Chiesa di San Rocco (Belluno)

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Chiesa di San Rocco
La chiesa di San Rocco in Piazza dei Martiri
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàBelluno
Coordinate46°08′23.1″N 12°12′55.85″E / 46.139749°N 12.215513°E46.139749; 12.215513
Religionecattolica
TitolareRocco di Montpellier
Diocesi Belluno-Feltre
Consacrazione1561, 1860
Stile architettonicoRinascimentale
Inizio costruzione1530

La chiesa di San Rocco è un luogo di culto cattolico della città di Belluno, nell'omonima provincia, nella diocesi di Belluno-Feltre. La chiesa era connessa al convento dei cappuccini, attuale Centro Giovanni XXIII.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La costruzione della chiesa di San Rocco venne decisa con un voto del 1530 in onore di San Rocco (la cui stata si trova al centro della facciata, l'unica che emerge, alta ed elegante) perché patrono e guaritore degli appestati, essendo stata la città colpita da tale flagello. L'edificio venne aperto successivamente al culto nel 1561, e poi venne affidata ai cappuccini dal 1605 al 1769, che abitarono pure il piccolo convento che si trovava sulla sinistra della chiesa, ed eressero una grande croce di larice nella piazza antistante, a ricordo della loro venuta e della loro predicazione.
Dopo il 1769, quando Venezia fece partire i cappuccini, la chiesa venne affidata alla Congregazione di San Rocco, mentre nel 1806 la chiesa fu chiusa dai napoleonici e passò così al Demanio. L'intero stabile della chiesa venne acquistato dalla contessa Elisabetta Agosti nel 1856; la stessa ordinò un restauro e fece riaprire la chiesa al culto. Nel 1860 la chiesa fu affidata a don Antonio Sperti, che svolse una fervida opera di soccorso sociale avendo aperto nei locali dell'ex convento un orfanotrofio maschile e femminile. Nel 1924 l'intero complesso fu affidato ai salesiani dal vescovo Giosuè Cattarossi, che ressero la chiesa fino al 1957. In quest'anno la chiesa e tutto il complesso furono luogo di un ultimo restauro e vennero assunti dalla Diocesi, che ne fece l'attuale Centro Giovanni XXIII.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa ha un aspetto rinascimentale, ed è stata costruita usando la pietra di Castellavazzo. La facciata si può dividere orizzontalmente in tre parti. La parte inferiore ha tre archi a tutto sesto con due colonne centrali e pilastri laterali che sostengono volte a crociera quadrata. Sulla destra, dove insiste una delle volte, si trovava fino all'800 un'altra piccola chiesa, sede della sopra citata Congregazione, mentre sulla sinistra l'attuale edificio conserva il soffitto a volte gotiche dove si trovava la foresteria dei Cappuccini.
La zona intermedia è abbellita da due finestre allungate, con interposta una nicchia tutta in pietra, che custodisce la statua di San Rocco, e una lapide murata, che ne riassume tutta la storia. L'incisione è questa:

(LA)

«DIVIO ROCHO / OB PESTEM ANNO MDXXX FUGATAM / VOTO CIVIUM ANNO MDLXI EXSTRUCTUM / A FISCO ANNO MDCCCVI SIBI ATTRIBUTUM / IN PROFANOS USUS ANNO MDCCCXVII CONVERSUM / A NOBILE MATRONA ANNO MDCCCLVI REDEMPTUM / ORPHANIS IN ADNEXAS AEDES COLLECTIS TRADITUM / ET IN NITOREM PRISTINUM RESTITUTUM / DIVO ROCHO / DOMENICA PRIMA OCTOBRIS ANNO MDCCCLX / ITERUM DEDICATUM»

(IT)

«Questa chiesa fu costruita in onore di San Rocco per voto emesso dai cittadini nel 1561 in seguito alla liberazione dalla peste del 1530; il Fisco l'incamerò nel 1806 e nel 1817 fu abidita ad usi profani. Riscattata da una nobil donna nel 1856 fu messa a disposizione degli orfani raccolti nei locali annessi e, restituita all'antico splendore, fu dedicata di nuovo a San Rocco nella prima domenica di ottobre del 1860»

