Chūmon no ōi ryōriten

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Chūmon no ōi ryōriten
注文の多い料理店
Generefantastico, orrore
Film anime
AutoreKenji Miyazawa
RegiaTadanari Okamoto, Kihachirō Kawamoto
ProduttoreJunko Fukuma, Satoko Okamoto
MusicheRyouhei Hirose
1ª edizione1991
Episodiunico
Durata19 min.
Episodi it.inedito

Chūmon no ōi ryōriten (注文の多い料理店?, Un ristorante con molte richieste) è un cortometraggio d'animazione ispirato all'omonimo racconto di Kenji Miyazawa. Ideata e in gran parte realizzata nel 1988 da Tadanari Okamoto, con la collaborazione dell'animatrice e cesellatrice Reiko Ōkuyama, l'opera fu concepita come studio per un possibile lungometraggio e vide l'impiego di un'originale tecnica in cui le animazioni furono ottenute utilizzando delle calcografie in rame. Con l'improvvisa morte di Okamoto nel 1990 la lavorazione si interruppe e il cortometraggio venne completato nel 1991 dall'amico e compagno d'arte Kihachirō Kawamoto.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Due cacciatori inglesi giungono per caso in un albergo di montagna. Il luogo è deserto, ma alcuni messaggi lasciati per iscritto portano i due ad approfittare comunque dell'aspetto accogliente. Immaginando di trovare ristoro ed un luogo in cui riposarsi per poi riprendere la caccia, i due si avventurano scendendo via via nelle profondità rocciose della montagna. Quando i due compagni si ritrovano in un antro mal illuminato con al centro una tavola apparecchiata, scorgono tre snelle ed agili figure di donna avvicinarsi, scendendo una lunga e buia scalinata di pietra. Ormai vicine ai cacciatori le seducenti donne si rivelano essere gatte affamate. Assieme ad un cuoco felino piombano addosso ai due uomini, decise a divorarli. Le luci si abbassano e risuonano latrati e versi canini. Il giorno dopo i cacciatori si risvegliano ancora vivi sdraiati sull'erba. Spaventati e confusi dopo gli inspiegabili avvenimenti del giorno prima, si fanno dare un passaggio per allontanarsi il più possibile da quel luogo incantato.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Guido Tavassi, Storia dell'animazione giapponese. Autori, arte, industria, successo dal 1917 a oggi, Latina, Tunué, 2012, p. 323.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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