dr. Sergio Pellecchi, dimostrò che la Consulta autentica non era morta poiché mai nessun atto di cessazione delle attività e scioglimento era stato firmato dai 51 membri. Ecco la situazione, l’Associazione Consulta dei Sentori del Regno è nata solo nel 2002 e non è in alcun modo legata alla Consulta dei Senatori del Regno benedetta da S.M. il Re Umberto II nel 1965. E’ stato usato un nome per trarre in inganno le persone in buona fede. Gli atti sono presso l’Archivio di Stato di Roma e sono consultabili, invito quindi a prendere le dovute distanze dal Prof. Mola notoriamente avezzo agli equivoci di vario genere.

Filippo Bruno di Tornaforte

Ho integrato l'articolo[modifica wikitesto]

La versione sopra proposta è stata riportata nell'articolo come versione alternativa: va un po' wikificata, magari, ma mi pare giusto dare atto anche di questa posizione. Microsoikos 13:22, 11 lug 2006 (CEST)[rispondi]

ANALISI DEL CENTRO STUDI C.M.I.[modifica wikitesto]

IL DUCA D’AOSTA NON È IL CAPO DI CASA SAVOIA[modifica wikitesto]

Note a margine del comunicato sovversivo del 7 Luglio 2006


S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia-Aosta non è il Capo della Dinastia Sabauda, né mai lo è potuto essere. Il comunicato sottoscritto dal Principe in data 7 luglio 2006 insieme ad Aldo Mola, con il quale si è tentato, in modo piuttosto goffo come vedremo, di perpetrare un vero e proprio atto di fellonia nei confronti del legit- timo Capo di Casa Savoia, costituisce un’interessante base di studio. Non per la qualità dei contenuti, di fatto molto povera, ma perché dimostra quanto siano infondate le tesi che, per motivi non precisati ma sui quali non è difficile farsi un’opinione, un ristretto gruppo di persone porta avanti ormai da diversi anni. Crediamo sia giunto il momento d’esaminare queste tesi in dettaglio, in modo tale da chiarire le idee ai pochi dubbiosi. Lo faremo prendendo in esame proprio i documenti emessi il 7 luglio.

Per rendere la lettura più agevole, precisiamo che le parti di testo tratte da tali documenti verranno riportate fra virgolette e scritte in carattere diverso dal resto del testo. I documenti sono comunque riprodotti nella loro integralità ed originalità nell’appendice.

Ci limiteremo, per maggior chiarezza e serietà, a dimostrare, in base a fatti provati, le falsità affermate nel comunicato (allegato 1), lasciando al lettore il compito di trarre le inevitabili conclusioni.


1 - LA FALSA RIUNIONE DELLA “REALE CASA DI SAVOIA”

Il comunicato esordisce dicendo che “La Reale Casa di Savoia, riunitasi...”, ingenerando nel lettore l’impressione che vi sia stata una riunione degli esponenti della Dinastia Sabauda. In realtà, ammesso che una qualche riunione vi sia realmente stata, erano certamente presenti solo il Duca d’Aosta e, forse, la sua Consorte e suo figlio, il Duca delle Puglie. Erano assenti le LL.AA.RR. i Principi Vittorio Emanuele, Emanuele Filiberto, Maria Pia, Maria Gabriella, Maria Beatrice, Marina e Clotilde di Sa- voia, così come S.A.R. il Principe Sergio di Jugoslavia ed i cugini primi scelti tra gli esecutori testamentari di Re Umberto II: S.M. il Re Simeone II dei Bulgari e S.A.R. il Principe e Langravio Maurizio d'Assia. In altre parole, era assente la stragrande maggioranza dei componenti di Casa Savoia. Più avanti, nel comunicato si legge che “su sollecitazione della Famiglia ed in presenza di fatti che potrebbero ledere la Casa Reale, S.A.R. il Principe Amedeo non intende procrastinare l’adempimento dei doveri dinastici” e che “il Principe Amedeo nel farsi carico delle sopradette istanze è confortato (...) dai membri della Casa”. Inutile dire che tale “sollecitazione” e tale “conforto” non vengono certo dagli assenti: queste frasi, dunque, s’inseriscono appieno nell’evidente tentativo di carpire la buona fede di lettori non adeguatamente informati, come la stragrande maggioranza dei redattori degli organi di stampa odierni.


