Cristoforo di Messisbugo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Cristoforo di Messisbugo, o Messi Sbugo, (... – Ferrara, 10 novembre 1548) è stato un cuoco italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Lapide di Cristoforo di Messisbugo presso il monastero di Sant'Antonio in Polesine

Non si hanno molte notizie sulla vita di Cristoforo di Messisbugo (la forma unita del cognome è usata solo nella riedizione del suo trattato del 1561). Il padre, Antonio, servì i duchi di Ferrara nel 1491 e 1493. Cristoforo nel 1519 era sottosospenditore ducale e seguì Alfonso I d'Este in importanti missioni politiche e diplomatiche. Con Ercole II d'Este divenne Provveditore, mantenendo l'incarico sino alla morte. Fu nominato conte palatino dall'imperatore Carlo V il 10 gennaio 1533, e prese in moglie la nobile ferrarese Agnese di Giovanni Giocoli.[1] Fu spesso chiamato alla corte dei Gonzaga di Mantova, quale consulente della duchessa Isabella d'Este.

Morì il 10 novembre 1548 e le sue spoglie furono sepolte a Ferrara, nella chiesa di Sant'Antonio in Polesine.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Scrisse un importante libro di ricette, che sarà pubblicato postumo nel 1549, Banchetti composizione di vivande e apparecchio generale, in cui sono elencati tutti gli elementi necessari per approntare un banchetto principesco, dall'arredamento agli utensili da cucina, e contenente numerose ricette, meticolosamente dettagliate. Il libro rimane una pietra miliare nella storia della gastronomia europea del Rinascimento, che accoglie tradizioni e gusti italiani ma anche europei e extraeuropei, come la ricetta della Torta Hebraica.

Interno di una cucina italiana, dal libro di cucina di Cristoforo da Messisbugo: Banchetti composizioni di vivande e apparecchio generale, 1549

Il trattato verrà ripubblicato con lievi varianti in numerose edizioni con il titolo Libro novo nel qual si insegna a far d'ogni sorte di vivanda, dove si trova la prima citazione conosciuta della preparazione del caviale di storione ferrarese "caviaro per mangiare, fresco, o per salvare".

Gli storioni selvaggi allora abbondavano nel Po e lo si può dedurre dalle quantità di storione e caviale che Messisbugo descrive di avere usato nei diversi banchetti, esempio il "Desinare che fece il Conte Federico Quaglia allo Illustrissimo Duca di Chartres etc:"

Note[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN67584050 · ISNI (EN0000 0000 6300 7067 · CERL cnp01025800 · LCCN (ENn85221611 · GND (DE130899380 · BNF (FRcb106324890 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n85221611