La zona superiore è a timpano di forma curvilinea, rinforzato da volute laterali barocche e da lesene legate al marcapiano superiore. L'insieme è leggermente sbilanciato dalle fasce verticali esterne, differenti sia negli archi che nelle finestre e nelle balaustre. Il pilastro laterale di sinistra porta lo stemma del Rettore veneto Giovanni Francesco Salomon, che portò a termine la chiesa, mentre quello di destra porta lo stemma della città di Belluno.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

All'interno la chiesa possiede un'unica navata con volte a botte a profilo semicircolare. Se si guarda l'insieme architettonico vengono evidenziate le linee del Rinascimento, con toni pacati e alquanto pesanti, ma questi, nell'analisi particolare degli elementi, risultano forme nervose di compressione degli spazi. Gli altari mostrano manomissioni dovute alla sostituzione dei materiali nei restauri avvenuti.
L'abside, rialzata rispetto alla navata, è diviso in tre parti, di cui la centrale è maggiore rispetto alle altre due, e con arco a tre fornici a tutto sesto. Ogni parte ha un cielo a botte, con quello centrale più alto, con archi in pietra di Castellavazzo, la stessa usata per il marcapiano che corre su tutto il perimetro, compresi i fori per le finestre e gli altarini. Si può ipotizzare che lo stesso lavoro fosse stato riservato per l'antica balustra del coro, che ora è stata soppressa e della quale restano ai lati dell'abside dei rosoni in legno.
La navata a pareti speculari rispetto alle finestre e agli altarini sopra citati, scarsamente illuminata lateralmente, fino al luglio 2012 è stata rivestita da una fascia di marmo di colore grigio, poco conforme al resto della chiesa.
Sulla spaziosissima cantoria che sovrasta il porticato di piazza dei Martiri vi è un organo della ditta Ruffatti.

Opere d'arte[modifica | modifica wikitesto]

Nella zona inferiore della parete esterna possiamo notare due dipinti, sui due lati dell'ingresso: uno è La Crocifissione con i santi Rocco e Sebastiano, l'altro la Vergine con i santi Cosma e Damiano. Le opere furono erroneamente attribuite ad Antonio da Tisoi, mentre invece sono di un ignoto pittore del Cinquecento, del quale comunque si sottolinea lo stile tutt'altro che volgare. Sopra la porta si può inoltre notare una lunetta in rame sbalzato dove è riprodotta l'iconografia di Belluno nel Cinquecento, a volo d'uccello.
Internamente, sulle pareti, spicca la tela dell'Estasi di San Francesco del pittore Gaspare Diziani, datata 1727: riproduce una versione su tela analoga di Sebastiano Ricci, anche se Diziani non dimentica, soprattutto nelle tinte fredde e verdastre, il suo primo maestro Antonio Lazzarini. La pala di San Girolamo Emiliani è del pittore Luigi Speranza. Il grande tabernacolo dell'altare maggiore è opera dello sculture Valentino Panciera Besarel e può essere posto cronologicamente nel periodo di formazione dell'artista. La retrostante pala dell'Assunzione è opera del 1609 di fra Santo di Venezia. Sull'altare di sinistra si presenta una tela di Luigi Cima che rappresenta San Giovanni Bosco, che è inoltre l'immagine ufficiale scelta dai salesiani per la canonizzazione del santo, apostolo dei ragazzi; infine sull'altare di destra si trova un dipinto del XX secolo di Antonio Duodo.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gigetto De Bortoli, Andrea Moro, Flavio Vizzutti, Belluno: storia, architettura, arte, Belluno 1984.
  • Gigetto De Bortoli, Jacopo De Pasquale, Andrea Moro, Giorgio Reolon, Flavio Vizzutti, Belluno: città splendente. Storia, architettura, arte, Belluno, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, 2022, pp. 140-143.

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