Discussione:Attacco di via Rasella/Polemiche

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Le Polemiche - riscriviamo tutto sto polpettone?[modifica wikitesto]

Propongo qui una nuova lezione per la questione delle polemiche. Discutiamone. Naturalmente occorrerà poi rimettere le note a piè pagina, che sono sostanzialmente le medesime del testo principale, che mi limito a rigirare in maniera che sia semplicemente più leggibile


Controversie

Nonostante la Corte di Cassazione abbia definitivamente catalogato la strage di Via Rasella come un "legittimo atto di guerra", affermando anche che è "lesiva dell'onorabilità politica e personale" di Bentivegna "la non rispondenza a verità di circostanze non marginali come l'ulteriore parificazione tra partigiani e nazisti con riferimento all'attentato di via Rasella e l'assimilazione tra Erich Priebke e Bentivegna" non è stato raggiunto un giudizio storiografico unanime sull’attentato.

Si elencano dunque qui di seguito le principali controversie aperte nel corso degli anni e che la sentenza del 2007 ha definitivamente sanzionato. Le controversie riguardano principalmente due ipotesi circa le finalità dell'attentato, più alcune polemiche "minori" sulle modalità, la scelta dell'obbiettivo e il successivo comportamento dei GAP e della resistenza romana.

  • La principale tesi sostenuta in sede revisionista è quella della "rappresaglia cercata". E' noto infatti che i tedeschi non avessero mai proceduto a rappresaglie di massa all'interno della Città Aperta, sebbene per molti autori fosse altrettanto noto quale fosse il loro modus operandi solito (il famigerato "dieci a uno"). Nella situazione di totale apatia della città di Roma nei confronti dei tedeschi e dei fascisti repubblicani il comando dei GAP avrebbe deciso di intraprendere un'operazione di impatto talmente grave da scuotere l'intera città, per farla sollevare contro le forze dell'Asse. Chi contesta questa tesi, fa rilevare che la scelta di Via Rasella fosse stato solo un ripiego dopo aver dovuto rinunciare ad un altro obbiettivo, non tedesco ma fascista repubblicano, dunque non era possibile che si cercasse la rappresaglia tedesca a tutti i costi (i tedeschi non si interessavano alle questioni fra italiani, che anzi trovavano utili per la loro politica di divide et impera). Inoltre, secondo i critici di questa tesi, i gappisti non erano affatto a conoscenza della politica tedesca del "dieci contro uno", oppure confidavano nel fatto che essi avrebbero continuato a sopportare gli attentati senza procedere a sanguinose rappresaglie contro innocenti.
  • Una tesi di matrice "complottista" invece - sostenuta da Giorgio Pisanò, Pierangelo Maurizio ed altri autori - è che ben conoscendo le modalità con cui i nazisti selezionavano i fucilandi per le rappresaglie, il PCdI avrebbe fatto arrestare progressivamente la maggior parte degli esponenti delle reti clandestine non comuniste o dissidenti attraverso una ben orchestrata campagna di delazioni, e quindi abbia proceduto all'attentato perchè costoro finissero fucilati per rappresaglia. A sostegno di tale tesi viene anche citata l'atroce fine toccata al direttore di Regina Coeli, Donato Caretta, linciato brutalmente appena liberata la città, sebbene il suo ruolo nel fornire le vittime ai nazisti sarebbe stato addirittura di ostruzionismo: per i sostenitori di questa tesi complottista, la fine di Caretta sarebbe servita a "tappare la bocca" all'uomo che conosceva il segreto della compilazione delle liste dei fucilandi: assieme all'uomo, infatti, sparirono anche migliaia di documenti del carcere, bruciati dalla folla (abilmente guidata, secondo i sostenitori di tale tesi). Inoltre dalle liste furono espunti pressochè tutti i pochi comunisti in carcere, normalmente con la scusa dello "stato di salute" (le convenzioni vietano infatti di giustiziare infermi o malati). Un criterio che tuttavia non fu applicato nel caso - un esempio fra molti - del colonnello Montezemolo, fucilato nonostante fosse gravemente sofferente ed invalido per le torture subite a via Tasso. Chi contesta questa tesi, oltre a muovere gli stessi rilievi della tesi precedente (ovvero che non era affatto scontato che i tedeschi avrebbero proceduto alla rappresaglia, e quand'anche i gappisti non erano a conoscenza dei loro usi di guerra afferma che questa tesi prevede una malafede nell'agire dei partigiani che non trova riscontri o prove, e che è esplicitamente ed ufficialmente negata dai riconoscimenti al Valore per gli autori dell'attentato e dalle successive sentenze giudiziarie sul caso.

