Chiesa di San Biagio (Bellinzona)

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Chiesa di San Biagio
Facciata
StatoBandiera della Svizzera Svizzera
CantoneCanton Ticino
LocalitàBellinzona
IndirizzoVia San Biagio 2, 6500 Bellinzona
Coordinate46°11′07.8″N 9°01′16.21″E / 46.1855°N 9.02117°E46.1855; 9.02117
Religionecattolica di rito romano
TitolareBiagio di Sebaste
Diocesi Lugano
Stile architettonicoromanico, gotico
Inizio costruzioneXIII secolo
CompletamentoXVII secolo

La chiesa parrocchiale di San Biagio[1] è un luogo di culto cattolico che si trova a Ravecchia, sobborgo di Bellinzona.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa viene citata per la prima volta in documenti storici risalenti al 1237.

Intorno al 1360 vennero eseguiti una serie di affreschi in facciata attribuiti al cosiddetto Maestro di San Biagio.

Nel 1433 fu dotata di un organo, il più antico della regione.

Il campanile fu ricostruito nel XV secolo.[2]

Per volere dell'arcivescovo Carlo Borromeo, nel 1583 la chiesa divenne di proprietà dell'erigenda parrocchia di Ravecchia.[2]

Rimaneggiata nel corso dei secoli, la chiesa fu riportata all'aspetto medievale attraverso alcune ristrutturazioni compiute tra il 1912 e il 1914.[2]

Divenne parrocchiale nel 1920.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa si presenta con facciata a capanna in pietra a vista, abbellita da affreschi della fine del XIV secolo.[2] Tra di essi, spicca un gigantesco San Cristoforo.[2]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Arte e architettura[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa ha una pianta a tre navate ricoperti da un soffitto a travi di legno; il coro e le cappelle laterali sono invece sormontati da una volta a crociera.

L'interno è ornato da numerosi affreschi trecenteschi, di scuola lombardo-senese, e quattrocenteschi.[2]

Tra le pitture che ornano i pilastri delle navate spiccano le raffigurazioni dei santi Agata e Bartolomeo.[2]

Sulla parete nord si trova un olio su tavola di una Madonna con Bambino fra i Santi Biagio e Gerolamo (1520), firmata da un tal Domenicus del Lago di Lugano.[2] Sulla parete opposta, così come su quella orientata ad ovest, trovano posto alcune pietre tombali del XVI secolo.[2]

La chiesa conserva inoltra un'acquasantiera in granito databile ai secoli XVI-XVII.[2]

Organo a canne[modifica | modifica wikitesto]

Nella chiesa si trova l'organo a canne Mascioni opus 1057, costruito nel 1982[3]. A trasmissione integralmente meccanica, ha due tastiere di 58 note ed una pedaliera concavo-radiale di 30. Dispone di 13 registri ed è racchiuso entro una cassa lignea di fattura geometrica, con prospetto in cinque campate.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di San Biagio - Inventario dei beni culturali, su ti.ch. URL consultato il 29 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2013).
  2. ^ a b c d e f g h i j Bellinzona Turismo & Events (a cura di), Benvenuti a Bellinzona.
  3. ^ Scheda dell'organo, su orgeldokumentationszentrum.ch. URL consultato l'8 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2013).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Biagio: campanile
  • Johann Rudolf Rahn, I monumenti artistici del medio evo nel Cantone Ticino, traduzione di Eligio Pometta, Bellinzona, Tipo-Litografia di Carlo Salvioni, 1894. p. 54-56.
  • Giovanni Sarinelli, La Diocesi di Lugano. Guida del clero, La Buona Stampa, Lugano 1931, 222-223.
  • Virgilio Gilardoni, Inventario delle cose d'arte e di antichità, v. II, Distretto di Bellinzona, Edizioni dello Stato, Bellinzona 1955, 149-164.
  • Virgilio Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Bellinzona 1967, 204-205, 512-513.
  • Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 19-21.
  • AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 41-42.
  • Silvia Valle Parri, Domenico Pezzi, detto Furgnico. Madonna con il Bambino tra i Santi Biagio e Gerolamo, in Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa, Marco Tanzi (a cura di), «Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini», Officina Libraria, Milano 2010.

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