Chiesa dei Gesuati

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Chiesa di Santa Maria del Rosario o dei Gesuati
Il prospetto principale della chiesa dei Gesuati
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàVenezia
IndirizzoFondamenta delle Zattere
Coordinate45°25′45.33″N 12°19′37.82″E / 45.429258°N 12.327172°E45.429258; 12.327172
Religionecattolica
TitolareMadonna del Rosario
Patriarcato Venezia
ArchitettoGiorgio Massari
Stile architettonicoBarocco
Inizio costruzione1724
Completamento1736

La chiesa di Santa Maria del Rosario, comunemente conosciuta con il nome di chiesa dei Gesuati, è un edificio religioso situato a Venezia. La chiesa fa parte dell'associazione Chorus Venezia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome Gesuati viene dall'ordine religioso, soppresso nel 1668, che nell'area aveva una chiesa e soprattutto un grande convento, poi acquistato dai domenicani. La Compagnia dei Poveri Gesuati si era formata alla fine del XIV secolo e nel 1432 aveva iniziato la costruzione della vicina chiesa di Santa Maria della Visitazione con il titolo allora di San Girolamo e l'attiguo convento. Con scioglimento dell'ordine il complesso passò ai Domenicani che poco dopo iniziarono la costruzione del nuovo tempio. Con la soppressione degli ordini religiosi del 1810 la chiesa divenne parrocchiale. Le vicende che seguirono portarono alla suddivisione delle pertinenze a diversi ordini.[1]

La chiesa è sede principale dell'ampia parrocchia omonima, che si estende dalla Punta della Dogana fino a San Trovaso. Appartengono alla parrocchia dei Gesuati come chiese sussidiarie la chiesa dello Spirito Santo e la Basilica di Santa Maria della Salute. Ricadono nel territorio della parrocchia dei Gesuati anche le chiese di Sant'Agnese e di Santa Maria della Visitazione (detta anche degli Artigianelli), che sono chiese conventuali autonome gestite direttamente dai frati che tuttora hanno un loro convento nelle immediate adiacenze.

L'attuale edificio è stato costruito nel periodo 1724-36 per conto dei frati domenicani, con l'aiuto economico di tutta la città, organizzata ancora tramite le Arti e le Confraternite.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Un primo progetto fu elaborato da Andreas Musalus[2] ma alla morte di questi, per quanto difeso dall'allievo Giovanni Scalfarotto, i domenicani lo accantonarono e la progettazione della chiesa fu affidata all'architetto Giorgio Massari che ne presentò uno nuovo nel 1724[3]. Se la costruzione presenta diversi richiami ai motivi palladiani Massari li smussò seguendo la moda con il suo gusto pittoricistico e coordinando accuratamente gli interventi dei diversi artisti e delle varie maestranze che chiamò a collaborare con le indicazioni iconografiche dei frati predicatori.

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Anonimo, Cristo Passo, fine Quattrocento, fianco est della chiesa

È interessante che la grande chiesa oltre obbligare alla demolizione di una parte dell'antico chiostro a sinistra si prolungava sopra il braccio del rio della Carità che si piegava parallelo al canale della Giudecca per ricongiungersi al rio di Sant'Agnese. Entrambi i rii furono interrati nell'Ottocento ma rimane ancora visibile sul fianco destro l'imboccatura murata della struttura a ponte creata per far scorrere l'acqua sotto l'aula verso il limite del presbiterio. L'arco è chiuso in chiave dall'emblema dell'ordine sorretto dal cane con cui spesso i domenicani si identificavano.

Proprio sopra l'arcata della vecchia canalizzazione risulta ancora sistemata l'edicola contenente un Cristo passo in pietra giallastra di anonimo scultore tardo quattrocentesco dalle reminiscenze donatellesche, proveniente forse dalla vecchia chiesa[4].

