Diocesi di Gabi

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Gabi
Sede vescovile titolare
Dioecesis Gabina
Chiesa latina
Vescovo titolarePaolo Ricciardi
Istituita1966
StatoItalia
RegioneLazio
Diocesi soppressa di Gabi
ErettaV secolo
SoppressaIX secolo
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche
Localizzazione di Gabi, tra Roma e Praeneste.

La diocesi di Gabi (in latino: Dioecesis Gabina) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Gabii fu una città del Latium vetus, posta al XII miglio della via Prenestina. È stata sede di una diocesi, i cui vescovi sono attestati dalla metà del V secolo alla fine del IX secolo, quando Gabi fu abbandonata e destinata ad uso agricolo.[1].

Il martirologio geronimiano ricorda il martire Primitivo, sepolto in un cimitero al XII miglio della via Prenestina. Il suo nome è associato, in un'antica passio, con i martiri gabinati, Getulio, Amanzio e Cereale.

Il primo vescovo noto di Gabi è Asterio, che prese parte al concilio romano indetto da papa Ilario nel 465 nella basilica di Santa Maria Maggiore e dove furono stabilite norme sulle ordinazioni episcopali e sulle nomine dei vescovi.[2]

Il successivo vescovo è Andrea, che nel 487 partecipò al concilio romano indetto da papa Felice III nella basilica lateranense per discutere della disciplina da adottare nei confronti dei vescovi e del clero africani che, a causa della persecuzione di Unnerico, avevano abiurato la fede cattolica; il suo nome è associato a una decretale dello stesso papa dell'anno successivo, in cui vengono affrontati i casi dei cristiani che hanno ricevuto dagli ariani un secondo battesimo.[3]

Mercurio, episcopus ecclesiae Gabinatium, sottoscrisse la lettera sinodale del "concilio palmare" convocato all'epoca di papa Simmaco nel 501 per risolvere lo scisma che si era prodotto nella Chiesa romana a seguito della duplice elezione di Simmaco e di Lorenzo. Nella lista delle presenze del sinodo romano del 6 novembre 502 sono indicati due vescovi Mercurio, ma senza indicazione della sede di appartenenza: uno di questi fu probabilmente quello di Gabi mentre l'altro era vescovo di Sutri. Nel concilio simmachiano del 499 fu presente un solo vescovo Mercurio, quello sutrino. Infine, nel concilio indetto da papa Gelasio I nel 495 fu presente un vescovo Mercurio, ma senza indicazione della sede di appartenenza: per Pietri potrebbe essere il vescovo di Gabi o quello di Sutri.[4]

Molti autori, tra cui Ughelli e Lanzoni, attribuiscono alla diocesi di Curi in Sabina il vescovo Bono, che prima del 21 marzo 559, fu destinatario di una lettera di papa Pelagio I (556-561)[5], nella quale il pontefice ordinava a Bono di consacrare suddiacono Ruffino, monaco della sua diocesi, e di inviarlo a Roma per la consacrazione sacerdotale; Ruffino era stato richiesto dal consilarius Teodoro per la basilica sancti Laurentii, di sua proprietà e sita nel territorio della diocesi di Bono. Incerta tuttavia è l'attribuzione di Bono alla diocesi di Curi, per le diverse varianti riportate dai manoscritti, che hanno sia episcopus Savinatis, ossia di Sabina, che episcopus Gavinatis, e cioè vescovo di Gabi. È a quest'ultima sede che Pietri attribuisce il vescovo Bono.[6]

Del VII secolo è noto il vescovo Martino, che prese parte al concilio lateranense indetto da papa Martino I nel 649 per condannare l'eresia monotelita.

Nicola Coletti, il continuatore dell'Italia sacra di Ferdinando Ughelli, attribuisce a Gabi il vescovo Marziano (o Martiniano)[7], che partecipò al concilio romano indetto da papa Gregorio II nel 721; il suo maestro tuttavia assegna questo vescovo alla diocesi di Forum Novum in Sabina.[8] All'VIII secolo appartengono anche i vescovi Sisinnio, che partecipò al concilio del 732 sotto papa Gregorio III, e Niceta, che prese parte ai due sinodi convocati da papa Zaccaria nel 743 e nel 745.