2 - LA FALSA “CONSULTA DEI SENATORI DEL REGNO”

Nel comunicato si afferma che la Reale Casa di Savoia “...con il plauso della Presidenza della Consulta dei Senatori del Regno....”. Innanzi tutto, è davvero curiosa la presenza della sola presidenza della sedicente consulta, cioè l’assenza de- gli altri membri di tale associazione privata. Si noti come l’inciso, apparentemente inutile (in nessun momento della sua storia millenaria Casa Savoia ha avuto bisogno del supporto, o del plauso, del Senato del Regno nel prendere le proprie decisioni), ad un’analisi logica dimostra in realtà un malcelato desiderio di rafforzare, con il sostegno di un organismo pe- raltro senza alcun potere, tesi delle quali, evidentemente, si conosce l’assoluta inconsistenza. Tentativo comunque inutile, perché la cosiddetta “Consulta” alla quale si fa riferimento è organo totalmente illegittimo. Lo dimostra l’Avv. Franco Malnati, membro dell’autentica Consulta dei Senatori del Regno, il quale, dopo aver ricordato che “le tesi e le solenni decisioni sbandierate nella nota conferenza stampa (quella del 7 luglio 2006 – ndr) sono esattamente le stesse che vennero enunciate, con altrettanto clamore, oltre tre anni fa (dalla medesima sedicente Consulta!)”, afferma: “le vantate decisioni (di allora e di adesso, naturalmente) sono sta- te prese da una piccola minoranza dei consultori originari, minoranza che, in polemica col Capo della Casa per motivi personali, si era auto-convocata senza informare i colleghi. Decisioni, quindi, nulle ed inesistenti sotto qualsiasi profilo”. L’autentica Consulta dei Senatori del Regno, tuttora esistente, prese atto del colpo di mano di quella minoranza, facendo le necessarie proposte al riguardo (cfr. allegato 2). Aggiungiamo che sembra davvero ridicolo che un qualsiasi organismo privato possa avere voce in capitolo a proposito della successione in una Casa Reale. Allo stesso tempo, è evidente il tentativo (molto simile, nella sua filosofia di base, a quello perpetrato dal Gran Consiglio del Fascismo ai tempi di Mussolini) di “pilotare” la successione al trono, in evidente contrasto con il principio fondante della Monarchia costituzionale: la successione automatica in virtù di discendenza diretta. Una verità, questa, dimostrata anche da quanto si legge più oltre nel comunicato, a proposito dell’esercizio di taluni dei presunti “poteri” del Duca d’Aosta: “Il Capo della Casa potrà sempre avocare a sé taluni dei poteri e materie delegate o effettuare ulteriori deleghe, sentito il Consiglio di Famiglia e il parere della Consulta dei Sena- tori del Regno”. Insomma, il Duca, almeno in parte, è chiamato formalmente a rendere conto delle sue deci- sioni ad un’associazione privata: un’assurdità evidente, che non trova riscontro in nessun ordinamento di al- cuna Casa Reale, e che permette di dubitare legittimamente del disinteresse di certi suoi collaboratori.


3 – LA SUCCESSIONE IN CASA SAVOIA

Il comunicato afferma che “il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, sposandosi civilmente a Las Vegas e a Gi- nevra e poi religiosamente a Teheran sempre senza il previo e formale assenso del Sovrano, ha perduto ipso iu- re, in forza delle leggi dinastiche da lui apertamente e consapevolmente violate, per sé e per i suoi discendenti ogni diritto di successione al trono”. Ecco dunque che in una presunta mancanza d’assenso al matrimonio non principesco del figlio da parte di Re Umberto II si ravvisa, secondo il comunicato, la causa dell’esclusione del Principe Vittorio Emanuele di Sa- voia dalla linea di successione dinastica. Esaminiamo la questione con ordine, separando gli aspetti logici e di contorno da quelli prettamente legali.

Aspetti logici e di contorno Va innanzi tutto osservato che la mancanza di un assenso esplicito non equivale certo all’espressione di un dissenso. Re Umberto II non manifestò mai, in forma scritta ed ufficiale, un qualunque dissenso nei confronti del matrimonio del figlio. Dal punto di vista dinastico, ovviamente, solo un documento di tal genere avrebbe un qualche interesse. I “si dice” non contano nulla ed il Re, così rigido nel rispetto delle forme, lo sapeva molto bene. Non solo: a Beaulieau, nel giugno 1978, dunque ben 7 anni dopo il matrimonio, a migliaia d’italiani Re Um- berto II presentò suo figlio e sua nuora quali suoi legittimi successori e come tali essi vennero definiti anche da quel Sergio Boschiero che, ora come allora, conduce l’U.M.I., associazione privata che da anni ha cam- biato idea, sostenendo un’assurda “candidatura” del Duca d’Aosta a Capo di Casa Savoia. V’è anche chi afferma che il fatto che, in occasione del suo battesimo, Re Umberto II abbia concesso il titolo di Principe di Venezia (in luogo di quello tradizionale ma certamente non obbligatorio di Principe di Pie- monte) a S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia, figlio di S.A.R. Vittorio Emanuele, dimostra che il Re era in- tenzionato ad escludere il proprio figlio dalla linea successoria. Fantasie, ovviamente, perché in ogni Casa Reale, da sempre, il Capo ha il diritto d’introdurre a suo piacimento nuove tradizioni. Non solo: in quel momento, Casa Savoia aveva già il suo Principe Ereditario, nella persona del padre di E- manuele Filiberto. Inoltre, nulla autorizza a pensare che il Re non avesse intenzione di concedere a suo nipo- te, al momento del compimento della sua maggior età, il titolo di Principe di Piemonte.