Facciata[modifica | modifica wikitesto]

La facciata classicheggiante è tripartita da semicolonne con capitello composito e che digradano nelle ali formando dei pilastri compositi. Nel grande timpano di coronamento si apre un occhio ovale sormontato da una conchiglia di San Giacomo. A movimentare ulteriormente la superficie negli intercolumni laterali, dentro ampie nicchie e sostenute da mensole, le statue delle Quattro virtù cardinali: in alto la Prudenza di Gaetano Susali e la Giustizia di Francesco Bonazza; in basso, divise da un fregio a greca, la Fortezza di Giuseppe Bernardi detto Torretti e la Temperanza di Alvise Tagliapietra.

Al centro, sopra il timpano centinato del portale, accompagnandone la curvatura, un'ampia lapide dedicatoria a Santa Maria del Rosario appare sospesa a un modiglione centrale decorato da cinque rose. Non si tratta di un ornamento disposto a mazzo ma con i fiori sistemati distintamente sulle volute in modo da essere immediatamente enumerabili: in effetti in questo numero, ripetuto anche dai gradini della scalinata di accesso al portale, è possibile cogliere un deliberato riferimento ai gruppi di cinque in cui il rosario è suddiviso, una simbologia ricorrente anche all'interno[5].

Il selciato davanti alla chiesa, un intreccio di bianca pietra d'Istria e grigia trachite, e l'altra larga scalinata che scende nell'acqua integrano l'impianto scenografico dell'edificio.

Guardando dall'acqua o dall'altra riva sono caratterizzanti i due brevi campanili cuspidati a cipolla e la cupola con lanterna del presbiterio.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno è ad unica navata con gli angoli smussati riprendendo il modello del Gaspari alla Fava ma già parzialmente annunciato al Redentore dal Palladio. Lungo le pareti scandite da semicolonne binate si aprono le arcate del presbiterio e delle sei cappelle laterali. Tra le colonne binate sono collocate grandi sculture sormontate da bassorilievi opera di Giovanni Maria Morlaiter, talvolta con aiuti, ed eseguite tra il 1743 ed il 1754. I bassorilievi rappresentano scene tratte dal vangelo (in senso antiorario partendo dall'ingresso): Gesù e il centurione, Gesù guarisce il cieco, Gesù appare alla Maddalena, Apparizione di Gesù a Tommaso, (presbiterio), Battesimo di Cristo, La samaritana al pozzo, La piscina probatica e San Pietro salvato dalle acque. Le statue a tutto tondo e posate dentro nicchie sono (in senso antiorario partendo dall'ingresso): Abramo, Aronne, San Paolo Apostolo, San Pietro, Mosè e Melchisedech. Ai lati del presbiterio sono presenti invece due pulpiti.

Soffitto[modifica | modifica wikitesto]

Il soffitto è occupato dai tre grandi comparti affrescati da Giambattista Tiepolo tra il 1737 ed il 1739. In quello centrale L'istituzione del Rosario: verso l'alto Maria ed il Bambino in cielo presentano il Rosario circondati da angeli, al centro un angioletto fornisce i rosari a San Domenico che li distribuisce ai fedeli, mentre in basso gli eretici sprofondano negli inferi. Nel comparto verso la porta è rappresentata La Gloria di San Domenico e in quello verso l'altare La Madonna appare a San Domenico. Attorno ai comparti centrali stanno sedici comparti minori a monocromo, dipinti probabilmente con l'aiuto di Francesco Zugno e Giovanni Raggi: inseriti alternativamente in cornici ovali o quadrilobate rappresentano i 15 tradizionali Misteri del Rosario più un ultimo dedicato alla Gloria del Rosario. Gli stucchi di tutte le cornici del soffitto sono opera di Antonio Pelle.[6]

Cappelle di destra[modifica | modifica wikitesto]

Nella prima cappella sull'altare del Massari è esposta la pala La Vergine appare alle Sante Rosa da Lima, Caterina da Siena e Agnese da Montepulciano opera di Tiepolo (1749?). Nella seconda cappella la Gloria di Angeli del Morlaiter (1738-39) un altorilievo che incornicia il piccolo quadro di San Domenico opera di Giambattista Piazzetta (1743). Nella terza cappella la Visione dei Santi Lodovico Bertrando, Vincenzo Ferreri e Giacinto Odrovaz dipinto quasi monocromaticamente da Piazzetta (c. 1739)

Presbiterio[modifica | modifica wikitesto]

L'altare maggiore, disegno del Massari (1742-43) presenta una grande esedra dentro il cui colonnato in marmo rosso di Sicilia è contenuto il ricco tabernacolo tempestato di lapislazzuli. Alle pareti laterali le strutture lignee delle cantorie, solo quella di sinistra contiene un organo Bazzani del 1856 (vedi sotto). Sugli angoli a vela sotto la cupola i simboli dei quattro evangelisti opera monocromo del Tiepolo (1737-39).