Per il IX e X secolo, le cronotassi riportano i nomi di Giorgio, Pietro, Leone e Lucido, noti grazie alla loro partecipazione ai sinodi romani indetti dai pontefici. Come per Marziano, anche per Gregorio (826) e Leone (879), Ughelli, diversamente da Coletti, è dell'opinione che siano stati vescovi di Forum Novum, opinione non condivisa da Coletti, Gams e Cappelletti.[9]

Secondo Louis Duchesne, «la serie dei vescovi si continua fino al 1060, sotto il pontificato di Niccolò II», benché gli altri autori non registrino più vescovi di Gabi dopo il 963.[10] In seguito non si fa più menzione nei documenti storici della sede di Gabi, che fu presumibilmente unita a quella di Preneste.

L'esistenza di un vescovo di Gabi nel 1060 viene però confermata dalla lista dei testimoni di un privilegio papale di Niccolò II al monastero di Farfa risalente all'aprile 1060. In essa, al quarto posto dopo l'arcivescovo di Grado Domenico, l'arcidiacono Ildebrando e il vescovo di Albano Bonifacio, compare Pietro, definito "gabinensis aepiscopus".[11]

Dal 1966 Gabi è annoverata fra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 23 novembre 2017 il vescovo titolare è Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi[modifica | modifica wikitesto]

  • Asterio † (menzionato nel 465)
  • Andrea † (menzionato nel 487)
  • Mercurio † (prima del 495 ? - dopo il 502)
  • Bono ? † (menzionato nel 559)
  • Martino † (menzionato nel 649)
  • Marziano (o Martiniano) ? † (menzionato nel 721)
  • Sisinnio † (menzionato nel 732)[12]
  • Niceta † (prima del 743 - dopo il 745)
  • Giorgio[13] † (menzionato nell'826)
  • Pietro † (prima dell'853 - dopo l'869)[14]
  • Leone † (prima dell'876 - dopo l'879)
  • Lucido † (menzionato nel 963)[15]

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Area archeologica di Gabiisul sito del MIBAC, su beniculturali.it. URL consultato il 14 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2019).
  2. ^ Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, volume I, Roma 1999, p. 207.
  3. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, p. 126.
  4. ^ Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, volume II, Roma 2000, pp. 1507-1508.
  5. ^ Ughelli, Gams e Cappelletti attribuiscono la lettera a papa Pelagio II (579-590); Andreas Thiel (Epistolae Romanorum Pontificum, vol. I, Brunsberga 1868, p. 454) assegna questa lettera a papa Gelasio I (492-496).
  6. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, pp. 348-349.
  7. ^ Italia sacra, vol. X, col. 108.
  8. ^ Italia sacra, vol. I, col. 157.
  9. ^ Inoltre, come annota Coletti nella seconda edizione del primo volume dell'Italia Sacra (col. 157, nota 2), nel concilio dell'826 non si trova il nome del vescovo Gregorio, ma quello di Samuele di Sabina.
  10. ^ Moroni (p. 84) riferisce di un vescovo Pietro nel 1060, e di un vescovo Teodoro, senza alcun'indicazione temporale. Pietro è indicato nelle cronotassi tradizionali come vescovo di Gubbio.
  11. ^ Regesto di Farfa, Doc. 906. - online
  12. ^ O. Günther, Kritische Beiträge zu den Akten der römischen Synode von 12 April 732, in «Neues Archiv des Gesellschaft für Ältere Deutsche Geschitskunde…» 16, 1891, pp. 244 e 247.
  13. ^ Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), seconda parte (819-842), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1908, p. 561, 2.
  14. ^ Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 860-874 Archiviato il 25 settembre 2017 in Internet Archive., a cura di Wilfried Hartmann, in Monumenta Germaniae Historica, Concilia, Tomus IV, Hannover, 1998, p. 64 e nota 26.
  15. ^ Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001, seconda parte (962–1001), a cura di Ernst-Dieter Hehl, Hannover, 2007, p. 232,2 e nota 34. L'editore tedesco si chiede se questo Lucido di Gabi non sia da identificare con il vescovo Lunisso di Labico, che prese parte al concilio romano del 964.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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