Discussione:Abbazia di Piona

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Nel Codice Atlantico Leonardo parla del territoro lariano e lo descrive con una precisione tale da far trapelare non solo il suo grande amore per le ricchezze paesaggistiche che lo caratterizzano, ma anche una sua reiterata presenza in esso. Scrive di essersi spostato dalle montagne attorno a Lecco (dal Resegone alle Grigne) verso Mandello per raggiungere poi Gravedona e successivamente Chiavenna. Prima di giungere a Gravedona, passaggio pressochè obbligato è Piona. Alcuni suoi disegni di montagne tipiche del Lecchese, ora nella raccolta di Windsor, esplicitano ancor più l’interesse dell’artista per questi luoghi. Del resto, che Leonardo abbia trovato ispirazione o importanti riferimenti paesaggistici per molte sue opere nel territorio in esame, è stato da tempo sottolineato. Nello specifico le vedute della Vergine e Sant’Anna del Louvre o di alcune Madonne, come la Madonna Litta, risultano molto vicine alle caratteristiche naturali di queste zone, soprattutto della parte orientale Lecchese e di quella più a nord della Valtellina. L’indagine del paesaggio del Cenacolo ha portato a una sua pressochè piena identificazione con quello visibile dal promontorio di Piona-Olgiasca, cosa confortata anche dal raffronto con le più importanti copie antiche del dipinto. L’aspetto paesaggistico, però, non costituisce l’unico elemento di prova del legame di Leonardo con questa terra. Si è cercato di ripercorrere le vicende storiche delle famiglie che amministravano quei territori, nonché dei personaggi della corte sforzesca vicini ad esse e allo stesso Leonardo. Spicca, ad esempio, Paolo Giovio, storico comasco e primo biografo dell’artista di Vinci. Nel novero non mancano religiosi benedettini che hanno vissuto all’interno del Priorato di Piona e ne hanno condiviso le regole mistiche, testimoniato la successiva gestione commendataria, arricchito la decorazione. Particolare attenzione è stata dedicata alla lettura dei simboli che caratterizzano proprio tali arricchimenti decorativi, soprattutto quelli dell’Abbazia e del suo chiostro. Essi denotano notevoli riferimenti all’opera e al pensiero leonardeschi, ben reperibili nella Cena, tanto quanto nella chiesa che la ospita, Santa Maria delle Grazie. L’indagine specifica, inoltre, che l’interesse di Leonardo per Piona potrebbe altresì essere legato a un suo “sentire” analogo a quello dell’Ordine cluniacense-benedettino, che appunto aveva fondato l’Abbazia; nonché alla presenza, nell’abside della chiesa, di elementi artistici quali l’affresco dei dodici apostoli in uno spazio, per molti versi, simile a quello del refettorio delle Grazie. La ricerca sottolinea i possibili rapporti intercorsi tra il Maestro e la famiglia milanese dei Birago, che dal 1450 al 1511 ha avuto tra i suoi membri alcuni priori commendatari di Piona. Primo di questi è stato Pietro Birago, amico di Ludovico il Moro e parente di quel Giovan Pietro Birago che mezzo secolo più tardi avrebbe realizzato la prima stampa del Cenacolo con l’ideale imprimitur di Leonardo, verosimilmente da lui ben conosciuto. E’, questa, un’ulteriore coincidenza che rende palpabile ancor più i legami del Maestro con l’Abbazia lariana. Ma la dimostrazione che nel Cenacolo Leonardo ha voluto rappresentare proprio l’Abbazia di Piona è la evidente inclinazione del campanile ottagonale che nella realtà fu la causa del suo crollo. Il campanile attuale venne costruito sulla parete opposta della Chiesa per sopperire alla pendenza troppo forte del suolo.