Coro[modifica | modifica wikitesto]

Nell'aula ellittica sul retro dell'altare maggiore è alloggiato il coro disegnato dal Massari ed eseguito ad intaglio da diversi artigiani tra il 1740 ed il 1744. Sul soffitto il Re David suona l'arpa di Giambattista Tiepolo e nei medaglioni monocromi agli angoli i profeti Ezechiele, Daniele, Geremia ed Isaia sempre del Tiepolo (1737-39). Sulle pareti San Domenico e altri santi di Matteo Ingoli (1630) e La Trinità monocromo a fresco di Tiepolo[6].

Cappelle di sinistra[modifica | modifica wikitesto]

Nella prima cappella La Crocifissione di Jacopo Tintoretto (1563-65?) proveniente dalla precedente chiesa di San Girolamo dei Gesuati. Al momento dell'inserimento risulta restaurato dal Piazzetta. Il putto sulla chiave di volta dell'altare è del Massari. Nella seconda cappella all'interno dell'altare di Massari è la statua neoclassica della Madonna del Rosario di Antonio Bosa (1836). Nella terza cappella la pala San Pio V, San Tommaso e San Pietro Martire (1730-33), una delle ultime opere di Sebastiano Ricci. L'altare è opera del Morlaiter (1744-45).

Organo a canne[modifica | modifica wikitesto]

Degno di nota è l'organo costruito da Jacopo Bazzani e figli, eredi del Callido, nel 1856.

L'organo, a trasmissione meccanica, è situato nella cantoria sopra il presbiterio in cornu evangelii e possiede un singolo manuale da 56 tasti (Do1-Sol5) spezzato tra bassi e soprani a livello del Do3. La pedaliera, diritta a 24 pedali, è costantemente unita al manuale.

Lo strumento è dotato di pedali per Ripieno e Ance.

Campane[modifica | modifica wikitesto]

Il campanile di destra ospita un concerto di 5 campane in Mi3 fuse nel 1845 dalla fonderia Daciano Colbachini di Padova. Successivamente la terza fu rifusa nel 1969 dalla fonderia Lucio Broili di Udine.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bertolan, p. 141.
  2. ^ Pedrocco in Gesuati 1994, p. 8: La costruzione della nuova chiesa Il primo progetto fu elaborato dal matematico candiota Andrea Musalo (Candia 1666 - Venezia 1721), che propose un edificio impostato su due cappelle di fondo, due pulpiti e un presbiterio sormontato da […]
  3. ^ Pedrocco 1995, p. 327.
  4. ^ Niero 2006, p. 64.
  5. ^ Niero 2006, p. 61.
  6. ^ a b Chorus.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiesa di Santa Maria del Rosario (Gesuati), su Chorus. URL consultato l'11/1/2018 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2018).
  • Giulio Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1963.
  • Gino Bortolan, Le chiese del Patriarcato di Venezia, Venezia, 1975.
  • Umberto Franzoi e Dina Di Stefano, Le chiese di Venezia, Venezia, Alfieri, 1976, pp. 208-212.
  • Antonio Niero, Santa Maria del Rosario – Venezia – Tre artisti per un tempio, Venezia, 2006.
  • Filppo Pedrocco, La chiesa dei Gesuati, in Splendori del Settecento veneziano, Milano, Electa, 1995, pp. 527-533.
  • Antonio Niero e Filippo Pedrocco, Chiesa dei Gesuati: arte e devozione, Marsilio, 1994, ISBN 978-88-317-6149-9.

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