Cornelius Essex

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Cornelius Essex, indicato anche come Corneles, Cornelies o Cornelyes (Inghilterra, XVII secoloNew York, 1682), è stato un pirata inglese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Essex viene citato per la prima volta nell'agosto del 1679, come facente parte di un gruppo di pirati che attaccarono dei commercianti spagnoli nel golfo dell'Honduras, rubando loro indaco e altre merci preziose. Il suo vascello Great Dolphin venne poi catturato da un gruppo inglese in Giamaica , ed Essex venne processato con 20 uomini della sua ciurma: due di essi furono impiccati, ma non Essex.[1] L'Assemblea Giamaicana protestò per questa decisione col governatore "viste le molte depredazioni commesse da pirati e bucanieri, affinché si prendessero delle decisioni immediate per porre fine a queste minacce continue".[1]

Essex salpò allora a bordo della sua nave verso Port Morant, in Giamaica, nel dicembre del 1679 per unirsi a John Coxon, Bartholomew Sharpe, Robert Allison e Thomas Magott coi quali pianificò un assalto a Puerto Bello.[2] Durante il viaggio la nave di Essex si trovava in condizioni così cattive da costringerlo ad apportare riparazioni di fortuna per poter proseguire.[3]

Al gruppo si unirono anche i bucanieri francesi Rose e Bournano, mentre Sharpe e Essex non si presentarono dove concordato con il gruppo, preferendo incontrarsi invece con alcuni di loro alle Golden Islands qualche giorno dopo.[3] Assieme conquistarono la città nel febbraio del 1680, catturando sufficiente oro e preziosi che ciascun uomo della ciurma poté avere 100 pezzi da otto. I bucanieri si raggrupparono quindi a Bocas del Toro per preparare un assalto alla città di Panama, anche se Essex pare non abbia preso a questa spedizione per motivi rimasti sconosciuti.[2]

Alcune fonti moderne riportano che Essex rimase ucciso nell'attacco di Puerto Bello.[4] Secondo altre fonti invece continuò la sua esperienza a fianco di Coxon e di altri capitani.[3] A sostegno di tale tesi vi è il fatto che in altre fonti sembra tornasse in Giamaica nel 1682 e poco dopo ripartisse alla volta di New York come semplice passeggero di uno sloop che venne poi saccheggiato da dei pirati, morendo in quell'occasione.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b W. Noel Sainsbury, America and West Indies: November 1679 | British History Online, Vol.10, London, Her Majesty's Stationery Office, 1896, pp. 436–448. URL consultato l'8 febbraio 2023.
  2. ^ a b (EN) David Marley, Pirates of the Americas, Santa Barbara CA, ABC-CLIO, 2010, pp. 127–129, ISBN 9781598842012. URL consultato il 12 settembre 2017.
  3. ^ a b c John Franklin Jameson, Privateering and Piracy in the Colonial Period by J. Franklin Jameson, New York, Macmillan, 1923, pp. 84–87. URL consultato il 26 giugno 2017.
  4. ^ (EN) Jan Rogoziński, The Wordsworth Dictionary of Pirates, New York, Wordsworth Reference, 1997, ISBN 9781853263842. URL consultato l'11 luglio 2019.
  5. ^ Raynald Laprise, Les flibustiers de l'Amérique (1648-1688), su La Diable Volant. URL consultato il 13 aprile 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]