Le controversie sulla modalità e sull'obbiettivo si orientano essenzialmente su questi punti:

  • L'attentato inutile: i 156 uomini della 11ª compagnia del III battaglione Bozen al comando del maggiore Helmut Dobbrick non erano nulla più che un reparto di polizia (ancorchè dipendente dalle SS) formato da riservisti altoatesini che avevano optato per il Reich (tuttavia alcuni erano ancora cittadini italiani, secondo l'Andrae), impiegato a Roma con compiti di semplice vigilanza urbana. Pertanto il risultato dell'attentato sarebbe stato militarmente inutile. A questa obiezione si risponde che quel reparto era inquadrato in un reggimento, il Bozen, utilizzato anche in operazioni di rastrellamento e di grande polizia contro i partigiani in Alta Italia.
  • Furono coinvolti anche civili italiani: l'esplosione non uccise solo trentatre militari tedeschi, ma anche due civili italiani (di cui un bambino di 13 anni), ferendone anche altri quattro (secondo altre fonti le vittime furono 7, o addirittura 10. La Cassazione tuttavia ha stabilito il numero in due). Ai famigliari dei due civili morti nell'attentato non è mai stato riconosciuto alcun risarcimento dalla magistratura italiana, in quanto l'attacco è stato successivamente catalogato come legittimo atto di guerra.
  • La rappresaglia si poteva evitare: la tragica fine dei 330 prigionieri si sarebbe potuta forse evitare (secondo quanto affermato dallo stesso generale Kappler che la ordinò) se gli attentatori si fossero consegnati alle autorità tedesche, come nel noto caso di Salvo_D'Acquisto e secondo le leggi internazionali; è stato comunque accertato che non vi fu alcuna richiesta esplicita di consegna prima di effettuare il massacro, nè si attesero per intero le canoniche 24 ore prima della rappresaglia.
  • L'attentato pregiudicò la resistenza romana e Roma stessa: secondo questa tesi, ben lungi dal migliorare le condizioni della resistenza romana, l'attentato inferocì tedeschi e fascisti, i quali strinsero vieppiù il cappio attorno alla resistenza e sui civili. Inoltre i proclami partigiani circa un'azione "di guerra" condotta contro truppe tedesche "in assetto di guerra" all'interno della Città Aperta fornirono agli Alleati il pretesto per inasprire la campagna aerea contro l'Urbe, che nelle settimane successive fu intensificata fino ad un intervento del Vaticano sollecitato dai tedeschi. Chi contesta questa polemica, rileva il valore morale dell'azione partigiana, nonchè il fatto che gli attacchi aerei angloamericani non erano mai davvero cessati nonostante la proclamazione della Città Aperta.

Non è più chiaro così?--Emanuele Mastrangelo (msg) 13:30, 16 ago 2008 (CEST)[rispondi]

Alcune note, pur non entrando nel merito:
  • la sezione controversie va dopo quella con le sentenze in onore all'ordine logico;
  • nessuna sentenza di nessun Tribunale della Repubblica ha il potere di mettere "fuori legge" una controversia storiografica;
  • Esistono convenzioni internazionali che dicono che se dei militari devono fucilare un civile innocente questo deve essere in buona salute?
  • ", insidacabilmente" sa di nota polemica. La Cassazione è ultimo grado di giudizio, ma l'insidacabilità di essa è soltanto giudiziale, storici e privati cittadini possono liberamente esercitare la libertà di critica, mi pare. --Crisarco (msg) 13:46, 16 ago 2008 (CEST)[rispondi]
Obbiezioni tutte accolte.
Per quanto riguarda la questione dello stato di salute, sì, ci sono degli addentellati di quel genere. Ricordiamoci però che si parla di USI e CONSUETUDINI di guerra più che di vere leggi internazionali scritte. (in generale, il fatto che un condannato a morte debba essere in buono stato di salute e cosciente è un uso di tradizione lunghissima che risale almeno al medioevo)
Ho corretto quanto rilevato da Crisarco.--Emanuele Mastrangelo (msg) 14:16, 16 ago 2008 (CEST)[rispondi]

Non mi pare che esistano né trattati né consuetudini internazionali circa le modalità di scelta di civili innocenti da uccidere per rappresaglia. --Crisarco (msg) 14:25, 16 ago 2008 (CEST)[rispondi]

