Crassula barbata

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Crassula barbata
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
OrdineSaxifragales
FamigliaCrassulaceae
SottofamigliaCrassuloideae
GenereCrassula
SpecieC. barbata
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseRosidae
OrdineRosales
FamigliaCrassulaceae
GenereCrassula
SpecieC. barbata
Nomenclatura binomiale
Crassula barbata
Thunb., 1778[1]
Sinonimi

Crassula lettyae
E.Phillips
Purgosea barbata
(Thunb.) G.Don

Crassula barbata (Thumb., 1778) è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, endemica della Provincia del Capo Occidentale, in Sudafrica[2][3]. Nello specifico la si può trovare nell'area compresa tra il grande Karoo, a partire dalla penisola del Capo, fino all'area circostante la città di Prince Albert, a est.

L'epiteto specifico deriva dal latino barba e si rifà chiaramente all'aspetto della pianta, coperta da una fitta peluria[4][5].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

C. barbata è una pianta annuale o biennale, formata da rosette monocarpiche, in genere solitarie o a piccoli gruppi. Queste rosette sono alte circa 3 centimetri, infiorescenze escluse, ne misurano 3–4 cm e presentano delle radici fascicolate.

Le foglie più interne sono di forma obovata, lunghe 15 mm per 12 mm in larghezza, mentre quelle più esterne, più vecchie, raggiungono i 15 mm in lunghezza per 40 mm in larghezza, di forma da obtriangolare a circolare. Sono generalmente glabre, di colore da verde a grigio-verde, mentre sui margini presentano le caratteristiche ciglia bianche, ascendenti e lunghe circa mezzo centimetro. Inoltre grazie agli idatodi presenti sulle foglie questa pianta è in grado di assorbire la maggior parte dell'acqua di cui ha bisogno per sopravvivere.

Le infiorescenze a tirso crescono in posizione terminale, cominciando a svilupparsi durante il periodo primaverile, e sono unite alla pianta attraverso un lungo peduncolo eretto, alto tra i 15 e i 30 cm, in genere semplice ma a volte ramificato in alcune dicasia. Sul peduncolo si ritrovano anche delle brattee disposte a coppie, di dimensioni decrescenti verso l'alto.

I fiori, di colore bianco-rosato, presentano corti sepali carnosi, di forma da ovale a triangolare, e colore verde, lunghi 2,5–3 mm, glabri e con alcune ciglia marginali. La corolla di forma tubolare è composta da petali brevemente fusi tra loro alla base, lunghi 3,5-5,5 mm e di forma oblunga con punte ricurve. Gli stami, lunghi tra 3 e 4,5 mm presentano delle antere di colore nero.

Si tratta di una specie monocarpica, ovvero una volta che una rosetta produce l'infiorescenza, questa muore, concludendo il suo ciclo vitale. La pianta comunque sopravvivrà, propagandosi sia attraverso i semi che grazie ai polloni che si sviluppano alla sua base[6][7][8][1][9].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Al momento, oltre alla pianta in sé, è accettata una sola sottospecie:

Questa sottospecie, diffusa in un areale più ristretto nei pressi della cittadina di Victoria West, differisce principalmente per la ciglia, più piccole di quelle della specie principale, che generalmente non superano il millimetro. Inoltre le foglie raggiungono dimensioni leggermente maggiori, crescendo infatti fino a 40 mm in lunghezza e 35 mm in larghezza[7][8][12].

La C. barbata subsp. broomii venne inizialmente classificata da Selmar Schönland, nel 1907, come una specie a sé stante, col nome di Crassula broomii, basionimo dell'attuale denominazione[13].

Per indicare la specie principale viene talvolta utilizzato il nome C. barbata subsp. barbata[14].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (LA) Academia Caesarea Leopoldino-Carolina Naturae Curiosorum., Nova acta physico-medica Academiae Caesareae Leopoldino-Carolinae Naturae Curiosum, vol. 6, Bonn, 1778, p. 329.
  2. ^ (EN) Crassula barbata Thunb., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 23 dicembre 2020.
  3. ^ Threatened Species Programme | SANBI Red List of South African Plants, su redlist.sanbi.org. URL consultato il 23 dicembre 2020.
  4. ^ (EN) D. Gledhill, The Names of Plants, 4ª ed., Cambridge, Cambridge University Press, 6 marzo 2008, p. 66, ISBN 0-521-86645-6.
  5. ^ (EN) Harold T. Clifford e Peter D. Bostock, Etymological Dictionary of Grasses, 4ª ed., Springer Science & Business Media, 29 giugno 2013, p. 41, ISBN 3-540-38432-4.
  6. ^ Crassula barbata, su llifle.com. URL consultato il 23 dicembre 2020.
  7. ^ a b (EN) Crassula barbata subsp. barbata, su crassulaceae.ch. URL consultato il 23 dicembre 2020.
  8. ^ a b (EN) Doreen Court, Flora succulenta dell'Africa meridionale, CRC Press, 1º giugno 2000, p. 87, ISBN 9058093239.
  9. ^ (EN) Urs Eggli, Illustrated Handbook of Succulent Plants: Crassulaceae, Springer Science & Business Media, 6 dic 2012, p. 40, DOI:10.1007/978-3-642-55874-0, ISBN 978-3-540-41965-5.
  10. ^ (EN) Crassula barbata subsp. broomii (Schönl.) Toelken, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 23 dicembre 2020.
  11. ^ Threatened Species Programme | SANBI Red List of South African Plants, su redlist.sanbi.org. URL consultato il 23 dicembre 2020.
  12. ^ Crassula barbata subs. broomii, su llifle.com. URL consultato il 23 dicembre 2020.
  13. ^ (EN) Crassula broomii Schönland, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 23 dicembre 2020.
  14. ^ (EN) Crassula barbata subsp. broomi, su crassulaceae.ch. URL consultato il 23 dicembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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