Non vanno dimenticati, inoltre, due altri fatti molto significativi: - per il matrimonio che ebbe luogo a Ginevra, al quale presenziarono la Regina Maria José, Re Simeone II dei Bulgari e più di un migliaio di personalità, Re Umberto II inviò una lettera d’auguri, il che ovviamen- te esclude una sua qualunque contrarietà al riguardo; - Re Umberto II e la Regina Maria José furono padrino e madrina di battesimo del Principe Emanuele Fili- berto di Savoia proprio nel castello della Regina, a Merlinge, il 23 luglio 1972.


Un altro argomento, spesso sbandierato dai sostenitori del Duca d’Aosta, è quello relativo al fatto che Re Umberto II avrebbe fatto seppellire con sé anche il sigillo reale. Anche se ciò fosse vero (ma non v’è alcuna prova in merito), la cosa non dimostrerebbe affatto la volontà del Re d’assegnare al Duca il ruolo di legittimo successore. Ricordiamo che Re Umberto II era stimato da tutti quale profondo conoscitore della storia e delle tradizioni della propria Dinastia, così come di tutte le forme protocollari relative a tutti gli aspetti della vita della Sua Casa Reale. Non è davvero pensabile che, se davvero avesse voluto indicare nel Duca d’Aosta il proprio successore, lo avrebbe fatto senza i necessari atti formali, la mancanza dei quali è un’ulteriore dimo- strazione del fatto che il Re non aveva deciso affatto di cambiare alcunché nella linea successoria.


Aspetti legali Dal punto di vista legale, il comunicato è in grave errore, perché nel 1971 (anno del matrimonio religioso del Principe Vittorio Emanuele) le regole dinastiche in Casa Savoia non prevedevano assolutamente un qualun- que assenso del Re ad un eventuale matrimonio non principesco dell’Erede al Trono. Vediamo il perché. 1. ogni Capo di Casa Reale ha, fra le sue prerogative, quella di poter cambiare (a suo giudizio insindacabi- le) le regole della propria Casa. Quando uno Stato è retto da una Monarchia costituzionale, le regole del- la Casa Reale assumono anche importanza generale: una volta approvate dal parlamento, esse concorro- no a definire il patto fra il Sovrano e il popolo, divenendo norme di diritto pubblico. In altre parole, ed in particolare, ogni Capo di Casa Reale ha il diritto di modificare le regole di successione dinastica della sua Casa; quando la Monarchia regge lo Stato, questi cambiamenti debbono però ricevere l’assenso del parlamento, ed essere inseriti nel sistema normativo statuale. 2. Le norme dello Statuto Albertino, promulgato il 4 marzo 1848, avevano dunque valore sia in campo di- nastico sia nel campo del diritto pubblico. Nel preambolo, il Re volle definire lo Statuto “legge fonda- mentale, perpetua ed irrevocabile della Monarchia”. Una legge, perciò, con la quale il Sovrano dettava le nuove regole fondamentali della Dinastia. Ne deriva la legittima ed evidente volontà di superare tutte le norme precedenti in materia, sia dal punto di vista dinastico sia nel campo del diritto pubblico. 3. Queste considerazioni sono confermate dall’art. 81 dello Statuto, che recita: “Ogni legge contraria al presente Statuto è abrogata”. Non vi è alcuna altra regola statutaria che affronti il tema delle norme pre- vigenti. Per questa ragione, tutte le norme antecedenti allo Statuto che contrastavano con esso, incluse quelle a valenza dinastica, furono abrogate, radicalmente e totalmente, dall’8 marzo 1848. 4. All’art. 2, lo Statuto prevede che “Lo Stato è retto da un Governo Monarchico e Rappresentativo. Il tro- no è ereditario secondo la Legge Salica”. La “legge salica” fissa un principio: il trono si tramanda auto- maticamente dal padre (il Sovrano, appunto) al primo figlio maschio. Qualora quest’ultimo manchi, il di- ritto alla successione al trono passa al primo nato maschio di altro ramo della Famiglia Reale. L’art. 2 non pone condizioni diverse da quelle della discendenza diretta e della mascolinità dell’erede, superando tutte le norme che tendevano a complicare il meccanismo della successione, come le cosiddette “Regie Lettere Patenti” di Vittorio Amedeo III, che imponevano al Principe Ereditario di chiedere e ottenere l’assenso del padre prima di un eventuale matrimonio non principesco. La regola fissata dall’art. 2 è ga- ranzia di trasparenza e tronca sul nascere eventuali manovre volute da chi, per interessi personali o di parte, desiderava “pilotare” la successione ed imporsi quale futuro Re. 5. La situazione cambiò nel 1942, in epoca fascista, con l’introduzione del Codice Civile, il quale, all’art. 92, prevedeva l’assenso del “Re e Imperatore” quale condizione necessaria per la validità, in senso dina- stico, di un eventuale matrimonio non principesco dell’Erede al Trono. Tuttavia, nel 1948 anche l’articolo 92 fu abrogato, seguendo la stessa sorte dello Statuto concesso da Re Carlo Alberto. 6. Dunque, la situazione legale dal 1948 ad oggi è quella di un vuoto normativo in termini di legge scritta, derivante dala nuova situazione istituzionale italiana. Questo vuoto, come sempre in casi di tal genere (basti pensare all’assetto normativo del Regno Unito) viene riempito dalla Tradizione (nulla di strano: basti ricordare, ad esempio, che gli usi e le consuetudini sono addirittura riconosciuti quali fonti norma- tive in tutti i paesi di diritto, ed ancor più nell’ordinamento delle Famiglie Reali). In Casa Savoia questa Tradizione ha sempre mantenuto fermo un solo principio fondamentale: quello della legge salica, in virtù del quale il primo figlio del Sovrano è l’Erede legittimo. Lo era quando la Monarchia reggeva lo Stato i- taliano e lo è ora, potenzialmente, perché Re Umberto II non abdicò mai, evitando che la linea di succes- sione al trono s’interrompesse.