Mai sentito parlare di "dead man walking"? Comunque, gli è che il comunista Antonello Trombadori venne escluso dalla lista dei fucilandi da un intervento dei medici che lo classificarono come "intrasportabile", mentre non altrettanto si fece nei confronti di altri fucilandi messi molto peggio di Trombadori, che aveva solo un influenza. Ad ogni modo, non ricominciamo, qui stiamo solo facendo un elenco delle polemiche, non stiamo entrando nel merito delle polemiche medesime! --Emanuele Mastrangelo (msg) 15:10, 16 ago 2008 (CEST)[rispondi]
Infatti non sono entrato nel merito, ho soltanto detto che non c'entra una cippa la presunta (presunta perché non so se esiste) convenzione internazionale che vieta di giustiziare feriti e malati. --Crisarco (msg) 15:19, 16 ago 2008 (CEST)[rispondi]
Allora, le convenzioni internazionali su questo aspetto sono assolutamente nebulose. Se così non fosse non vi sarebbe manco spazio per tutta questa pletora di polemiche! Vi era un USO o CONSUETUDINE che è ancora in vigore in America, per esempio, di non giustiziare una persona non in grado di reggersi in piedi.
A noi, ad ogni modo, non spetta giudicare le polemiche in questione, ma solo esporle con la massima larghezza possibile di riferimenti bibliografici. Il lettore - da solo - trarrà le sue conclusioni su questa vicenda e relative controversie.--Emanuele Mastrangelo (msg) 15:58, 16 ago 2008 (CEST)[rispondi]
Giudicarle no, verificarle sì, mica possiamo dare credito e riferire su polemiche basate su presupposti errati o manifestamente infondati! Non dico che questo sia il caso, però occorre verificare il passaggio sullo stato di salute. --Crisarco (msg) 16:05, 16 ago 2008 (CEST)[rispondi]
Se c'è una fonte che lo dichiara, occorre verificare la fonte. Il fatto - tuttavia - che dalle liste Trombadori sia stato escluso per cause di malattia è riportato da più parti, e dunque occorre prenderne atto, a prescindere poi dall'uso e costume della selezione dei fucilandi. Se c'è una fonte che smentisce queste altre fonti, ben venga. Pare che il Trombadori abbia lasciato un diario. Si potrebbe veder là. --Emanuele Mastrangelo (msg) 16:29, 16 ago 2008 (CEST)[rispondi]

Ho provveduto a rivedere tutto secondo quanto sopra. Ovviamente mancano ancora alcuni riferimenti anche se ho copiato tutti quelli vecchi in maniera da mantenere il più possibile l'uniformità col vecchio testo. Che ne pensate?--Emanuele Mastrangelo (msg) 21:45, 8 set 2008 (CEST)[rispondi]

