Coazzone

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Il coazzone, o coazia, conosciuto anche con la denominazione di treccia alla catalana o treccia alla spagnola, fu un'acconciatura femminile molto in voga in Italia e in Spagna nell'ultimo quarto del secolo XV.[1]

Eccezionale esempio di coazzone in scultura nel busto di Beatrice d'Este, Gian Cristoforo Romano, 1485-90 circa.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Contrariamente all'errore in cui talvolta si cade, il coazzone non era una vera e propria treccia, bensì una coda formata da alcuni nastri, solitamente colorati oppure neri, avvolti attorno alla capigliatura sciolta a formare una serie di "x" sino a essere chiusi in punta. Esso ricadeva dietro le spalle, mai sul davanti, ed era quasi sempre completato da una scuffia o cuffia poggiata sulla parte posteriore del capo e trattenuta dalla cosiddetta lenza o slenza, un sottile nastrino di seta, spesso adornato con perle o pietre preziose, che cingeva la fronte.[2][3]

Chiusura del coazzone

In un'altra variante della medesima acconciatura, invece, i capelli venivano avvolti in un tessuto leggero, detto trenzale o trinzato, che li ricopriva interamente nelle loro lunghezze dalla nuca sino alle punte, e che spesso veniva legato con fili di perle.[4]

Medaglia di Elisabetta Gonzaga col coazzone

I capelli erano spartiti da una scrima centrale in due bande di uguale misura e talvolta alcune ciocche più corte venivano lasciate ricadere sulle guance, come si vede ad esempio nei ritratti di Beatrice d'Este ed Elisabetta Gonzaga.

Coazzone col trenzale e fili di perle, miniatura di Beatrice d'Este (1494)

A un'altra variante ancora diede origine la stessa Beatrice d'Este quando - come parrebbe dal suo cenotafio scolpito da Cristoforo Solari e da un testone del 1497 con la sua effigie - attorno al 1496 abbinò il coazzone a una frangia di corti riccioli, quest'ultima assai diffusa nella città lagunare di Venezia, presso la quale si era recata in missione diplomatica alcuni anni prima, e in linea con la propria politica filoveneziana.

Testone di Beatrice d'Este col coazzone e la frangia di riccioli (1497)

Diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Il coazzone giunse in Italia, e precisamente a Napoli, con ogni probabilità nel 1477, con l'arrivo in città della principessa spagnola Giovanna di Trastámara, la quale andava in sposa al re di Napoli Ferrante d'Aragona. La nuova regina continuò difatti per tutta la vita a vestire secondo la moda del proprio Paese e ne favorì in tal modo la diffusione anche a Napoli,[5] città già abbondantemente di costumi spagnoli a partire dalla conquista operata da parte di Alfonso il Magnanimo nel 1442. Da lì il coazzone seguì nel corso degli anni successivi una diffusione per così dire capillare in varie altre parti della penisola.

A Milano esso si diffuse già forse nel 1489, quando Isabella d'Aragona, nipote di Ferrante, andò in sposa al duca Gian Galeazzo Sforza. Sappiamo infatti dalla cronaca mondana dello zelantissimo ambasciatore estense Giacomo Trotti che Isabella aveva preso nelle proprie simpatie Cecilia Gallerani, giovane amante di Ludovico il Moro, zio e reggente di Gian Galeazzo, e che l'aveva vestita "alla catalana".[6] Ciò spiegherebbe dunque perché Cecilia mostri il coazzone nel famoso ritratto di Leonardo da Vinci, la cosiddetta Dama con l'ermellino, che le è attribuito.

Bianca Maria Sforza, sorella di Gian Galeazzo, col coazzone

In ogni caso il coazzone non divenne di moda a Milano prima dell'arrivo in città, nel gennaio del 1491, di Beatrice d'Este, cugina di Isabella, la quale andava in sposa allo stesso Ludovico il Moro. Beatrice era stata infatti cresciuta ed educata presso la corte aragonese di Napoli dal nonno Ferrante il quale, a detta degli ambasciatori ferraresi, la faceva accostumare e abbigliare alla maniera castigliana.[7] Fin dall'infanzia dunque Beatrice assunse l'abitudine - che mantenne poi per tutta la vita - di portare il coazzone, come si vede pure nel ritratto che di lei fece Cosmè Tura nel 1485, e una volta sposata lo diffuse presso tutte le nobildonne milanesi.[8] Lo portò infatti la stessa Bianca Maria Sforza, sorella di Gian Galeazzo, e sposa dell'imperatore Massimiliano I d'Asburgo.