Ecco dunque dimostrato, anche sotto il profilo legale, che le affermazioni in termini di regole dinastiche fatte nel comunicato in questione sono del tutto infondate. Ed infatti, proprio in quanto terzo nella linea di successione in Casa Savoia, il Duca d'Aosta ha potuto vivere tranquillamente in Italia per tutto il lungo periodo (quasi 60 anni) durante il quale Re Umberto II, suo figlio, il Principe Vittorio Emanuele, e suo nipote, il Principe Emanuele Filiberto, sono stati costretti a vivere in esi- lio dalle norme costituzionali italiane, che prevedevano questa iniqua sanzione per gli ex Re di Casa Savoia, le loro consorti ed i loro discendenti maschi. In altri termini, il Duca d'Aosta non fu costretto all'esilio perché non aveva, come non ha, i diritti che oggi tenta di vantare.


4 – CONTRADDIZIONI, INCONGRUENZE E...

Un’altro punto del comunicato che non regge ad un’analisi logica è quello nel quale si afferma “che S.A.R il Principe Amedeo, nella vigenza della norma costituzionale che esiliava a tempo indefinito i discendenti maschi degli ultimi due Re - ancorché non più ricompresi nella linea della successione dinastica - facendosi carico dell’esigenza segnalata anche dalla Consulta dei Senatori del Regno di noncompromettere il loro rientro in Pa- tria, realizzatosi finalmente nel 2002, ha ritenuto sin qui di non assumere il ruolo e i titoli che gli competono sin d’allora”. Su questo punto lasciamo nuovamente la parola all’Avv. Franco Malnati: “s’incorre in una clamorosa svista. Infatti, chiunque comprende che ove il Duca avesse agito in rivendicazione nel modo siffatto, e la sua azione avesse trovato ascolto legale, la conseguenza sarebbe stata, semmai, proprio l’immediato rientro in Italia di Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto di Savoia, “non più ricompresi nella successione dinastica”, e, cor- relativamente, l’allontanamento dall’Italia di esso Duca ! Come si può essere così illogici? Come si possono emettere comunicati tanto sgangherati? Qual è lo scopo di questa complicata operazione strisciante? Honny soit...”.

Nel comunicato si afferma anche che “S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia assume d’ora in avanti pubblica- mente il ruolo di Capo della Casa di Savoia e il titolo di Duca di Savoia con i relativi titoli...”. Dispiace vedere come la storia patria sia talvolta sconosciuta anche ai Principi di sangue reale: il titolo di Duca di Savoia fu ceduto da Re Vittorio Emanuele II il 24 marzo 1860 (ben 146 anni fa!), con il Trattato di cessione di Nizza e Savoia, che all’art. 1 recitava fra l’altro: “Sua Maestà il Re di Sardegna acconsente alla riunione della Savoia e del circondario di Nizza alla Francia, e rinunzia per sé, e tutti i suoi discendenti e suc- cessori in favore di Sua Maestà l’Imperatore dei Francesi ai suoi diritti e titoli sulli detti territorî”. Anche il settimanale notoriamente pro-Amedeo "Novella 2000", a pagina 27 del numero datato 20 luglio 2006, nota quelle che definisce "gaffes di araldica", affermando: "A proposito di titoli: è curioso che, nei nuovi atti firmati da Amedeo, compaia quello di "Duca di Savoia" per indicare il legittimo continuatore. Si ripete così la gaffe in cui è incorso Vittorio: i Savoia vi avevano rinunciato nel trattato italo-francese del 1860".

