Discussione:Alfio Caruso
Per oltre trent’anni Caruso ha fatto il giornalista passando dall’abusivato presso La Sicilia di Catania alle maggiori testate italiane (Corriere della Sera, Il Giornale, La Gazzetta dello Sport, La Stampa, Il Messaggero, Il Resto del Carlino, La Nazione). Ancora oggi, durante le presentazioni dei suoi libri, si vanta di esser stato il più giovane dei cinquantaquattro fondatori del Giornale nel 1974. E Montanelli, i dodici anni trascorsi al suo fianco, gli aneddoti, le avventure di quella stagione lontana vengono ricordati con piacere. Proprio la militanza nei quotidiani è stata all’origine dei primi romanzi di Caruso. L’attacco portato dal figlio del generale Dalla Chiesa alla sua tesi, pubblicata sul Corriere della Sera, che il maxi processo di Palermo avesse condannato la mafia perdente e le polemiche che ne seguirono spinsero Caruso a raccontare con Tutto a posto, I penitenti, Il gioco grande l’evolversi della disonorata società, che sembrava sfuggire ai più. L’approdo ai saggi fu dovuto all’intuizione di Mario Spagnol, secondo il quale la micidiale storia della mafia meritava una narrazione anticonvenzionale. Nacque così Da Cosa nasce Cosa e in seguito, per reazione ai tre anni trascorsi stando immerso nei mille fattacci di questo Paese, Italiani dovete morire, cioè una delle vicende militari più esaltanti del secolo scorso. Con questo libro Caruso ha avviato il suo viaggio nella partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale. Ne sono venuti fuori cinque volumi sul sacrificio dei ragazzi italiani della generazione sfortunata. — Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Emulect (discussioni · contributi) 11:37, 19 giu 2008 (CEST).
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