Il coazzone visto dal resto (Busto di Beatrice d'Este)

Diffusione meno sistematica, ma comunque presente, pare che il coazzone abbia avuto in città come Parma, Modena, Genova, Urbino e Rimini, dove lo vediamo infatti portato da Elisabetta Gonzaga e da Violante Bentivoglio.[9] La stessa Lucrezia Borgia ne fece uso almeno per qualche tempo dopo il matrimonio con Alfonso d'Este, come si evince da una sua medaglia risalente al periodo ferrarese.

Si hanno prove certe che l'acconciatura penetrò anche in Francia attorno alla fine del XV e gli inizi del XVI secolo, forse in seguito alle cosiddette guerre d'Italia, e nelle Fiandre forse per influsso spagnolo, a seguito del matrimonio tra l'infanta Giovanna di Castiglia e Filippo d'Asburgo. Lo si vede infatti in alcuni arazzi[10][11] e miniature dell'epoca,[12] e del resto il re Carlo VIII sostando a Milano nel 1494 aveva proprio chiesto un ritratto di Beatrice d'Este da poter spedire in Francia alla moglie Anna di Bretagna, così da mostrarle l'abbigliamento della duchessa.[13]

Lenze rinascimentali, modernamente dette ferroniére, nell'arte.

A Napoli continuò a portarsi almeno sino alla fine del secolo XV, come mostra infatti anche la regina Giovanna d'Aragona, moglie di re Ferdinando II, nell'albarello in cui si trova ritratta,[14] come pure nella miniatura della cronaca del Ferraiolo.

Con la fine del secolo XV e la morte delle sue più accanite fautrici, il coazzone cadde presto in disuso e fu sostituito da altre acconciature.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Influenza culturale[modifica | modifica wikitesto]

Arte[modifica | modifica wikitesto]

Acconciature simili o uguali al coazzone compaiono in diversi dipinti, fra cui Isabella (1848) di John Everett Millais - una delle prime grandi dichiarazioni di preraffaellitismo, illustrante la novella boccaccesca di Lisabetta da Messina - per la quale sarebbe stata fonte di ispirazione la stessa Beatrice d'Este.[15]

Isabella di Millais: dettaglio di Lisabetta da Messina

Cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Il coazzone è stato riprodotto o imitato in alcune produzioni cinematografiche e televisive:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Milano rivista mensile del Comune, Stucchi Ceretti, p. 31.
  2. ^ Giovanna Zaganelli, Dal "Canzoniere" del Petrarca al Canzoniere di Antonio Grifo, 2000, p. 78.
  3. ^ La moda nei secoli, di Mila Contini, 1965, p. 130.
  4. ^ Paola Fabbri, La moda italiana nel XV secolo, Bookstones, 2017, p. 50.
  5. ^ Michele Vecchioni, Notizie di Eleonora e di Beatrice di Aragona, figlie di Ferdinando I, re di Napoli, maritate dal real genitore, con Ercole I, duca di Ferrara e di Modena, con Mattia Corvino, re di Ungheria, 1791, p. 103.
  6. ^ Daniela Pizzagalli, La dama con l'ermellino, Bur, 2003, p. 84.
  7. ^ Maria Serena Mazzi, Come rose d'inverno, le signore della corte estense nel '400, Nuove Carte, 2004, p. 49.
  8. ^ Francesco Malaguzzi Valeri, La corte di Lodovico il Moro, la vita privata e l'arte a Milano nella seconda metà del quattrocento.
  9. ^ I soperchi ornamenti copricapi e acconciature femminili nell'Italia del Quattrocento Di Elisabetta Gnignera · 2010, 173.
  10. ^ Libri e documenti XLIV- XLV, 2018-2019, ARCHIVIO STORICO CIVICO E BIBLIOTECA TRIVULZIANA CASTELLO SFORZESCO MILANO, pp. 148-149.
  11. ^ 16 ° secolo - 1 ° quarto » 1500 (circa) – Arazzo francese – Tenture de la Vie Seigneuriale : la Promenade, su frenchrenaissancecostume.wordpress.com.
  12. ^ Libro d'ore, su waddesdon.org.uk.
  13. ^ di Luzio, Alessandro, 1857-1946; Renier, Rodolfo, 1857-1915., Delle relazioni di Isabella d'Este Gonzaga con Ludovico e Beatrice Sforza, Milano : Tipografia Bortolotti di Giuseppe Prato, 1890.
  14. ^ Guido Donatone, La maiolica napoletana dagli Aragonesi al Cinquecento, Paparo edizioni, 2013, p. Tav. 17.
  15. ^ Beatrice d'Este John Everett Millais, 1848, su liverpoolmuseums.org.uk.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]