Sempre nel comunicato, come abbiamo già visto, si dice anche che “su sollecitazione della Famiglia ed in pre- senza di fatti che potrebbero ledere la Casa Reale, S.A.R. il Principe Amedeo non intende procrastinare l’adempimento dei doveri dinastici”. Peccato per questa notevole caduta di stile: le spiacevoli vicende giudi- ziarie in corso non posso fare dimenticare (soprattutto ad un Principe di sangue reale, che dovrebbe essere votato alla tutela dei diritti umani e civili fondamentali) che l'Italia è un paese di diritto, nel quale nessuno può essere ritenuto colpevole prima di essere stato condannato con sentenza passata in giudicato. L’uso dei condizionali nella parte di testo citata non è evidentemente sufficiente a mascherare la natura di mero atto d’opportunità mediatica dell'azione del Duca d'Aosta, che non fa certamente onore a chi l'ha con- cepita né a chi l’ha realizzata, giungendo persino a firmarsi con un nome che non è il suo (“di Savoia” anzi- ché “di Savoia-Aosta”), violando così le norme vigenti in materia.

Grazie dei contributi[modifica wikitesto]

I contributi forniti - e lasciati qui in discussione - dai vari Utenti sono tutti bene accetti, specie se si riferiscono a documenti e comunicati e non esprimono solo proprie "scelte di campo".

L'articolo, com'è composto ora, mi pare sintetizzi in modo equilibrato le questioni e le posizioni sull'argomento; eventuali proposte di modifica sarebbero magari da esporre preferibilmnete in via preventiva in questa sede, comunque. Grazie Microsoikos 15:35, 14 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Però la data con cui esordisce è sbagliata. Dai contributi che mi paiono ben documentati si comprende che la Consulta è nata nel 1965 e non nel 1955. Non solo. Appare anche evidente che esistono 2 consulte: una fondata nel 1965 su volontà di Umberto II che non ha mai messo in dubbio la linea dinastica, l'altra fondata nel 2001 da 9 senatori transfughi sui 62 che ha fatto il comunicato su Amedeo. Credo sarebbe opportuno mettere in chiaro questi aspetti e precisare le date, anche perché Umberto non fece l'atto di volointà alla Consulta, essendo nata 10 anni dipo, ma Al Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno, lui sorto sì nel '55. Questo il mio suggerimento di modifica bastao sui dati che abbiamo a disposizione:

La Consulta dei Senatori del Regno fu costituita l'11 novembre 1965 dalla fusione tra la Consulta Reale e il Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno sorto nel 1955 il cui atto di volontà fu riconosciuto direttamente da Umberto II, in una lettera del 3 febbraio dello stesso anno, quale massima autorità monarchica residente in Italia.
Il nome della Consulta dei Senatori del Regno negli ultimi anni è stato utilizzato nelle vicende familiari dei Savoia-Aosta con aspri dibattiti in ordine all'attribuzione dell'eredità monarchica con esiti e valutazioni che hanno contrapposto Vittorio Emanuele di Savoia e Amedeo d'Aosta con i relativi sostenitori.
La Consulta nata nel 1965 è stata posta "in sospensione" nel 2001, ed è tuttora esistente come entità giuridica e dinastica. Nel 2001 a seguito della sospensione collegata al rientro dei Savoia in Italia, un gruppo di nove senatori ha dato vita a un'altra associazione, denominata anch'essa Consulta dei Senatori del Regno la cui presidenza in carico ad Aldo Mola ha poi espresso il 7 luglio del 2006 il proprio sostegno alla tesi della linea dinastica favorevole al duca d'Aosta. Va precisato che nello Statuto e nei poteri della Consulta voluta da Umberto II non vi è peraltro alcun ruolo dell'organismo nella definizione degli eredi dinastici della Casa. --Albertolin 12:04, 16 lug 2006 (CEST)

Aggiungo perché ho letto dopo: di conseguenza vanno quindi cambiati anche i contenuti della posizioni, perché appare del tutto scorretto dire che la Consulta voluta da Umberto II ha espresso il suo parere su Amedeo d'Aosta se è l'associazione nata nel 2001 ad averlo fatto! Iltesto mi pare assai poco oggettovo, contenendo affermazioni e commenti di carattere del tutto pesonale. A mio parere va resa più asettica. Proposta:

