Diocesi di Doliche

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Doliche
Sede vescovile titolare
Dioecesis Dolichena
Patriarcato di Antiochia
Sede titolare di Doliche
Mappa della diocesi civile d'Oriente (V secolo)
Vescovo titolaresede vacante
IstituitaXVIII secolo
StatoTurchia
Diocesi soppressa di Doliche
Suffraganea diGerapoli
Eretta?
Soppressa?
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

La diocesi di Doliche (in latino Dioecesis Dolichena) è una sede soppressa del patriarcato di Antiochia e una sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Doliche, identificabile con il Tell-Dülük nei pressi di Gaziantep in Turchia, è un'antica sede episcopale della provincia romana della Siria Eufratense nella diocesi civile d'Oriente. Faceva parte del Patriarcato di Antiochia ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Gerapoli, come attestato da una Notitia Episcopatuum del VI secolo.[1]

La comunità cristiana di Doliche ebbe il suo periodo di maggior fulgore fra IV e V secolo; i suoi vescovi parteciparono alle principali assisi ecumeniche dell'epoca. Archelao prese parte al concilio di Nicea del 325 e al sinodo di Antiochia nel 341. Olimpio partecipò al sinodo di Filippopoli dove nel 344 si riunirono i vescovi ariani che rifiutavano le decisioni del concilio di Sardica. Cirione fu presente al sinodo di Seleucia nel 359.

Fu consacrando il nuovo vescovo di Doliche, Maris, che Eusebio di Samosata, grande avversario degli ariani, trovò la morte (nel 380 ca.), colpito con un sasso da una donna ariana; Maris partecipò al primo concilio di Costantinopoli nel 381. Abibo non partecipò al concilio di Efeso (431), perché anziano; i padri conciliari lo deposero dalla sua sede perché nestoriano e al suo posto venne eletto Atanasio. Il suo successore Timoteo prese parte al sinodo di Antiochia del 445 che discusse dell'ortodossia di Atanasio di Perre; fu tra i padri del brigantaggio di Efeso (449) e del concilio di Calcedonia (451); nel 459 sottoscrisse il decreto di Gennadio di Costantinopoli contro i simoniaci. Infine, nella prima metà del VI secolo, è noto il vescovo Filosseno, convinto monofisita, che venne deposto dalla sua sede nel 519 circa e che nella conferenza di Costantinopoli del 533 ammise i suoi errori e ritornò all'ortodossia.

La conquista araba della regione (prima metà del VII secolo) mise in fuga tutti i funzionari bizantini, vescovi compresi. Tuttavia, la comunità cristiana non scomparve: le fonti documentano la presenza di alcuni vescovi giacobiti tra il IX e l'XI secolo.[2]

In epoca crociata, la città era chiamata Tulupa,[3] nella contea di Edessa.

Dal XVIII secolo Doliche è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dall'8 settembre 1997.

A questa sede titolare, Eubel aggiunge anche il vescovo inglese John Stanywell, vissuto nella prima metà del XVI secolo, vescovo ausiliare di Durham; nei documenti pontifici, questo vescovo è indicato come episcopus Dolorensis, sede ignota, che Eubel interpreta come corruzione forse per Dolichensis.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi greci[modifica | modifica wikitesto]

  • Archelao † (prima del 325 - dopo il 341)
  • Olimpio † (menzionato nel 344)
  • Cirione † (menzionato nel 359)
  • Maris † (circa 380 - dopo il 381)
  • Atanasio † (431 - ?)
  • Timoteo † (prima del 445 - dopo il 459)
  • Filosseno † (prima del 519 - dopo il 533)

Vescovi titolari latini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Echos d'Orient X, 1907, p. 94.
  2. ^ Revue de l'Orient chrétien, 6 (1901), p. 195.
  3. ^ Louis Petit (La ville de Tulupa au temps des croisades, in Comptes-rendus des séances de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres 66, 1922, pp. 189-193) ha proposto di identificare Tulupa con l'antica Hierapolis Bambyce sede dell'arcidiocesi di Gerapoli di Siria; questa identificazione è stata criticata nelle recensioni dell'epoca (cfr. René Dussaud). Gams tuttavia attribuisce alla sede metropolitana di Gerapoli il vescovo Franco (o Francone), menzionato fra il 1134 ed il 1141, chiamato dalle fonti (cfr. Petit) indistintamente vescovo di Tulupa e vescovo di Gerapoli.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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