Città aperta
L'espressione città aperta si riferisce a una città che, per accordo esplicito o tacito tra le parti belligeranti, rinuncia alla difesa armata e ai combattimenti contro le forze nemiche allo scopo di evitarne la distruzione. Lo status viene attribuito tenendo conto del particolare interesse storico o culturale della città, oppure in virtù del consistente numero di civili presenti nella popolazione.
Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]
L'accesso del nemico alla città dichiarata "aperta" non deve incontrare resistenza;[1] secondo il diritto bellico internazionale, infatti, "aperta" significa "aperta all'occupazione da parte del nemico".
Lo statuto conferito alle città aperte non è tuttavia inviolabile, e una dichiarazione unilaterale può non essere riconosciuta dal nemico, se chi fa la dichiarazione non si comporta di conseguenza. Più volte durante la seconda guerra mondiale alcune città dichiarate aperte furono bombardate. La dichiarazione di "città aperta" riguardante Roma del 14 agosto 1943 fu unilaterale[2] e non venne riconosciuta dagli Alleati, nonostante la presenza del Vaticano, che poteva conferire alla capitale italiana il privilegio di "città santa", perché i tedeschi opposero resistenza fino all'ultimo all'ingresso di truppe nemiche nella città stessa. Di conseguenza, gli Alleati bombardarono Roma altre 51 volte dopo il 14 agosto, fino al 4 giugno 1944.
Ben diverso fu il caso di Belgrado, che fu bombardata il 6 aprile 1941 dalla Luftwaffe, nonostante l'avvenuta dichiarazione di città aperta fosse stata seguita dall'evacuazione della città da parte dell'esercito jugoslavo.
Città aperte durante la seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]
Tra le città dichiarate aperte durante la seconda guerra mondiale ricordiamo:
- Belgrado che, benché dichiarata città aperta, fu bombardata dalla Luftwaffe nel 1941 e dagli Alleati nel 1944.
- Manila fu abbandonata nel 1942 dall'esercito statunitense che, tagliato nelle retrovie e alla luce degli eventi di Pearl Harbor e dell'avanzata dell'esercito dell'impero giapponese, non aveva alcun interesse strategico nel mantenere un presidio nella capitale delle Filippine.
- Parigi fu abbandonata nel 1940 dal governo francese che, riparato a Bordeaux, lasciò il compito della difesa passiva alle autorità civili.
- Chieti fu considerata città aperta (24 marzo 1944), grazie soprattutto alle richieste dell'arcivescovo di Chieti Giuseppe Venturi al comando tedesco a Roma, contestualmente alla perdita di importanza strategica del fronte adriatico della linea Gustav rispetto alla direttrice tirrenica (da Ortona a Cassino).
- Orvieto fu considerata città aperta con documento del comandante tedesco in campo, accettato dalla controparte inglese, il giorno 14 giugno 1944.
- Roma fu dichiarata unilateralmente città aperta il 14 agosto 1943, ma solo dalle autorità italiane: i tedeschi, di fatto, non ratificarono mai la dichiarazione, e approfittarono invece della ritornata tranquillità dopo le resistenze iniziali all'occupazione. L'occupazione tedesca di Roma città aperta, infatti, se risparmiò (da parte tedesca) il patrimonio storico e architettonico della città, fu però durissima per la popolazione (deportazioni di militari italiani e degli ebrei, la prigione di via Tasso, le Fosse Ardeatine, ecc.). Le forze alleate entrarono nella capitale italiana nel giugno 1944.
Filmografia[modifica | modifica wikitesto]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Art. 59, Protocollo Addizionale I di Ginevra del 1977
- ^ Sul fallito tentativo di addivenire invece ad una dichiarazione bilaterale per Firenze - avanzato dal cardinale Dalla Costa, supportato da circoli moderati cittadini e da alcuni esponenti diplomatici quali il console tedesco Wolf, il rumeno Comnène e lo svizzero Charles Steinhauslin - v. invece Firenze in guerra 1940-1944. Catalogo della mostra storico-documentaria (Palazzo Medici Riccardi, ottobre 2014-gennaio 2015) a cura di Francesca Cavarocchi e Valeria Galimi, Firenze University Press 2014, p. 72.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Chieti città aperta di Max Franceschelli - E'dicola editrice, Chieti 2007.
- Storia segreta di Roma città aperta - Giulio Castelli con prefazione di Eugenio Boggiano Pico. Roma 1959.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Città aperta
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- città aperta, su sapere.it, De Agostini.