La Consulta dei Senatori del Regno si propone tuttora come la più alta autorità monarchica esistente in Italia sotto forma di associazione privata (riconosciuta ai soli fini fiscali) ed è stata posta in sospensione nel 2001 in vista del rientro in Italia "degli eredi maschi di casa Savoia" con l'abrogazione della norma transitoria della Costituzione.
Una associazione denominata anch'essa Consulta dei Senatori del Regno sorta nel 2001 da un gruppo di nove senatori che non accettarono la sospensione, ha riconosciuto il duca d'Aosta come continuatore della tradizione sabauda, affermando, in una seduta del febbraio 2001, che "il legittimo Erede al Trono d'Italia è Sua Altezza Reale il Principe Aimone di Savoia, Duca delle Puglie". Ciò ha comportato un ulteriore allontanamento tra le due famiglie, che ha visto il suo culmine durante il matrimonio dei principi delle Asturie, nel 2004, quando i due cugini sono venuti alle mani. (Questa parte peraltro la metterei nella descrizione e non nelle posizioni)
Il 7 luglio 2006, a Roma, si è svolta una seduta straordinaria della Consulta nata nel 2001, che in primo luogo ha respinto il "decreto regio" con il quale il principe Vittorio Emanuele di Savoia aveva sospeso quella da cui erano fuoriusciti in nove senatori dissidenti, decidendo di continuare la propria "missione" al posto della Consulta originale, che è quella di garantire appoggio alla diffusione di un'idea di "monarchia democratica". In secondo luogo, ha rinnovato i propri vertici e cooptato nuovi membri, eleggendo presidente lo storico Aldo Mola e vicepresidente vicario l'avvocato Enrico Venanzi. Ha poi approvato un documento che rendendo omaggio ad Amedeo, "riconoscono - si legge - nella sua augusta persona il caposaldo dell'idea monarchica e il continuatore della tradizione sabauda" e pertanto ribadiscono che egli è «il capo della casa di Savoia è il duca di Savoia con i relativi titoli e le prerogative ad esso spettanti» Egli è così indicato come erede di Umberto II. Già da tempo questa Consulta, attraverso il segretario coordinatore Enrico Venanzi, faceva appello ad Amedeo D'Aosta per ricostituire l'istituzione sospesa da Vittorio Emanuele. Il principe d'Aosta rispose con una lettera in cui esprimendo apprezzamento per "la devozione" manifestata nei suoi confronti, incoraggiava questa Consulta a "continuare nell'alta missione indicata da re Umberto nel messaggio indirizzato il 3 febbraio 1955 a senatori del regno -radunati nel Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno - con l'intento di non lasciar disperdere quella comunanza di memorie di principi e di sentimenti che li unì nel tempo in cui essi servirono i più alti incarichi della nazione". La Consulta dei senatori del regno - aggiungeva Amedeo nella lettera - "può e potrà continuare sul mio sostegno convinto e attivo. Abbiamo il dovere di difendere quanto il re Umberto II ci ha lasciato e di garantire la difesa dei principi fondamentali dell'Istituto monarchico costituzionale, tutelandolo da ogni degrado e pericolo. La Consulta dei senatori del regno è per me e per mio figlio punto di riferimento da proporre a quanti intendono, nel rispetto dei principi democratici, tenere vivi quei valori civili e patriottici che consentirono a Casa Savoia di guidare la grande impresa che realizzò la nascita dell'Italia moderna". --Albertolin 12:04, 16 lug 2006 (CEST)

L'attuale versione della voce[modifica wikitesto]

Com'è adesso, la voce è assolutamente neutrale ed equilibrata: l'incipit non fa riferimento a "una delle due Consulte" che si contendono la legittimità, e non fa nemmeno riferimento ai pronunciamenti sulla successione. E' scritto in un modo inattaccabile. Poi, in due distinti sottoparagrafi, vengono riportate le due versioni (e, queste sì, riportano con esattezza i rispettivi pronunciamenti e punti di vista anche sul tema della successione). Microsoikos 11:53, 17 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Non c'è molto da contendersi quella legittima (per i monarchici) è quella che ha ricevuto l'approvazione di Umberto II, l'altra è solo un'associazione con il medesimo nome, se no a sto punto ne fondo una io e la chiamo in egual modo e pretendo che anche la mia venga legittimata.
Bisogna considerarle tutte due ma spiegare e far comprendere in modo chiaro quello che dice quella riconosciuta dal Re e quella nuova.
--pin84 00:41, 20 lug 2006 (CEST)[rispondi]
Non so come stiano le cose "secondo i monarchici", come dici tu (ma "quali" monarchici? quelli che stanno con Vittorio Emanule o quelli che stanno con Amedeo? ) e non è mia intenzione prendere partito. Ribadisco: la voce ora è articolata come segue. C'è un incipit che in poche righe racconta come e quando fu costoituita la Consulta (e fin qui non vedo motivo di discussione). Poi, poichè gli sviluppi successivi (e recenti) hanno portato con tutta evidenza ad un contrasto tra versioni (ed Organi) diversi, l'articolo riporta esattamente le due opposte versioni dei fatti. Se ci sarai mai un pronunciamento di qualche Organo giurisdizionale che deciderà in un modo o nell'altro ripsetto alle iniziative legali che sono state preannunciate, la voce ne prenderà atto e la riporterà. Spero di aver chiarito in modo più preciso lo stato dell'arte di questa voce di Wikipedia che - al momento - mi pare, ripeto, equilibrata ed esaustiva. Microsoikos 12:06, 20 lug 2006 (CEST)[rispondi]
Informazione sul mondo monarchico: UMI (Pro Duca al 70%) rappresenta 400 persone), MMI (Legittimista al 100%) rappresenta circa 1000 persone, AIRE (Legittimista al 100%) circa 2500 persone, Tricolore (Legittimista al 100%) 1000 persone, Alternativa Monarchica (Legittimista al 100%) circa 400 persone, PDAM (Legittimista al 100%) circa 100 persone. Senza contare l'Istituo Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon che rappresenta il 50% dell'intero mondo monarchico e si è espresso già totalmente per la linea legittima. Quindi direi che il mondo monarchico è al 85% per la linea legittima ed al 15% per la linea cadetta. Va anche sottolineato l'uso equivoco della "associazione consulta" e del cognome "di savoia" da parte del Duca, insomma ha usato una libera associazione del 2001 che ha preso il nome dalla Consulta del 1965, ha poi firmato come Amedeo di Savoia dimenticando che il suo cognome è Di Savoia-Aosta... insomma a carpire la buona fede degli italiani è proprio un CAPO !--Tornaforte 19:07, 24 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Intervista della Regina Maria Josè su Poit Vue[modifica wikitesto]