E già che ci siamo, un riferimento lo aggiungo io: il Codice penale militare in tempo di guerra, che stabilisce la qualifica di militare; facendo il parallelo per le forze occupanti, un reparto in armi, anche se di polizia, è un bersaglio legittimo. se non basta quanto ho scritto, ci aggiungo anche gli articoli che parlano della non punibilità di un militare, in questo caso gli attentatori: "art. 41. Uso legittimo delle armi. - Non è punibile il militare, che, a fine di adempiere un suo dovere di servizio, fa uso, ovvero ordina di far uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica, quando vi è costretto dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza. La legge determina gli altri casi, nei quali il militare è autorizzato a usare le armi o altro mezzo di coazione fisica [53 c.p.; 14, 27, 32, l. 22 maggio 1975, n. 152]. " In guerra bisogna vincere una resistenza...
Sì, ma perchè l'hai messo coi ":" davanti? così sembra sdentato! Vedi un po' se è meglio così- --Emanuele Mastrangelo (msg) 23:57, 8 set 2008 (CEST)[rispondi]
Mò però che rileggo meglio il passo, mi viene in mente una cosa: tu da cosa evinci che anche le forze di polizia italiane erano considerate militari? L'elenco citato parla di reparti militari, e l'unico equiparato ad un reparto militare è la PAI. Gli altri (MVSN e GF) sono militari anch'essi. Inoltre che i GAP fossero militari anch'essi va specificato che deriva da non so quale sentenza del dopoguerra (ossia a babbo morto). Che il Bozen fosse un bersaglio legittimo non credo lo abbia mai messo in discussione nessuno (o meglio: lo sarebbe stato fuori dalla Città Aperta). Il problema posto da quel punto non è tanto nella legittimità dell'attentato (che è stata inizialmente negata, poi ci hanno ripensato, perchè chi paga l'orchestra decide la musica), quanto nella sua opportunità e\o utilità.
Insomma, in fin della fiera, specificando da cosa deduci che la polizia andava considerata militare, non sarà il caso di spostare questa aggiunta in un passo dove si parla della legittimità dell'attacco?--Emanuele Mastrangelo (msg) 00:05, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]
"Le stellette sono il simbolo di appartenenza alla forze armate italiane"; la polizia di stato è stata smilitarizzata nel 1975; fino ad allora dipendeva congiuntamente, come i carabinieri, dal min. interni e dal min. difesa. Quello era un reparto militare che presidiava la capitale d'Italia e pertanto non solo era bersaglio leggittimo, ma anche opportuno, perchè costringeva il comando tedesco a distogliere altre forze dal fronte per presidiare la città. Forse dovrei precisare questo, adesso lo faccio. --Pigr8 mi consenta... 00:15, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]
No, ti sbagli. La polizia militarizzata nasce nel 1944 e solo nel regno del sud. http://it.wikipedia.org/wiki/Polizia_di_Stato#La_Polizia_di_guerra
Ad ogni modo, ripeto, non pensi che questo passo vada spostato in un paragrafo dove si parla della legittimità dell'attacco piuttosto che dell'uopo? L'ultima aggiunta, invece, ci sta tutta.--Emanuele Mastrangelo (msg) 01:34, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]
Rileggendo, credo tu abbia ragione sullo spostamento della parte sulla leggittimità, lasciando solo l'ultima aggiunta. Comunque credo che quelli del Bozen portassero gli alamari sul colletto, e quello ne segnava il loro status di militari. Non sapevo che la PS fosse stata militarizzata solo nel 1944. Buono a sapersi. --Pigr8 mi consenta... 18:29, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]

Infatti l'ho scoperto pure io stimolato dal tuo post (quando si dice "la pulce nell'orecchio..."). Comunque strigni strigni il problema della legittimità dell'attacco non è tanto nel bersaglio in sè stesso (in finale, come hai fatto notare, l'importante era costringere i tedeschi a distaccare uomini dal fronte: poliziotti, soldati, ss o operai della Todt è uguale, sono tutti bersagli legittimi in guerra) quanto sul fatto che fosse legittimo colpire dentro la "città aperta" e in abito borghese.--Emanuele Mastrangelo (msg) 18:37, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]

