Dacnomys millardi

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Ratto di Millard
Immagine di Dacnomys millardi mancante
Stato di conservazione
Dati insufficienti[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
SuperordineEuarchontoglires
OrdineRodentia
SottordineMyomorpha
SuperfamigliaMuroidea
FamigliaMuridae
SottofamigliaMurinae
GenereDacnomys
Thomas, 1916
SpecieD.millardi
Nomenclatura binomiale
Dacnomys millardi
Thomas, 1916

Il ratto di Millard (Dacnomys millardi Thomas, 1916) è l'unica specie del genere Dacnomys (Thomas, 1916), diffusa nel Subcontinente indiano, Cina e Indocina.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine generico deriva dal verbo greco δαγκώσει, ovvero mordere, e dal suffisso -mys, relativo alle forme simili ai topi. Il termine specifico invece ha origine dal cognome di Walter Samuel Millard, naturalista britannico e segretario onorario della Bombay Natural History Society.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Roditore di grandi dimensioni, con lunghezza del corpo tra 228 e 290 mm, la lunghezza della coda tra 325 e 335 mm, la lunghezza del piede tra 50 e 56 mm e la lunghezza delle orecchie tra 25 e 29 mm.[3]

Caratteristiche craniche e dentarie[modifica | modifica wikitesto]

Il cranio è grande, allungato e sottile, con solchi sopra-orbitali ben sviluppati e la bolla timpanica molto piccola. Il palato è lungo. I fori palatali sono allungati. I piatti zigomatici sono sottili. Le radici dentarie mascellari sono lunghe, i molari sono molto grandi ed ipsodonti. Gli incisivi superiori sono arancioni, ortodonti e lisci.

Sono caratterizzati dalla seguente formula dentaria:

3 0 0 1 1 0 0 3
3 0 0 1 1 0 0 3
Totale: 16
1.Incisivi; 2.Canini; 3.Premolari; 4.Molari;

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

La pelliccia è corta e fine. Le parti dorsali sono bruno-olivastre striate di nero e cosparse di peli giallastri, i fianchi sono alquanto più chiari, mentre le parti ventrali sono marroni chiare. La testa è più grigiastra del corpo. Le orecchie sono di normali dimensioni e brunastre. Il dorso delle zampe è marrone, mentre le dita sono biancastre. I cuscinetti plantari sono grandi e arrotondati. Il quinto dito del piede, privo dell'artiglio, raggiunge l'estremità della prima falange del quarto dito. La coda è più lunga della testa e del corpo, è uniformemente marrone scura, ha circa 10 anelli di scaglie per centimetro, ed è finemente ricoperta di peli. Le femmine hanno due paia di mammelle pettorali e due paia inguinali.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

È una specie prevalentemente notturna.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è diffusa nel Subcontinente indiano, Cina e Indocina.

Vive nelle foreste umide sempreverdi primarie tropicali e subtropicali tra i 1.050 e 3.000 metri di altitudine.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sono state riconosciute 3 sottospecie:

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante il vasto areale, sono stati catturati pochi esemplari e poco si sa del proprio habitat e delle dimensioni della popolazione. La IUCN Red List pertanto classifica D.millardi come specie con dati insufficienti (DD).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Lunde, D., Musser, G. & Molur, S. 2008, Dacnomys millardi, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Dacnomys millardi, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ Agrawal, 2000.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Oldfield Thomas, On Muridae from Darjiling and the Carin Hills, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 24, n. 3, 1916.
  • Ronald M. Novak, Walker's Mammals of the World, 6th edition, Johns Hopkins University Press, 1999. ISBN 9780801857898
  • V.C.Agrawal, Taxonomic studies on Indian Muridae and Hystricidae (Mammalia: Rodentia), in Records of the Zoological Survey of India, vol. 180, 2000, pp. 1-177.

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