Vorrei portare un contributo. Sulla rivista francese Point Vue è uscita venerdì scorso una riedizione di un'intervista fatta alla Regina d'Italia Maria Josè (moglie di Re Umberto II) nella quale (riporto testualmente) dice:"...Re Umberto non si espresse mai su questa questione di Amedeo, era cosa inesistente. Anzi, nelle ultime settimane di vita era molto vicino al piccolo Emanuele Filiberto che vedeva come continuatore della Dinastia e come possibile Re d'Italia..." parola di Regina !

Bene. Ammesso che la fonte sia accurata e l'intervista aderente al vero (purtroppo l'interessata non può ne confermarla nè smentirla!), comunque, non sposta: wikipedia non è un forum e non "decide" nulla, nè prende posizioni, ma "riporta" le opinioni in campo, cosa che infatti ha fatto egregiamente e diffusamente. Comunque grazie! Microsoikos 19:50, 24 lug 2006 (CEST)[rispondi]


Non mi pare che la verità storica possa essere soggetta al numero di persone che la approvano o soggetta a votazione. Nella voce però l'errore iniziale è evidente, visto che la Consulta è nata nel 1965 (dalla fusione di...) e non nel 1955. E appare evidente che la Consulta pro Amedeo sia nata nel 2001 (lo scrivono loro) e non nel 1965. Giustamente Microsoikos scrive che le Consulte sono due, ma se non si scrive nulla su di esse come si capisce la diferenza? Mi pare che i dati oggettivi siano la data di fondazione 1965 vs 2001) e il numero di persone che l'hanno fondata 120 senatori del Regno vs 7 membri fuoriusciti nel 2001). Su questi dati oggettivi, non mi pare contestati da nessuno, direi che andrebbe modificata la voce.--81.208.60.198 11:01, 4 ago 2006 (CEST)[rispondi]

Ok, ho meglio precisato la genesi della Consulta. Quanto al divaricarsi in due Consulte, la voce riporta ben distintamente le due versioni dei fatti, mi pare. Microsoikos 11:27, 4 ago 2006 (CEST)[rispondi]

Prima parte[modifica wikitesto]

Secondo me nella prima parte bisogna specificare che l'associazione che sostiene Amedeo d'Aosta non è la stessa che è stata voluta da Umberto II ma che è stata fondata nel 2001 d una piccola parte di senatori distaccatisi dalla vecchia consulta; l'errore principale della voce è che parla di due associazioni diverse in un articolo unico, e nell'incipit le confonde non specificando di quale si parla! --pin84 21:12, 4 ago 2006 (CEST)[rispondi]

Penso di aver risolto il problema mettendo un inciso che rimanda poi ai due paragrafi successivi, dove la vicenda è totalmente riassunta secondo i due "partiti" in campo: il fatto che il titolo della voce sia unico è inevitabile. Meglio così - chiarire la duplicità degli organi in una sola voce - che creare confusione con due voci identiche o simili nella stessa enciclopedia. Microsoikos 21:32, 4 ago 2006 (CEST)[rispondi]
Concordo con Pin84 è necessario un inciso. Così com'è lascia facilmente cadere nell'equivoco.--Tornaforte 17:52, 23 ago 2006 (CEST)[rispondi]

MODIFICHE PROPOSTE PRIMA CORREZIONE SUL PRIMO PARAGRAFO DELLA VOCE: La Consulta dei Senatori del Regno rappresenta la prosecuzione del "Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno" costituita il 20 gennaio del 1955 da circa 160 senatori superstiti del vecchio senato sabaudo, il cui atto di volontà fu riconosciuto direttamente da Umberto II, in una lettera del 3 febbraio dello stesso anno, quale massima autorità monarchica residente in Italia.