Per quanto riguarda lo status di città aperta, esso non prevedeva di certo che gli occupanti rastrellassero i suoi abitanti, quindi il fatto di compiervi atti di guerra in risposta non mi sembra così grave. Per i combattenti non in uniforme, anche i tedeschi i loro, e fucilavano senza problemi i commandos britannici catturati, anche se vestivano l'uniforme (per ordine espresso di Hitler). La leggittimità in guerra è un campo minato (scusa il gioco di parole). --Pigr8 mi consenta... 19:19, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]
Non credo che la "città aperta" non implichi anche il diritto alle autorità territoriali di esigere dalla popolazione soggetta a leva il rispetto degli obblighi militari (ancorchè i tedeschi meno italiani vedevano armati e meglio stavano: loro li volevano solo come zappatori per la Todt). Tuttavia lo status di commando è differente da quello di partigiano, perchè comunque un commando è stato investito da un'autorità superiore ed ufficiale, cosa che non è avvenuta per i gappisti, se non a posteriori (se pensi che i GAP non riconobbero il governo Badoglio finchè Togliatti non fece una svolta a 180° per ordine di Stalin e non entrò nel regio governo). Ad ogni modo, le leggi di guerra permettono la fucilazione dei commandos (in quanto spie e sabotatori), cosa che è avvenuta tanto per quelli alleati quanto per quelli italiani e tedeschi che venivano catturati dagli alleati (poi gli alleati facevano i manifestini con le facce dei fucilati e i loro cadaveri legati al palo, e la scritta "questa è la fine che fanno le spie" e li lanciavano sulle città dell'Italia del nord).
Il gioco di parole è perfettamente azzeccato. Chi vince, poi decide chi era il criminale di guerra e chi l'eroe di guerra... i tempi di Omero, quando tutti erano eroi, sono lontani...--Emanuele Mastrangelo (msg) 21:06, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]
Mi inserisco timidamente e sottovoce chiedendo: ma il polpettone non è una tantinello lungo? Secondo me un po' sì, almeno nell'economia generale della voce. Ci sono obiezioni a lavorare all'ipotesi di snellirlo? --Piero Montesacro 21:51, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]
Nel merito dico la mia: non è solo chi vince la guerra a scrivere la Storia. Che la guerra nazista non fosse popolare sin dall'inizio tra gli italiani - inclusi molti fascisti, anche tra i maggiori gerarchi - è fatto pacifico e certamente non di parte. Per ragioni storiche e con radici assai profonde, che andavano anche molto di là dell'esperienza della I guerra mondiale, grande diffidenza se non disprezzo serpeggiavano sottotraccia verso i tedeschi e tale sentimento era sovente e cordialmente ricambiato. Quando fu chiaro a molti che la guerra era perduta - o che comunque andava assai male - la guerra divenne sempre più la guerra dei tedeschi (ripeto, anche per molti fascisti) e la volontà di continuare a combatterla riguardò da allora in poi una netta minoranza, che divenne ancor più tale quando i tedeschi si trasformarono in invasore. Di fronte alla politica di rapina (comprensibile, se vuoi, essendo la Germania strozzata e bisognosa di ogni risorsa disponibile) e alla prepotenza (connaturata comunque al ruolo di occupante) teutonica, mentre la vita si faceva sempre più sopravvivenza per tutti, anche se non fossimo stati nel novecento delle grandi ideologie, non poteva non esserci - come ci fu - il crescere della ribellione e questa non poteva non avere, come ebbe, crescente sostegno anche tra coloro che desideravano solo vivere e vivere in pace. Seicentomila soldati italiani affrontarono i rigori della prigionia in Germania pur di non combattere ancora per i nazisti. La Storia ha scritto le vicende degli Italiani e gli italiani l'hanno scritta molto più di quanto non abbia fatto la storiografia. Il rifiuto del nazifascismo non l'hanno imposto gli storici o le armi alleate, lo ha chiamato ancora prima l'alleanza con i nazisti e l'averli seguiti in una guerra che non poteva essere vinta e che ha distrutto l'Italia e l'Europa. E, in questo senso, lo stesso fascismo che ha seguito quella strada ha scritto la propria rovina e il successo stesso dei propri avversari: senza, probabilmente Mussolini sarebbe durato quanto Franco. Il resto sono, IMHO, polemiche e manipolazioni politiche, tanto quelle che hanno troppo esaltato la Resistenza, quanto quelle che ne vogliono distruggere la memoria sotto la IMHO falsa bandiera della "conciliazione nazionale" e simili. Si tratta di un tragico errore, certo non meno tragico degli errori che proclama di voler "correggere". --Piero Montesacro 22:12, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]

Mah, io lo lascerei, d'altronde se pensi che più sotto c'è il riepilogo delle sentenze e più sopra la lista dei morti... Potremmo anche pensare di farne una voce a sè stante: così non perdiamo informazione e rendiamo più scorrevole tutta la pagina. Oppure cassettiamolo.--Emanuele Mastrangelo (msg) 22:12, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]

Cassettare no, mi pare una foglia di fico (sempre) e un'artifizio solo grafico. Eventualmente direi che si potrebbe andare verso una voce a parte, credo sarebbe la cosa più corretta. (aggiungo firma dimenticata in ritardo: --Piero Montesacro 23:22, 9 set 2008 (CEST))[rispondi]

Eddaje. Per me possiamo andare. Gli altri che ne pensano? Mettiamo un cappello ("l'attacco di via rasella ha dato adito a numerose polemiche etc etc etc..." ed un "per approfondire" e facciamo la nuova voce. --Emanuele Mastrangelo (msg) 22:59, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]

Nulla da obbiettare, ma attenderei qualche altro parere. --Piero Montesacro 23:22, 9 set 2008 (CEST)[rispondi]
Ok, snelliamo con una voce a parte. Sperando che a nessuno a posteriori venga il dubbio che la cosa sia stata fatta solo per togliere le info dalla voce principale. Se volete impostare, vi seguo senz'altro. --Pigr8 mi consenta... 00:20, 10 set 2008 (CEST)[rispondi]
Beh, informazioni non ne verranno tolte, perchè comunque ci sarà un accenno ed un collegamento alla nuova pagina, no? --Emanuele Mastrangelo (msg) 00:52, 10 set 2008 (CEST)[rispondi]