SECONDA CORREZIONE SUL PRIMO PARAGRAFO A FAVORE DI AMEDEO: La Consulta dei Senatori del Regno favorevole ad Amedeo è nata nel 2001 da un gruppo di 7 Consultori fouriusciti dalla Consulta che formarono una libera associazione. Essa si propone tuttora come la più alta autorità monarchica, esistente in Italia sotto forma di associazione privata (riconosciuta ai soli fini fiscali). --Tornaforte 18:07, 23 ago 2006 (CEST)[rispondi]

Premesso che l'osservazione di Pin84 è precedente ad una modifica della voce che ha risolto il problema da lui evidenziato, sono persoanlemente d'accordo con la prima correzione proposta. Sulla seconda, invece, stante la difficoltà di ricostruire esattamente ed oggettivamente le vicende post-1955, e considerando che esiste una discussione forte tra due "parti" che - anche sulle vicende storiche cui si riferisce Tornaforte - hanno tesi diametralmente contrapposte, sono per lasciare inalterate le due "versioni". E' chiaro che una delle due è falsa, ma non sta a wikipedia schierarsi, deve solo rappresentare le posizioni. Per queste ragioni, faccio un parziale rollback alla precedente versione dlla voce, lasciando peraltro quel "favorevole ad Amedeo" aggiunto da Tornaforte che ribadisce ulteriormente di quale associazione stiamo parlando. Microsoikos 19:24, 23 ago 2006 (CEST)[rispondi]

Testo spostato qui (dalla voce)[modifica wikitesto]

"Il 15 Settembre 2006 la Consulta dei Senatori del Regno ha affermato che: "La Consulta dei Senatori del Regno DIFFIDA chiunque dall'abusare della propria denominazione e si riserva di tutelarla nelle forme previste. La Consulta dei Senatori del Regno apprende che è stata indetta la riunione di una sconosciuta inesistente e sedicente consulta. La Consulta dei Senatori del Regno deplora l'ennesimo abuso dello credulità, e denuncia iniziative arbitrarie che ledono la memoria del Re Umberto II, il quale ne volle la fondazione, e la dignità della Casa di Savoia, sue cure precipue. La Consulta dei Senatori dei Regno, che si onora di contare fra i propri componenti Sua Altezza Reale il Principe Aimone di Savoia, Duca delle Puglie, e Sua Altezza Reale la Principessa Maria Gabriella di Savoia, confida che gli operatori dell'informazione distinguano nettamente tra la Consulta stessa e gli avventurieri. Ricorda che taluni suoi membri subirono e accettarono lo scioglimento e la liquidazione della Consulta, "disposta" da Vittorio Emanuele di Savoia con atto arbitrario, in aperto conflitto con la Statuto Albertino ed il regolamento associativo della Consulta. La Consulta diffida dal gettare ulteriore discredito sulla memoria della Casa di Savoia, il cui Capo è il Principe Amedeo, Duca di Savoia. La Consulta ricorda che Vittorio Emanuele di Savoia venne escluso dal Re Umberto II da ogni titolo successorio, per lui e per i suoi discendenti. La Consulta dei Senatori del Regno pazientò. Ora dice basta abusi e basta fango sulla storia d'Italia.

Roma, 14 Settembre 2006

Aldo Alessandro Mola Presidente della Consulta dei Senatori del Regno".

Il testo di cui sopra è stato spostato qui in attesa di chiarimenti; pare trattarsi di un comunicato, ma se è così se ne dovrebbe fornire la fonte (da una ricerca svolta in Internet non ho trovato nulla), fare magari un link a quella ed eventualmente limitarsi - nella voce - ad una breve sintesi: ad ogni modo non era ammissibile un inserimento in quella forma. Microsoikos 15:56, 15 set 2006 (CEST)[rispondi]
Mi piace leggere che gli stessi che abusano del nome di una associazione nata 50 anni fa circa, dicano di non abusare del nome stesso!!! È proprio comica la cosa. Comunque ricordo che il titolo di duca di Savoia non appartiene più all'Italia e di conseguenza neanche a Casa Savoia, l'ultimo a fregiarsene è stato Vittorio Emanuele II che cedendo la Savoia alla Francia cedette anche i titoli associati!!! --pin84 20:43, 15 set 2006 (CEST)[rispondi]

Devo storicamente smentire quanto sopra: Vittorio Emanuele II cedette la Savoia alla Francia di Napoleone III, ma riservò di poter mantenere per i Capi di Casa Savoia il titolo, seppur puramente onorifico, di "Duca di Savoia".

Io ho sempre letto che VEII nel cedere i territori cedette anche i titoli spettanti. Poi non so.--pin84 11:36, 25 set 2006 (CEST)[rispondi]


Ho modificato sola la formula di espressione per renderla più chiara all'inizio del testo, può andare così?--AleR 13:29, 20 set 2007 (CEST)[rispondi]

Sì, ma per completezza d'informazione non omettiamo che cosa rappresenta.--RiccardoP1983 (dimmi di tutto) 15:53, 20 set 2007 (CEST)[rispondi]

Vicende recenti[modifica wikitesto]

Ho condiviso lo spostamento di parte della voce nella nuova e correlata voce Linea di successione al trono d'Italia, ma ho recuperato parte del testo per farne una nuova sezione della presente voce: in essa ho reinserito solo quanto riguarda la Consulta (o "le Consulte"?) in quanto tale e gli sviluppi più recenti di tale Organizzazione. --Microsoikos (msg) 17:43, 6 mar 2009 (CET)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina Consulta dei senatori del Regno. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 09:34, 16 nov 2017 (CET)[rispondi]